LA SVOLTA DI BUSH SULL'ISLAM di Maurizio Molinari

LA SVOLTA DI BUSH SULL'ISLAM ILVIAGGIO IN ORIENTE LA SVOLTA DI BUSH SULL'ISLAM Maurizio Molinari IL viaggio in Asia che George W Bush conclude con l'omaggio ai caduti di Pearl Harbor ha tratteggiato il volto della presidenza americana nel terzo anno della guerra al terrorismo, iniziata l'il settembre del 2001. Le decisioni e il vocabolario di Bush sono stati segnati dalla volontà di agire in una cornice multilaterale, facendo prevalere la politica e cercando il consenso. Da Bangkok ha offerto assieme a Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud un patto sulla sicurezza alla Corea del Nord per ottenere in cambio la rinuncia al nucleare. Da Bali ha teso la mano ad un miliardo di musulmani definendo l'Islam una «religione di tolleranza» e mettendo all'indice il generale del Pentagono William Boykin sostenitore della teoria della guerra di civiltà, molto diffusa in alcuni ambienti conservatori. Da bordo dell'Air Force One ha dato luce verde all'iniziativa dei ministri di Francia, Gran Bretagna e Germania di volare a Teheran per chiedere, su mandato dell'Agenzia Onu per l'energia atomica, lo stop alla bomba. Dopo aver rovesciato l'iracheno Saddam Hussein con una campagna condotta nel segno dell'interesse nazionale americano adesso Bush affronta le crisi con i due restanti Paesi dell'«Asse del Male» puntando sulla cooperazione inter- Gian Antonio Orighi A PAGINA 9 nazionale. Non a caso il politologo Max Boot, attento agli umori dell'amministrazione, ipotizza un «cambiamento pacifico di regime» in Nord Corea oggi e, forse, domani anche in Iran. L'intento di Washington è trasformare l'approvazione unanime della risoluzione dell'Onu 1511 sulla ricostruzione dell'Iraq in qualcosa che va ben oltre l'archiviazione dei dissensi sulla guerra: nel volano del rilancio dell'ampia alleanza anti-terrorismo che si creò attorno agli Usa dopo TI settembre. Dietro queste mosse non ci sono solo i consigli del premier britannico Tony Blair e del Segretario di Stato Colin Powell. A pesare sono anche i suggerimenti di Karl Rove, lo stratega elettorale che Bush ha soprannominato «Boy Genius», ragazzo geniale. Ciò che spinge verso il multilateralismo è il desiderio di vincere le presidenziali del novembre del 2004 con una maggioranza che includa democratici moderati e centristi incerti. Per farlo Bush deve riuscire a convincere i suoi critici più spietati che è in grado non solo di mettere in fuga i terroristi ma anche di guidare grandi alleanze politiche ad affrontare le sfide globali del XXI secolo. USIATE GENEROSI CON L'IRAQ» Nonostante l'invito di Kofi Annan 'Uè dice «no» all'aumento di fondi