Un sogno ebraico-cristiano al tempo di Hitler di Elena Loewenthal
Un sogno ebraico-cristiano al tempo di Hitler Un sogno ebraico-cristiano al tempo di Hitler Per la prima volta in Italia le pagine di Rosenzweig dedicate q Hermann Cohen Elena Loewenthal UNA generazione piena separa Hermann Cohen (1842-1918) da Franz Rosenzweig (1886-1929), eppure entrambi hanno vissuto e pensato all'ombra pesante della disfatta del filosofo-re così come l'aveva formulato Platone nel suo Stato ideale. Il primo segue la vocazione di una storia della filosofia che diventa una storia dell'unica ragione umana. H secondo morirà tremendamente troppo presto, immobilizzato da una sclerosi laterale amiotrofica che però non gb impedirà di terminare la traduzione tedesca della Bibbia ebraica, in collaborazione con Martin Buber. Compatibilmente con gb anni di vita a lui concessi, Rosenzweig scrisse e studiò moltissimo. Nel 1923 preparò anche una lunga e articolata introduzione agli Scritti Ebraici di Hermann Cohen editi dall'Accademia per la Scienza dell'Ebraismo di Berlino, istituzione che ebbe un ruolo fondamentale in quel dialogo ebraico-tedesco rivelatosi di b a poco una tossica illusione. Le pagine di Rosenzweig dedicate al filosofo che l'aveva preceduto furono pubblicate in Gennania l'armo successivo, e poi ristampate in anni ormai remoti. Inedite in Itaba, sono ora e finalmente tradotte dall'editore Diabasis di Piacenza (tei. 0522/432727): il volume sarà in libreria a fine mese, curato da Roberto Bertoldi nell'ambito di ima collana di «Itinerari di Filosofia Estetica e spirituabtà moderna» diretta da Anna Giannantiempo Quinzio. Insieme a questa introduzione, sono pubbbcati altri tre brevi scritti di Rosenzweig su Cohen, con il corredo di un utile apparato di note e commento. E' dawero una lettura illuminante questo scambio di idee alla vigiba di eventi tanto cruciab. Il perno della riflessione, o meebo ciò che accomuna i due pensatori malgrado gb assai diversi punti di vista, è una parola ebraica che la dice molto lunga: teshuvah. Così la spiega Rosenzweig: «Ma è una via lunga quella che portò a questa scoperta e riscoperta rivelazione di sé erano entrambe le cose insieme e più ancora la seconda che la prima, una via del compimento e una vìa della svolta e del ritomo a casa {Heimkéhr). Dell'uomo deUa svolta o del ritomo a casa - la lingua ebraica per queste due espressioni ha un'unica parola...». Ma se questa parola è per Rosenzweig ossatura di pensiero e vocazione, culminata nel cimento con il testo bibbco condotto dalla sua lingua originaria a quel tedesco in cui il filosofo abitava, per Cohen essa è il frutto maturo di un cammino ben diverso. Soltanto aUa fine del proprio itinerario filosofico, infatti, «il Cohen settantenne» giunge alla «riscoperta filosofica dell'uomo a seguito del suo completo ritomo all'ebraismo: 'l'ebreo scoprì l'ebreo in sé. E con ciò scoprì l'uomo in tutti"». Questa sua specie di umanesimo si accompagna a un messianismo fiducioso che non è per lui la comoda scappatoia di relegare in un futuro inattendibile tutto quello che non è ancora dato di capire. Cohen attendeva dawero la salvezza «a breve e nei nostri giorni», come recita la bturgia d'Israele, e Rosenzweig lungo queste pagine racconta, in fondo, nient'altro die «quel dialogo in cui egb (Cohen) credendo di fare ancora in tempo a vedere l'inizio dell'unione messianica deUe religioni, ridusse al silenzio il mio misero dubbio». Questo scritto di Rosenzweig, dawero importante, è una negazione del silenzio che lo slancio fiducioso di Cohen allora gb aveva imposto. Per Rosenzweig, quel «ritomo a casa» verso l'ebraismo, il riconoscimento della rebgione quale garante di umanità, non sono più. l'illusione di una simbiosi ecumenica guidata dagl'esperienza deb' ebraismo: eoa la vide Cohen, le cui ultime pronunciate nell'aula magna dell'istituto «Freies Jùdisches Lebrhaus» («Libera casa ebraica d'insegnamento»), al tennine di una conferenza su «Platone e i Profeti», furono sempheemente «Ma noi - siamo etemi». Con un acume lungimirante - e drammatico anche, visto col senno di poi -, Rosenzweig riconosce in questo pathos deU'etemità un sottile, malinconico, ma anche impietoso, sospiro deUo humour. Perché di fronte ab'era messianica, l'eternità fa la figura di una battuta di spirito. elena.loewenthal@lastampa.it Due filosofi uniti dal senso messianico delle religioni e dall'idea che l'uomo tornerà al giudaismo Da sinistra Franz Rosenzweig e Hermann Cohen
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