La notizia globalizzata tra guasti e benefici di Francesca Paci
La notizia globalizzata tra guasti e benefici CONVEGNO SULL'INFORMAZIONE: SOTTO ACCUSA LA CREDIBILITÀ DEI MEDIA La notizia globalizzata tra guasti e benefici Francesca Paci TORINO Globalizzazione, democrazia, media. Le traduzioni non combaciano, ma il mondo del 2003 parla la stessa lingua. La prima sessione del World Politicai Forum, l'organismo con sede a Torino voluto dal Premio Nobel per la Pace Michail Gorbaciov per studiare la politica intemazionale, si chiude con un convegno su mezzi di comunicazione e formazione dell' opinione pubblica. «Società dell'informazione o della manipolazione?», chiede Giulietto Chiesa ai dieci relatori francesi, tede¬ schi, egiziani, sollecitando il confronto con vent'anni fa. Il vicedirettore de «La Stampa» Vittorio Sabadin, osserva: «Le nuove tecnologie hanno moltiplicato le voci non tradizionali. Oggi conosciamo la politica nazionale ed estera attraverso punti di vista numerosi e differenziati». La contraddizione è servita. La libera fniizione delle notizie prende la via democratica di Internet e quella del monopolio che concentra i network nelle mani di pochi colossi. Rigorosa dialettica economica. Più intraprendenza o meno mercato? L'egiziano Amr El Choubaky, giornalista del quotidiano «Al Aha- ram», distingue l'analisi in due, prima e dopo Al Jazeera, la popolare televisione satellitare del Qatar. Ecco perché El Choubaky preferisce la situazione attuale: «Quando c'era solo Cnn, durante la prima guerra del Golfo, gh arabi pativano un'unica visione occidentale dei problemi. Adesso abbiamo l'altra campana. A volte è contaminata dagli islamisti radicali o è pregiudizialmente antiamericana, ma differenzia il punto di vista. Meno Cnn, dite? Dieci, mille Cnn in tutte le lingue». La tivù può ingannare, affascina e divide. «Uno strumento formidabile che nei regimi nazionalisti uccide più delle armi», secondo lo scrittore jugoslavo Predrag Matvejevic, narratore dell'implosione del suo Paese. Rudolph Chimelli, corrispondente da Parigi del quotidiano «Suddeutsche Zeitung», farebbe marcia indietro: «L'informazione è più voluminosa di vent'anni fa maha perso colpi». Immagini e parole modellano l'opinione pubblica, non sempre correttamente: «Chi detiene il potere d'informare decide l'esistenza d'un even-. to». Un esempio? «La guerra preventiva dell'amministrazione Bush all' Iraq presupponeva un pericolo. Le armi di distruzione di massa non si trovano, segno che la minaccia non c'era. Eppure l'abbiamo vissuta come tale». Il giornalista globale preso tra realtà e finzione ha molti nemici. «Estemi ed interni», ammonisce Galina Ackennan, cronista di Radio Franco International: «La manipolazione è un rischio concreto. Talvolta però, noi giornalisti cediamo all'opinione dominante piuttòsto che anda- re controcorrente. La guerra in Kosovo sponsorizzata dalla Nato coalizzò la stampa francese contro i serbi. Sull'ultimo conflitto in Iraq invece ha pesato il pregiudizio antiamericano più dei crimini di Saddam». Informazione o disinformazione? L'ultima parola tocca ad un osservatore estemo, il regista cinematografico georgiano Otar loseliani, abile maeKtro nel gioco degli specchi. Suo nemico giurato è la televisione: «Uno strumento che intontisce. Eppure...». Eppure? «Eppure rende eccezionalmente palese quanto surreali e grotteschi siano i politici, i disinformatori». Il regista georgiano Otarloseiioni
Persone citate: Amr El Choubaky, Bush, El Choubaky, Giulietto Chiesa, Michail Gorbaciov, Predrag Matvejevic, Rudolph Chimelli, Vittorio Sabadin
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