Agnelli: l'arte aiuta la pace

Agnelli: l'arte aiuta la pace Agnelli: l'arte aiuta la pace Il presidente Fìat loda il «Rinascimento giapponese» dall'Inviato a TOKYO «L'arte aiuta la pace»: sottolineando con forza questo concetto Umberto Agnelli, consighere per l'Italia del «Praemium Imperiale»,'ha salutato i cinque «eletti» e l'autorevole platea intemazionale in apertura dell'annuale consegna degh Awards per le arti. Un fiore aU'occhiello nel ricco patrimonio culturale giapponese. Oggi sarà l'imperatore Aldhito a premiare personalmente (e con 15 mihoni di yen, 120 mila euro) gh inglesi Bridget Riley e Ken Loach per la pittura e le arti visive, gli italiani Mario Merz e Claudio Abbado per la scultura e la musica, l'architetto olandese Rem Koolhaas. Un premio speciale è andato inoltre all'Accademia torinese De Sono per la sua cura «nel coltivare da quasi vent'anni talenti emergenti e far crescere giovani musicisti». Un'istituzione a cui Agnelli si è detto «molto affezionato». Il presidente della Fiat, protagonista in questi giorni di nume- rose iniziative culturah (oggi inaugurerà nel centro di Tokyo il giardino rinascimentale donato dall'Italia al Giappone), si è soffermato sull'importanza dei riconoscimenti e sull'autorevolezza degh artisti prescelti dalla giuria guidata da Shigeari Hazama. «Questo Praemium Imperiale ha spiegato Agnelli - è ammirato in tutto il mondo ed è un orgoglio, in primo luogo, dei cittadini giapponesi. In un anno di non poche tensioni intemazionah, il dialogo dell'arte e il confronto tra artisti di culture diverse manda al mondo un messaggio di concordia e di forza positiva. Testimonia inoltre l'avvio di un nuovo "rinascimento" giapponese, nel contesto di evoluzione economica e culturale». L'obiettivo futuro è scovare «talenti anche nei paesi meno sviluppati: sicuramente esistono, ma non sono famosi e senza ribalta pubblica è più difficile scoprirli». «Ciascuno di noi - ha aggiunto Agnelli - ha provato emozioni ascoltando concerti diretti dal maestro Abbado: la gioia e la serenità che dà la grande musica. Così come si è sentito turbato dalle ingiustizie sociah e dalla violenza urbana che fa da sfondo ai film di Loach, mentre l'architetto Koolhass molto ci affascina. Personalmente mi sono interrogato sui messaggi della pittura di Op Art della Riley, e mi sono incuriosito di fronte alla grafica, alle sculture e alle installazioni di Mario Merz». Il quale (svizzero d'origine. milanese di nascita e torinese di adozione, 78 anni che non pesano) ha catturato la platea per simpatia e spontaneità. «Non ho preparato discorsi - ha detto Merz - perché mi basta ricordare me stesso. La scultura ha un problema: nasce in mezzo alla gente e può finire in mezzo alla foresta. E' un atteggiamento di solitudine e politicizzazione, tra questi due elementi la scultura può vivere. E' vissuta perché è vissuto l'uomo, speriamo che vi- va ancora un po'. Un tavolo è scultura, ma bisogna renderlo interessante. A questo pensa la filosofia, la gente che vive attorno a quel tavolo. Anche noi qui oggi facciamo scultura». Merz s'è un po' indispettito nel sentir definire stravagante qualche sua opera: «Di stravagante non c'è nulla, esiste un lato serio e uno ironico. Bisogna saperli cogliere». Lui sicuramente ci è riuscito, con la ricchezza della sua arte povera. [p. hi.] Oggi l'imperatore Akihito riceverà tutti i premiati fra i quali c'è anche Mario Merz, per la sua «arte povera» 11 presidente della Fiat Umberto Agnelli a Tokyo

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