«Mai preso soldi disonestamente» di Marco Accossato
«Mai preso soldi disonestamente» «Mai preso soldi disonestamente» Parla il medico nei guai : spiegherò ogni cosa in Procura intervista Marco Accossato GLI uomini della Procura hanno appena lasciato l'ospedale Mauriziano con i faldoni in braccio, dopo la perquisizione nell'ufficio'del dottor Adriano Ramello, primario del reparto di Nefrologia rimesso a nuovo e inaugurato a lugho dal presidente della Regione. Dottore, di che cosa l'accusano? «Di aver ricevuto donazioni da una ditta che lavora per l'ospedale. Soldi passati attraverso la Scuola Medico Ospedahera Piemontese che organizza corsi di formazione e che presiedo». Tangenti? «Dicono che avrei intascato in modo disonesto soldi per l'organizzazione di conferenze. Non so molto di più: per ora ho soltanto parlato con gli agenti della procura che sono venuti a casa mia». Quindi hanno perquisito anche il suo alloggio, non solo Io studio al Mauriziano... «L'alloggio, la cantina e il garage. Erano le 7,30. Io ero all'aeroporto di Caselle, in partenza per Roma dove sto lavorando a un progetto sugli effetti a distanza del trattamento in dialisi. Mi ha telefonato mia moglie: "Qui ci sono sei uomini della procura. Vogliono entrare per fare dei controlli". Le ho detto: "Falli entrare". E lei: "Non hai capito, Adriano: devi tornare subito a casa". Ho ripreso il taxi e sono tornato». Che cosa le hanno sequestrato? «I due computer portatili, uno mio, l'altro di mio figlio che non abita più con noi. Il suo pc ha il display rotto, non lo usiamo più da tempo, ma l'hanno portato via ugualmente. Hanno preso anche tutti i dischetti, comprese due scatole nuove e alcuni ed relativi a farmaci. Hanno voluto anche i documenti relativi al mio conto in banca. Poi hanno chiesto di scendere in cantina». C'era qualcosa da sequestrare anche lì? «No. Lì ci sono solo bottiglie di vino. Ho scherzato: "Sono ottime, se non fosse corruzione ve ne offrirei un paio da assaggiare". Poi siamo passati in garage, dove non c'era niente da portare via come in cantina. Alla fine mi hanno accompagnato in ospedale dove volevano prendere anche questo computer. Ma mi sono opposto: "Così non posso più lavorare...". Allora hanno fatto una copia dei dati. Infine hanno sequestrato la mia agenda e una serie di documenti dai quali si poteva intravedere un traffico di soldi». In sostanza, dottore, l'accusano di aver preso tangenti «mascherate». Che cosa risponderà in procura? «Spiegherò come funziona il meccanismo dei convegni». E come funziona? «Quasi tutti i miei convegni sono organizzati da una stessa società, la Symposium di Ciriè. Qualche volta i relatori chiedono un gettone di presenza, a volte no. In quel caso si pensa magari a un omaggio: se una persona si prepara, dedica parte del suo tempo a parlare, è giusto che venga ricompensato». Scusi, ma in questo caso il problema non sono i soldi dati, ma quelli che lei avrebbe preso. Chi finanzia i convegni? «A volte i partecipanti pagano una quota per l'iscrizione. Quel denaro serve a coprire parte delle spese spese. Altre volte sono le aziende a sponsorizzare. Organizzare un convegno costa: ci sono le spese per il pieghevole, spese per la mailing, spese per l'ospitalità. Se io invito qualcuno dal ministero, e il viaggio non è saldato da Roma, ad esempio, dovrò pagargli il trasferimento andata e ritomo e l'hotel». Tutto registrato? «Può darsi che sia sfuggito qualche gettone di presenza dai registri. Un pensierino per i relatori non segnato. Ma sempre pensieri modesti». E lei, dottore? Ha ricevuto «pensieri»? «Mi hanno regalato questo orologino digitale che ho sulla scrivania con la marca della casa farmaceutica stampata su. E poi, sapendo che sono un tifoso della "Ferrari", due bottiglie di Lambnisco di Modena firmate dalla casa di Maranello. Mi faccia pensare... ho ricevuto anche un quadro, sempre della "Ferrari", che riproduce un'auto. Sono tangenti, queste?». Il dottor Adriano Ramello, nefrologo
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