Vercelli, quando un sorriso può essere amaro
Vercelli, quando un sorriso può essere amaro Vercelli, quando un sorriso può essere amaro Donata Belossi VERCEIU ' Vercelli è la città più «vecchia» del Piemonte, dove i tanti pensionati, spesso soli, con figli lontani o distratti, devono farcela con ciò che resta di una vita di lavoro: una «minima», che soprattutto ora non basta ad arrivare alla fine del mese. Ma la parola d'ordine, tra queste signore e vecchi gentiluomini, è dignità. E anche se le strutture assistenziah del Comune, ad onor del vero, ci sono e funzionano, raramente si rivolgono al «pubblico» per sopravvivere. Così la storia di Giovanni, nome di fantasia perchè anche solo l'idea che qualcuno possa identificarlo e pensare a lui come ad un povero lo umilierebbe. E forse gli farebbe rifiutare l'aiuto, ora gradito, del volontariato medico-infermieristico attivato per lui. Ha 89 anni, è vedovo da troppo tempo, e vive solo in una casa che era elegante negli Anni Cinquanta, con le sue foto e un po' di polvere. Gli occhi, è ovvio, non sono più buoni come un tempo, e le cose, sembrano farlo apposta, non sono mai dove dovrebbero essere. In compenso Giovanni ha un grande amore, che gli riempie la vita: scrivere le proprie memorie. Quaderni e quaderni di storie bastano a riempirgli le giornate. Ma il destino è proprio gramo. Giovanni si ammala di una malattia che raramente lascia scampo, a qualsiasi età. Non scrive più, ma chiede almeno di non dover lasciare la sua casa per un anonimo posto in corsia. I soldi per pagare badanti e infermiere non ci sonof ma per Giovanni si sta mobilitando il volontariato della città. E se lo vorrà, ora le sue memorie le potrà dettare a chi ogni giorno sta con lui, secondo i tempi di una quasi perfetta catena di sohdarietà.
Persone citate: Donata Belossi
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