«Troppi Phone Center? Una toilette li fermerà» di Emanuela Minucci

«Troppi Phone Center? Una toilette li fermerà» OGGI LA PROPOSTA VERRÀ DISCUSSA DAI CAPIGRUPPO Dl PALAZZO CIVICO. INTANTO AN SCRIVE AL MINISTRO E L'ASSESSORE BONINO PREPARA UN MONITORAGGIO «Troppi Phone Center? Una toilette li fermerà» Ds: obbligandoli ad installarla il Comune avrà titolo per poter intervenire Emanuela Minucci Ieri, attorno alle 18, proprio mentre l'assessore ai Vigili Urbani Gianluigi Bonino rispondeva in Sala Rossa ad una agguerrita interpellanza del consigliereGhiglia (An) intitolata «Giungla dei phone center a San Salvario e a Porta Palazzo», a pochi passi dall'aula del Consiglio comunale, il gruppo dei ds, quasi al gran completo, lavorava a una proposta che potrà risultare una specie di uovo di Colombo per ridurre il numero dei «phone center» o, comunque, controllarli di più. «Dal momento che il Comune non può autorizzare o meno le aperture di questi luoghi di telefonia pubblica - ha spiegato al termine della riunione il capogruppo della Quercia Beppe Borgogno - abbiamo cercato un modo perché il Comune perlomeno diventi un referente inevitabile per chi vuole aprirli». In che modo? «Rendere obbligatorio per questi locali, attraverso la modifica del regolamento di pohzia urbana, la presenza di una toilette. Al di là del fatto che un bagno è sempre utile in un esercizio dove transitano molte jersone, almeno in questo caso 'amministrazione diventa un referente obbligatorio per chi intende aprire un "phone center". Insomma, non saremo più costretti ad as&tere passivamente alla loro crescita». A porre per la prima volta il problema di una concentrazione eccessiva di posti di telefonia pùbblica in quartieri come San Salvario e Porta Palazzo, era stato, durante Testate, il consigliere diessino Gioacchino Cuntrò. A lui si erano rivolti gli abitanti di San Salvario esasperati da quei 44 «phone center», aperti nel giro di pochi mesi e quasi tutti a cavallo fra le vie Saluzzo, Sant'Anselmo e Belfiore. Una città nella città, sorta in una manciata di mesi. Densità record di posti telefonici pubbhci che, secondo i residenti, ma anche secondo le statistiche del commercio, ha pure «desertificato» le altre attività creandosi attorno una lunga serie di saracinesche abbassate. Ouei residenti, in pochi giorni, raccolsero quasi 700 firme. Poi si presentarono a Palazzo civico. Ad attenderli, il presidente del Consiglio comunale Mauro Marino che concesse loro una seduta del Diritto di tribuna: piccola «finestra autogestita» che l'amministrazione offre ai firmatari delle grandi petizioni, magari facendo poi seguire all'incontro una delibera o una mozione in Sala Rossa. Che cosa chiedevano questi residenti al Comune? Come si legge nella lettera aperta inviata al presidente Marino domandavano all'amministrazione «di approntare, in accordo con Questura e Prefettura, gh opportuni strumenti nonnativi e burocratici al fine di ridistribuire su tutta l'area metropolitana la dislocazione di tali attività che a San Salvario hanno pratica- mente soppiantato botteghe alimentari e artigiani e reso insicura la popolazione residente». I cittadini di San Salvario cui ieri ha dato voce, attraverso la sua interpellanza, anche il consigliere di An Chiglia (che, appreso che non occorre alcuna licenza comunale per aprire un «Phone Center» ora scriverà al ministro Gasparri e al Garante delle Comunicazioni) - insistono sulla doppia, quanto equivoca attività di questi esercizi: «Quasi tutti propongono anche il servizio di "Western Union": ope¬ rano trasferimenti di valuta nei Paesi richiesti dai clienti. Gira molto denaro oltre quelle vetrine, e viene da domandarsi quale sia l'origine di quel denaro». Sempre ieri, in Sala Rossa, l'assessore Bonino ha anticipato che la Città sta lavorando ad un capillare monitoraggio dei «phone center» e che «presto la questione verrà posta anche durante la consueta riunione del Comitato di sicurezza che si svolge una volta la settimana in Prefettura». La proposta dei ds, invece, che, come sottolinea il capogruppo Borgogno, «vuole essere tutto fuorché una caccia alle streghe nei confronti dei cittadini stranieri perché la maggioranza dei "phone center" è gestita da cittadini italiani», verrà discussa oggi nella riunione dei capigruppo. A sua volta, ieri, in Sala Rossa, il presidente del Consiglio Mauro Marino ha sollecitato dati precisi sullo «stato deh'arte» di questi posti di telefonia sotto la Mole. Insomma, presto se ne saprà di più. Il capogruppo Borgogno «Nessuna caccia alle streghe contro gli stranieri, la parola d'ordine è: legalità» Nell'estate scorsa i residenti di S. Salvario raccolsero 700 firme contro la proliferazione incontrollata dei centri Fra le vie Saluzzo, Sant'Anselmo e Belfiore ci sono ben 44 «phone center»