La ragione di Stato contro il miracolo della santa di Calcutta

La ragione di Stato contro il miracolo della santa di Calcutta VECCHIE ACCUSE LEGATE AL TIMORE DI UNA PIOGGIA DI CONVERSIONI TRA GLI INDUISTI La ragione di Stato contro il miracolo della santa di Calcutta Due medici indiani costretti a dire: «La donna guarita dal tumore soffriva di una ciste curata con i farmaci» retroscena CinA'DEL VATICANO MONIKA Besra, la donna del Bengala che con il suo miracolo ha aperto a Madre Teresa di Calcutta la via degli altari, non avrebbe sofferto di un tumore inoperabile, ma di una ciste che si sarebbe riassorbita dopo un trattamento farmacologico. Lo sostengono due medici indiani che curarono la donna prima che fosse trasferita nell'ospedale missionario; e le loro dichiarazioni sono state rilanciate due giorni fa dal «Times» di Londra. In particolare, Biswas racconta di aver diagnosticato a Monika Besra una adenite tubercolare e di averle prescritto dei farmaci antitubercolari. La donna in seguito sviluppò una ciste tubercolare nell'addome, «un sintomo comune della malattia, che spesso viene scambiato per un tumore». L'altro medico, Ranjan Mustaplii, riferisce che la malata ha preso medicinali antitubercolari per nove mesi. «Sono stati quelli che hanno prima ridotto e poi fatto scomparire la ciste», dice. In realtà l'accusa non è nuova, anche se come è ovvio è stata rilanciata proprio alla vigilia della beatificazione. Padre Brina Kolodiejchuk, il postulatore della causa, ricorda che «alcuni dei medici di uno degli ospedali in cui Monika è stata curata sono stati invitati, ma non hanno testimoniato». E riferendosi all'accusa specifica ci ha detto: «I medici cercavano di dire che la medicina anti-tubercolare è quello che ha causato la guarigione. Ma a tutti i dottori che sono stati invitati a testimoniare, e ce n'erano circa dodici da Calcutta e molti di loro non erano neanche cattolici, e ai medici a cui abbiamo fornito i documenti, è stato chiesto: potete spiegare scientificamente questa guarigione? E tutti hanno risposto di no. E la Consulta medica a Roma ha dato la stessa risposta: non c'è una spiegazione scientifica. Inoltre si può dire che forse la medicina avrebbe potuto avere un effetto, ma ci sarebbe voluto almeno un anno-un anno e mezzo». La guarigione, come la racconta Monika Besra, è avvenuta in poche ore. La situazione della donna era disperata; il marito era giunto a impegnare la casa e la terra per comprare le medicine, che però le avevano dato un sollievo temporaneo. Il pomeriggio del 5 settembre 1998, un anno dopo la morte di Madre Teresa, Monika, che all'epoca non era cristiana ma induista. accompagnò le suore nella cappella per pregare. «Quando sono entrata e ho guardato la fotografia di Madre Teresa, ho visto dei raggi di luce provenire dai suoi occhi che mi hanno stordito e fatto sentire più leggera. Ho cominciato a tremare e il battito del mio cuore era molto veloce», racconta Besra. «Ho avuto paura perché non sapevo che cosa mi stava succedendo». Dopo la pregluera Besra tornò a letto, e continuò a pregare. Alle cinque del pomeriggio le suore tornarono nella sua stanza, e le appoggiarono un piccolo medaghone di Madre Teresa all'altezza della protuberanza sul lato destro dell' addome. «All'una del mattino seguente, mi sono sveghata e mi sono sentita improvvisamente leggera. Ero così eccitata che ho svegliato la donna che stava nel letto vicino al mio, Simira, e le ho detto: guarda, è sparito». E da allora non ha più avuto problemi. Ma forse c'è una ragione politica, dietro le dichiarazioni dei medici. L'ospedale in cui fu curata Besra era governativo; l'amministrazione dello stato è comunista, e non ha voluto che i sanitari partecipassero alla causa di beatificazione, anche se forse almeno uno avrebbe testimoniato volentieri. Inoltre - e anche questo è importante - Monika si è convertita,dopo la guarigione. C'è il pericolo che nella zona tribale dove vive, a 450 chilometri da Calcutta il suo esempio possa essere contagioso. Né gli induisti, né il governo bengalese, per motivi diversi, vedono di buon occhio un miracolo cattolico in quella zona. Fra l'altro, il «miracolo» di Monika era imo delle oltre seicento grazie segnalate da tutto il mondo; e di queste seicento grazie, almeno dieci-quindici avevano tutte le caratteristiche per essere riconosciute come miracolo anche al vagho delle commissioni mediche, diocesana e vaticana. Che pretendono una guarigione immediata, inspiegabile scientificamente, duratura nel tempo e senza ricadute. [m.tos.] La replica del Vaticano «Nessuno è riuscito a trovare una spiegazione scientifica alla guarigione»

Luoghi citati: Calcutta, Londra, Roma