La nazionale multietnica cerca gloria nel rugby di Stefano Semeraro

La nazionale multietnica cerca gloria nel rugby L'ITALIA DEL CT NEOZELANDESE K1RWAN AFFRONTA DOMANI IL CANADA. E SOGNA I QUARTI DI FINALE MONDIALI La nazionale multietnica cerca gloria nel rugby Stefano Semeraro JOHN Kirwan è un uomo sulla soglia, che si gode le sue certezze e fa il contropelo alle paure. Il et neozelandese della nostra nazionale di rugby, in due partite -l'onorevole sconfitta con gh Ah Blacks e la vittoria su Tonga - ha visto il clima cambiare intomo alla su iquadra, e ora teme che l'ambieme si sia rilassato e stia già guardando al match di sabato con il Galles prima ancora di aver messo a fuoco quello di domani con il Canada. Il sogno è approdare ai quarti di questi Mondiali Ovali, un traguardo mai raggiunto dall'Italia, ma i due match sono legati in un sillogismo: se non battiamo i rangers, diventerebbe inutile anche solo sperare di superare i minatori, che ieri hanno vinto, ma a fatica, contro Tonga. Domani giocheranno 14 dei 15 che hanno battuto Tonga; fuori, a riposare, rimarrà solo Mazzuccato, l'unico che nei primi due match è sempre stato in campo. Un risultato, intanto, è già in bacheca. L'Italia è un gruppo, è una squadra unita, che si tiene i mugu- gni in cucina e non li espone in salotto; che in campo mette vogba e muscoli, che si ritrova. Un mezzo miracolo, se si pensa che ancora alla vigiha della partenza per l'Australia sembravamo a pezzi: in esilio volontario Dominguez, silurato il mediano d'apertura Ramiro Pez, il clan azzurro veniva da test sfilacciati, poco incoraggianti. Invece questa strana nazionale, imbastita con filati diversi, è diventata d'improvviso un tessuto vero. Merito di Rima Wakarua, il mediano neozelandese pescato in extremis da Kirwan, nato in sobborgo di Auckland, il vivaio degh Ali Blacks, ma che da quattro armi vive in Italia, a Erbusco: è fidanzato con Silvia, parla con leggero accento bresciano e sa a memoria l'Inno di Mameli. La sua gamba da 8 realizzazioni su 10, da oltre 18 punti di media a partita in campionato - e che Rima manovra, per sua stessa ammissione, con uno swing rubato all'amatissimo golf - ci ha esaltati contro Tonga. Merito anche degh italianissimi fratelli Dallan, da Asolo; Manuel il capellone e Denis, il cantatore calvo. In estate si erano fatti ricucire un'ernia e un ginocchio, in Australia ci sono arrivati con l'ultimo treno. Denis contro Tongaha segnato due mete; un do di petto, per uno che tre volte alla settimana prende lezioni di canto e si immagina un futuro da tenore verdiano. Intanto vale la massima di nonno Giovanni; «Due fratelli nella stessa squadra di rugby fanno la stessa forza di un paese messo insieme». L'unica meta agh Ali Blacks l'ha segnata uno che Tutto Nero è di nascita, Matthew Phillips, nato a Kaitaia, 5000 abitanti ah'estremo nord della Nuova Zelanda, e che prima di diventare il primo «equiparato» itahano si è laureato in Economia e Commercio e ha lavorato a Hong Kong come assicuratore. Italianissimi sono capitan Troncon, da Treviso, Andrea De Rossi, l'ex gruista di Livorno che sogna di far indossare una maglietta da rugby anche al presidente Ciampi. E Carlo Checchinato, che in Australia si gioca il suo quarto mondiale, e Mauro e Mirko Bergamasco, gh altri fratelli della squadra. Cristian Stoica è nato a Bucarest, Scott Palmer è neozelandese come Phillips, Persico è nato a Wellington, Gert Peens in Sud Africa, ma ha sposato un'italiana. Dellapè, Martinez, Parisse, Castrogiovanni. Canale vengono dall'Argentina. Il rugby è un gioco che mescola (anzi, che mischia), e mescolando unisce; questa Italia variopinta, che sa sognare, è un bel gruppo per cui alzare il tricolore. John Kirwan, et dell'ltalrugby