Prodi: «Le regioni non si dividano»

Prodi: «Le regioni non si dividano» IL PROFESSORE BOCCIA LA PROPOSTA LEGHISTA DI SEPARARE EMILIA E ROMAGNA: «LA COMPETIZIONE RICHIEDE DIMENSIONI NON PICCOLE» Prodi: «Le regioni non si dividano» Sull'economia: «Abbiamo grandi possibilità, ma nulla è garantito» ROMA Migliorare la competitività, puntando su ricerca e innovazione. E frenare le spinte centrifughe alla divisione: semmai l'Europa indica che occorre andare nella direzione dell'integrazione, e anche per competere sui mercati occorrono dimensioni non piccole. Romano Prodi toma su due concetti a lui cari prendendo lo spunto di un paio di visite emiliane per spiegare che lui alla divisone di Emilia e Romagna proposta dagli autonomisti emiliani e invocata dalla Lega non crede. Il presidente della commissione boccia l'idea che sarebbe utile una divisione della sua regione fra Emilia e Romagna, magari sulla base della «constatazione» che già adesso in Europa le regioni italiane «sono deboli per la loro piccola dimensione». Esprime questa sua preoccupazione in modo chiaro anche se indiretto parlando a Imola. Gli dà lo spunto per questa riflessione il sindaco di Imola Massimo Marchignoli che, nel suo intervento, rivendica la «romagnolità» della sua terra che - precisa - però «è fortemente determinata a portare il suo contributo alla casa comune di una grande ed unita regione». Gli fa eco, da «nord emiliano». Prodi, che pur premettendo di non volere entrare in questi discorsi, osserva però che in Europa «la debolezza delle re- gioni italiane è la loro piccola dimensione», anche in rapporto «ai carri armati di altri paesi». E questa frammentazione - aggiunge Prodi - quando si tratta di interagire con loro «rende l'interlocutore oggettivamente debole». È innanzitutto un modo chiaro, anche se indiretto, per dire che se la Regione si dividesse sull'onda di un referendum propugnato dal Mar {Movimento autonomo della Romagna), che proprio ieri a Imola ha tenuto una manifestazione, e dalla Le¬ ga, sarebbe più debole. Ma è anche l'occasione per stabilire una continuità con un punto cardine delle elaborazioni del presidente della Commissione durante le sue ultime visite «italiane»: la convinzione che senza investire su ricerca e innovazione è più complicato, anche sulla scala comunitaria, competere con i colossi americani e - novità sulla quale è stato posto l'accento ieri - quelli orientali. ((Abbiamo grandi prospettive, grandi possibilità e grandi speranze, ma nulla è garantito», spiega Prodi in mattinata, partecipando alla cerimonia per l'inaugurazione del nuovo municipio di Casalecchio di Reno. E il suo suona anche come ima sorta di monito alle società europee, compresa l'Italia, sul fatto che ricchezza e benessere non sono un fatto «acquisito per sempre». Prodi ha fatto un riferimento diretto sia al caso della Cina, che preoccupa per la sua aggressività sui mercati, sia all'opposto all' America Latina dove invece sono diversi i paesi in difficoltà economica. Parlando della Cina Prodi si è chiesto: «Siamo preoccupati perché lavorano IO ore al giorno ed anche al sabato? Ma i nostro padri che cosa hanno fatto per darci una società più ricca? Certo oggi il mondo è cambiato e non sono la quantità delle ore o il basso costo della manodopera gh elementi con cui dobbiamo competere, ma si tratta di una sfida molto più difficile: 1' applicazione dell' intelligenza e la coesione delle nostre società. O noi ci registriamo su questi due punti di orientamento oppure possiamo decadere». Poi, toccando il caso dell' America Latina, ha proseguito sviluppando lo stesso ragionamento: «I nostri padri emigravano in America Latina per trovare la ricchezza. Adesso gli abitanti di alcuni paesi di quel continente ricercano i loro vecchi passaporti per poter venire in Europa, ma nulla impedisce che anche da noi possa succedere la stessa cosa se non siamo seri e bravi a valutare le nostre risorse. Io insisto - ha osservato - su scuola, ricerca e innovazione. Non possiamo pretendere che la gente ritomi a lavorare 14 qre ^1 giorno. Questo è il problema serio che non abbiamo ancora capito. Che non abbiamo ancora capito, ripeto ha concluso Prodi - altrimenti si dedicherebbe più attenzione di quella che non si dedica». Ir. 1.1 Romano Prodi, presidente della Commissione europea

Persone citate: Massimo Marchignoli, Prodi, Romano Prodi