Iraq, attacchi a catena alle truppe Usa di Maurizio Molinari

Iraq, attacchi a catena alle truppe Usa IN UN GIORNO 15 ASSALTI. WASHINGTON PREPARA IL RITIRO DI 30.000 UOMINI ENTRO IL 2004 Iraq, attacchi a catena alle truppe Usa Altri due morti: sono duecento dalla «fine della guerra» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Agguato a Kirkuk contro una pattuglia militare americana mentre il Pentagono prepara i piani per una drastica diminuzione del contingente in Iraq. A Kirkuk, nel Nord del Paese, alcuni mezzi americani impegnati in regolari compiti di pattuglia attorno al centro abitato sono stati bersaghati da razzi e lanciagranate. Sul terreno sono rimasti due soldati mentre un terzo è rimasto ferito. Poche ore dopo a Falluiah, in una roccaforte dei fedelissimi di Saddam Hussein, i guerriglieri hanno fatto saltare in aria un camion di munizioni che era rimasto in panne causando un'esplosione ascoltata a diversi chilometri di distanza. I soldati americani avevano provato a recuperare il camion, ma hanno dovuto rinunciarvi perché presi di mira dai lancia granate dei guerrigheri. Decine di ragazzini iracheni sono scesi in strada per festeggiare con canti e balli la distruzione del mezzo. Si tratta di due dei 15 attacchi avvenuti nelle ultime 24 ore contro le truppe della coalizione, rispetto ad ima media precedente di 22. Le azioni dei filo-Saddam continuano a ripetersi, con un bilancio dal primo maggio di 200 morti, soprattutto nella zona del «triangolo sannita» a Nord della capitale, dove si trovano clan e tribù legati al deposto Raiss. Il Pentagono intanto prepara 1 piani per una significativa riduzione delle truppe nel Paese, che ora sommano a circa 130 mila uomini. Il motivo è la speranza dell'arrivo di altre forze - la Turchia ha votato l'invio di oltre IO mila soldati (ma sabato il premier Erdogan ha fatto marcia indietro). Corea del Sud, Bulgaria e Giappone si sono impegnati per contingenti minori e Washington comunque si dice sicura che altri seguiranno presto - unito alle previsioni di un passaggio dei poteri al consigho governativo iracheno entro la fine del 2004. Secondo quanto rivelato da «New York Times» il programma del Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, prevede la riduzione a 100 mila soldati entro la fine del 2004 ed a 50 mila entro il 2005. Se ciò avvenisse l'amministra- zione potrebbe contare un un effetto positivo nell'opinione pubblica in coincidenza con le elezioni presidenziah in programma nel novembre del 2004. Per assicurare la possibilità di ritirare 30-40 mila soldati nel prossimi 15 mesi il Pentagono avrà comunque bisogne di poter contare sull'impiego delle nuove forze militari irachene, alle quali saranno assegnati i compiti della sicurezza civile, ovvero quelle missioni di pattuglia nelle quali gh americani hanno finora subito il maggior numero di perdite dall'indomani della fine (dichiarata da Bush il 1" maggio) dei «maggiori combattimenti». Il dopoguerra iracheno continua intanto a creare attriti dentro l'amministrazione. Il Segretario di Stato Colin Powell ha confermato ieri in alcune interviste tv le indiscrezioni sull'esistenza di uno studio realizzato dal Dipartimento di Stato nel 2002 nel quale si anticipavano le difficoltà odierne della coalizione. «Il documento sul "Futuro dell'Iraq" venne consegnato al Pentagono, ma non ho idea di cosa ne abbiano fatto» ha detto Powell, lasciando intendere che sarebbe stato Rumsfeld a preferire di non tenerne conto. Le errate previsione sul dopoguerra restano la principale spina nel fianco dell'amministrazione e le accuse implicitamente rivolta da Powell a Rumsfeld lasciano intendere che potrebbe esservi una resa dei conti. A preoccupare Washington neDa regione del Golfo è il viaggio di due giorni del principe ereditario saudita Abdallah nel Pakistan di Pervez Musharraf. Le indiscrezioni trapelate in Gran Bretagna da ambienti sauditi circa un interessamento di Riad al programma nucleare di Islamabad hanno sollevato timori in seno all'amministrazione Bush. Sebbene la monarchia di Riad abbia pubblicamente ribadito la volontà di rispettare l'adesione al Trattato contro la proliferazione nucleare, gh stretti rapporti fra Arabia Saudita e Pakistan e il possibile interesse saudita per lo sviluppo di armi balistiche e nucleari sono stato oggetto di uno scambio di comunicazioni riservate attraverso i canali diplomatici. Una delle ipotesi potrebbe essere non l'acquisto, ma lo spostamento sul territorio saudita di armi atomiche pakistane, che resterebbero sotto controllo di Islamabad al pari di quanto avvenne con le armi nucleari degh Stati Uniti in Germania Occidentale durante il periodo della Guerra Fredda. Un soldato americano a Fallujah accanto a un camion dell'esercito in fiamme: il veicolo, che trasportava munizioni, era rimasto per strada a causa di un guasto. Gli Iracheni l'hanno distrutto a colpi di granata