Cruz e Vieri salvano la panchina di Cuper

Cruz e Vieri salvano la panchina di Cuper I PADRONI Di CASA IN DOPPIO VANTAGGIO GRAZIE A BAGGIO E CARACCIOLO. RECOBA SPINGE I NERAZZURRI NELLA RIPRESA Cruz e Vieri salvano la panchina di Cuper L'Inter in extremis rimonta due gol al Brescia Giancarlo Laurenzi inviato a BRESCIA Alle sette e un quarto della sera, Francesco Guidolin ha preparato con cura le valigie. Mandò a quel paese Bologna (città e società) prima dell'inizio di campionato, appena gli avevano comunicato che anche Cruz era stato ceduto al miglior offerente e ora stava per ritrovarlo, il giardiniere attentino, nella nuova elegante dimora nerazzurra. Alle 19,15 l'Inter annegava sotto i gol di Paggio e Caracciolo e i suoi giocatori non rispondevano più ai richiami elementari, agevolando un esonero oramai ineluttabile. Cuper si ricordava dell'unico trionfo di stagione (Londra, Arsenali e del suo protagonista, scagliandolo in campo al posto di un fedelissimo: Cruz entrava per Kily e riportava il match in equilibrio (da 2-0 a 2-2) con un gol e un rigore da lui procurato e da Vieri trasformato, unico tuono di Bobone in un altro giorno vissuto a nervi scoperti. Guidolin riponeva gli abiti da cow-boy nell'armadio e Cuper tornava in sella agitando il suo lazo di pongo: oggi viaggerà sull'aereo che porterà la squadra a Mosca per la Champions League mentre Moratti aspetterà la partita di domenica prossima contro la Roma per far calare la lama. Di sicuro, Brescia è città che porta fortuna al tecnico argentino. Lo scorso anno vinse con un gol di Crespo al 48' st, uscendo sotto scorta. Stavolta ha solo sfiorato il colpo, partendo da lontano. Rientrando negli spoghatoi, dopo l'ennesimo spaccato di anticalcio (il primo tempo contro il Brescia svilito dall'Inter a comparsata fantozziana), Cuper aveva infatti ritenuto il minimo svantaggio all'intervallo (1-0, acuto di Baggio dopo stecca di Toldo) come un segno del destino amico. «Si può rimontare, suvvia ragazzi. Non siate ansiosi, andrà meglio». Cuper si mostrava sicuro partendo da un presupposto indiscutibile: fare peggio era impossibile. Ogni gesto era uno sgorbio e ogni compagno si voltava dalla parte sbagliata, la squadra dava la sensazione di attendere la sentenza di condanna come una liberazione. Paura, ansia, nevrosi si moltiplicavano tra loro e dal prodotto nasceva un gas soporifero. Passaggi sbaghati? Una lunga Usta. Tiri m porta? Un'iniziativa estemporanea di Kily, deviata in angolo. In difesa? Come usciti dall'immersione in una vasca di gin. Al ritmo di un fonnichiere, l'Inter fingeva di aggredire il Brescia, ma l'accerchiamento si scioglieva al terzo tocco: l'avanzamento di Javier Zanetti da terzino a tornante si trasformava in un boomerang e sul lato opposto Kily si impantanava contro Petruzzi, mentre Brechet lo tirava per la giacca, fermandosi alle buone intenzioni. In avanti, il buio: Recoba non giustificava la grancassa che lo aveva spinto in campo dal primo istante (Moratti per primo, salvo restare a Milano) e Vieri non dissipava i dubbi sorti dopo la sceneggiata contro il Trap, in Nazionale. Di fronte, invece, il Brescia s'eccitava alla vista del moribondo. L'ex Di Biagio, figurarsi, già assaporava la vendetta contro il tecnico che l'ha cacciato senza salutarlo e il suo compagno Matuzalem si confermava pronto a recitare su palcoscenici d'elite. Nonostante il modulo identico agli avversari (4-4-2), De Biasi aveva sfruttato un'intensità sconosciuta ai nerazzurri e la capacità di arrivare con anticipo su ogni pallone era la cartina di tornasole dell'inerzia della sfida. Frutto di una casualità (Brechet tocca di testa verso Toldo che per evitare il corner regala la palla Baggio, 22' pt), il vantaggio del Brescia era un postulato logico, invece. E il raddoppio di Caracciolo (5' st) spioveva come il cross di Baggio che lo aveva innescato: perfetto nella preparazione, maestoso nell'esecuzione. I tifosi venuti da Milano contestavano pesantemente i giocatori (mai l'allenatore). Entrava Cruz, Recoba passava dietro le punte, vertice di un rombo che aveva Almeyda come base e i due Zanetti sui lati. Due minuti appena e Cruz accorciava il passivo atterrando di testa su una punizione dell'uruguagio (improvvisamente incisivo), Cuper inseriva anche Emre al posto di Helveg, arretrando (solo teoricamente) lo Zanetti argentino. L'Inter col doppio ariete creva panico sui cross e De Biasi alzava i centimetri, sperando di uscire vivo dalle mischie. Invece da una sventaghata di Cristiano Zanetti, Vieri allungava di testa verso Cruz, che s'annodava le gambe sul lieve contatto con DaineUi. Vieri trasformava il rigore che mancavano 4'. L'arbitro ne concedeva altri 7' di recupero, rischiando il linciaggio. Ci è mancato poco che finisse come l'anno scorso. 1 (4-4-2) Saia 6; Petruzzi 5,5, Mareco 6, Dainelli 5,5, Martinez 5,5; A. Filippini 6 (23' st Schopp sv), Di Biagio 6 (42' st Brighi sv), Matuzalem 6,5, Bachini 6 (26' st Mauri sv); Baggio 7, Caracciolo 7. (4-4-2) Hp Toldo 4; Helveg 5 (23' st Emre sv), Cordoba 5,5, Materazzi r,5, Brechet 5,5; J. Zanetti 6, Almeyda 5, C. Zanetti 6,5, Kily 5,5 (15'st Cruz 7); Vieri 6, Recoba 6. Ali.: De Biase 6 | Ali. Cuper 5,5 Arbitro: Pieri 5,5 Reti: pt 22' Baggio: st 5' Caracciolo, 17' Cruz, 41' Vieri (rigore). Spettatori: 12.523; abbonati: 8350; incasso: 145.475,00 C; quota abbonati: 130.000,006. Alvaro Recoba si è dimostrato più bravo da tornante che da seconda punta

Luoghi citati: Arsenali, Bologna, Brescia, Londra, Milano, Mosca