La paura del diavolo in quella «notte oscura» di Marco Tosatti

La paura del diavolo in quella «notte oscura» IL RACCONTO DEL PADRE POSTULATÒRE CHE HA PREPARATO IL «PROCESSO» La paura del diavolo in quella «notte oscura» «La suora credeva di essere posseduta da un'influenza maligna per questo fu mandato un sacerdote, ma non ci fu esorcismo» retroscena Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO IL sorriso di Madre Teresa era un «mantello» sotto il quale si celava un dramma spirituale profondo: ce lo rivela padre Brian Kolodiejchuk, il «postillatore» di Madre Teresa. È il sacerdote che ha il compito di preparare tutti i documenti necessari al processo di beatificazione. Nell'ultima fase della sua vita la religiosa albanese temeva addirittura di essere sotto un'influenza maligna. «Sì, lo ha rivelato il vescovo di Calcutta - ci ha detto padre Brian - Madre Teresa era in ospedale, non stava bene, era molto inquieta. I medici non sapevano quale ne fosse l'origine, umana o spirituale. Allora ci si pose il problema se per caso non ci fosse una qualche forma di cattiva influenza. Per precauzione l'arcivescovo mandò un sacerdote, padre Rosario, che recitò una preghiera contro i cattivi spiriti, la preghiera di Leone XIII. Ma non fu un esorcismo vero e proprio, non si è mai posto il problema di sapere se Madre Teresa fosse "posseduta" o meno». La preghiera di Leone XIII, composta dal Pontefice nel 1886 dopo una visione profetica, è rivolta a San Michele Arcangelo: «Gloriosissimo Principe delle celesti milizie. Arcangelo San Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre...... Questa inquietudine, che manifestò nella fase terminale della sua esistenza, era probabilmente l'ultima propaggine della «notte oscura» dell'anima che visse nei cinquant'anni della sua straordinaria missione, senza mai farsene accorgere: ne scrisse al direttore spirituale, padre Van Exem, e all'arcivescovo. Chiese che le lettere fossero bruciate ma i due sacerdoti fortunatamente non obbedirono. «Non teneva un vero diario spirituale - dice padre Brian - la maggior parte delle cose che sappiamo sulla sua interiorità deriva dalle lettere all'arcivescovo Perier e al suo direttore spirituale, padre Van Exem, entrambi gesuiti. Così abbiamo scoperto come è nata l'ispirazione». E un punto estremamente importante, nella vita di Madre Teresa e in quella della Congregazione. «Era in treno verso Darjeling - dice padre Brian per una vacanza estiva, e anche questa è stata una sorpresa per noi. Era un segreto, una perla preziosa. Abbiamo scoperto che lei aveva delle locuzioni interiori, il che significa che non erano esteme, che non toccavano i sensi ma che non provenivano dalla meditazione normale. Madre Teresa diceva: "Io so che era Lui, perchè la voce era forte e chiara" ma non sapevamo che le locuzioni inte¬ riori sono continuate nei mesi seguenti, del 1947; per esempio lei diceva: "un giorno, durante la comunione, Gesù mi ha detto...."; così lei aveva Gesù che le parlava, e le chiedeva delle cose. Anche il nome Missionarie della carità viene da Gesù. Anche per questo è stata così determinata a voler mantenere il nome, perchè all'inizio c'era chi non lo vedeva bene, si era alla vigilia dell'Indipendenza, e ogni cosa di straniero e specialmente "missionario" non era visto bene, era politically uncorrect: se si fosse pensato da un punto di vista umano non si sarebbe scelto quel nome, ma era Gesù che glielo aveva dato». Durante quel periodo Madre Teresa sperimentò una grandissima unione. «Madre Teresa spiega padre Brian - una volta disse: "Gesù mi si è dato", e ha parlato della "dolcezza" di quei mesi. Poi quando il lavoro cominciò, cominciò anche quella che lei chiama "oscurità". Scriveva al direttore spirituale: "Alcuni potrebbero guardarmi pensando che Gesù e io abbiamo questa esperienza d'amore, ma per la maggior parte del tempo l'oscurità è mia compagna"». Quanto tempo è durato questa sofferenza interiore? «Il resto della sua vita - risponde padre Brian - il che è straordinario. Finché e vissuta, per quello che possiamo dire. La cosa più straordinaria per me è proprio quest'oscurità, perchè l'unione di Madre Teresa con Gesù, era la stessa esperienza che Gesù ha avuto sulla croce, "Mio Dio mio Dio, perchè mi hai abbandonato?". L'esperienza di essere abbandonata». E la religiosa albanese ha compiuto tutta la sua opera, che coinvolge adesso milioni di persone, vivendo questa tremenda ambivalenza. Ma è vero che Giovanni Paolo II avrebbe voluto farla santa subito, senza passare per lo stadio di beata? «Sì, è una domanda che a quello che ho sentito, non ne ho conoscenza diretta - dice padre Brian - è stata fatta dal Papa ai cardinali, ma la maggioranza ha scelto di mantenere la procedura. Da un certo punto di vista, sarebbe stato più facile fare tutto il lavoro in una volta sola invece che in due. Ma come ha risposto il cardinale Saraiva Martins, questo genere di avvenimenti sono fatti per dare gloria a Dio. E poi c'è "l'influsso della grazia": per la gente che partecipa a queste cerimonie, c'è l'ispirazione che viene proprio da queste grandi figure».

Luoghi citati: Calcutta