Il nuovo «nido» è fatto di ricordi personali stemperati da tocchi cinesi anti-minimal

Il nuovo «nido» è fatto di ricordi personali stemperati da tocchi cinesi anti-minimal GLI «IN E OUT» IN CASA RACCONTATI DALL'INVIATA DI DUE PRESTIGIOSE RIVISTE D'ARREDAMENTO : «AD» E «INTERIORS» Il nuovo «nido» è fatto di ricordi personali stemperati da tocchi cinesi anti-minimal Lorenza Bianda Pasquinelli Siamo influenzati dalle tendenze moda neUe scelte di uno stile di vita a tutto tondo? Indubbiamente sì, senza ombra dì dubbio. Il traballante andamento economico, il modo di vìvere la casa e la scelta del cibo sono strettamente legati al trend del momento.Qualche esempio? Negli Anni Novanta il minimalismo voluto da Mir ccia Prada ha portato negli ambienti dì tutto il mondo una netta propensione verso la linearità e un ostentato rifiuto del superfluo. Di rigore eliminare, allora, i mobili dell'Ottocento, i vasetti in vetro colorato ereditati dalla prozia, i comodini, gh amati chinz, ì divani a grandi fiori Sanderson, le tende doppie e ridondanti, esacerbando una vogha dì pulizia che ha alla lunga restituito case fredde, impersonali, troppo simìh ad una galleria d'arte contemporanea dì Soho, o ad un bar di Amsterdam. Solo sushi, tutto bianco o nero, uno sola piantana in metallo, un fiore solitario in un vaso asettico, frutto dell'ultimo astro nascente del design. Da qualche armo però ecco farsi largo l'inversione di tendenza, già in caduta libera. La moda suggerisce l'etnico, l'hippy chic, i figh dei fiori di stanza a Goa in India, i miti degli Anni Settanta come Talita Getty, regina della trasandatezza di lusso. Non si contano più le sete indiane, le rosse scatole a pinnacolo tibetane, lelampade a vetri pohcromi, i tavolini marocchinì...Insomma, tutto cous-cous e chìcken tandoori, peir intenderci. E poi, immancabile, il rifiuto di abitare il tempo in un souk di Fez, dell'odore nauseabondo di incenso, di colori troppo sfacciati per il relax quptidìanq; E adesso? Difficile definire il trend in ascesa, anche perché noni esiste più mi diktat a senso unico. Le persone sono stufe dì seguire i venti momentanei. Dopo l'undici settembre e le guerre ancora m corso, si percepisce una vogha spasmodica di casa, dì essere coccolati da oggetti cari, dì sceghere con minuzia le proprie cose, quelle che ci fanno sentire in pace con noi stessi. E' l'era del vero eclettismo. Tutto è bello o brutto, dipende da come viene assemblato, dall'armonia creata daU'insieme, tenendo sempre conto del contesto storico-sociale della casa. Non viene più demohta in toto al momento della ristrutturazio¬ ne se ne conservano le caratteristiche peculiari, che fino a qualche tempo fa facevano rabbrividire. Intonsi gh ampi corridoi che oggi fungono da sale da pranzo per cene in piedi, spostando solo la console per servire informalmente pasta e fagioli. Rivalutato l'odioso office, quella stanza tanto comoda vicino alla cucina che diventa spazio di giochi e merende finita la scuola, dì cene frugali tra amiche del cuore guardando la cassetta registrata dì «Sex and the City». Gh ambienti di servizio, come dice Monica Lupi Romoli, antiquaria fiorentina raccoglitrice dì ogni genere dì oggetti da Settecento agh Anni '70, diventano ambienti unici, vitali. Via i marmi dai bagni, se si ha la fortuna di avere spazio sì mette un bel divanetto ottocentesco foderato dì tela bianca , magari srofilato di rosso. Poi foto in rianco e nero, conchiglie di un metro dì ampiezza dove raccoghere le riviste...per giocare alle signore come facevamo da bambine. La cucina è il luogo primario dì coesione familiare con un netto ritomo ai riti degli Anni Cinquanta. Niente acciaio, meglio un bel tavolo con il piano di marmo, il vecchio camino, piccoli ritratti di notabili ottocenteschi alle pareti, mensole con collezioni dì ceramiche verdi... Un tocco magico, diverso in un appartamento un po' datato? Niente di meglio deUe pareti dipinte con motivi orientali rivisti e corretti con bordure dal fascino decantato delle cose passate, come quelh studiati e realizzati dalla decoratrice milanese Idarica Gazzoni Frascara: «Vedo nel futuro una rivisitazione della Cina, fatta di una particolare sobrietà decorativa, con una interpretazione smussata, più calda, all'inglese. Con ì rossi ed i blu mischiati al bianco Cina appunto». Per Paolo Genta Temavasio, architetto torinese dì ampio respiro internazionale, amante dell'arte in tutte le sue forme (di recente apertura un suo negozio in piazza Carlo Emanuele n), la chiave del successo di una casa sta nella scelta dì un oggetto che dimostri carattere, che scandisca il tempo. Non deve per forza essere prezioso, ma unico. «Bisognerebbe smettere dì pensare sempre al futuro dice Genta - forse fare un passo indietro, rivisitare il nostro passato prossimo ci farebbe raggiungere la tanto agognata serenità, non solo abitativa». j LASALA DA PRANZO DI MONICA LUPI A FIRENZE (FOTO DI MASSIMO LISTRI)

Persone citate: Gazzoni Frascara, Genta, Getty, Monica Lupi, Monica Lupi Romoli, Paolo Genta, Pasquinelli, Soho

Luoghi citati: Amsterdam, Cina, Firenze, India