Misteri e leggende del Museo Egizio

Misteri e leggende del Museo Egizio L'INCONTRO E' STATO ORGANIZZATO DAL FAI PER RACCOGLIERE FONDI Misteri e leggende del Museo Egizio Come accadrà in altre 57 città italiane, studiosi e appassionati si troveranno il 26 ottobre al Teatro Carignano per raccontare curiosità e retroscena del «palazzo» più visitato dai turisti «Le Mummie di via Accademia delle Scienze. Storie segrete dal museo Egizio» è il titolo dell'incontro che avrà luogo il 26 ottobre, alle ore 10, al Teatro Carignano. Lo organizza il Fai, il «Fondo per l'ambiente italiano», al fine di raccogliere risorse a favore delle sue iniziative. L'appuntamento fa parte della rassegna «Dietro le quinte della tua Città, misteri, segreti e curiosità di un monumento che credevate di conoscere», con analoghi appuntamenti in altre cinquantasette città italiane. Al pubblico presente verrà chiesto un contributo di sostegno di 10 euro. Nell'occasione verranno messe in vendita alcune opere d'arte. Il maestro Ezio Gribaudo ha dedicato all'incontro un numero limitato dei suoi «Logogrifi». Mentre i gli artisti Romano Campagnoli, Francesco casorati, Riccardo Corderò, Ettore Fico, Giacomo Soffiantino e Francesco Tabusso hanno destinato alla raccolta fondi del Fai una cartella di stampe raffiguranti «Le piazze di Torino». Maurizio Lupo ■ mormoni volevano comperare un «Libro dei Morti» del museo Egizio, mentre gli ufologi ne adocchiavano un altro, come prova illustrata dell'esistenza dei dischi volanti. Un pranoterapeuta per «ricaricare le energie» frequentò invece lo statuario del museo, dove una donna per anni rese omaggio adorante alla statua del faraone Ramesse II, di cui si diceva innamorata. Ben altri interessi per l'Egizio li manifestarono Giuseppe Farina, il mitico «Pinin», e l'avvocato Gianni Agnelli. «Il primo finanziò negU anni Sessanta la spedizione torinese inviata in Nubia per salvare i monumenti minacciati dalla diga di Assuan. Agnelli, saputo che l'Egizio aveva bisogno di un antico testo rarissimo e costoso, lo acquistò in segreto e ne fece dono al Museo di persona, con altrettanta discrezione». Sono ricordi di Silvio Curto, già Soprintendente del Muf ,o. Ne farà menzione il 26 ottobre al Teatro Carignano. Sono attesi anche gli interventi della Soprintendente alle Antichità egizie Anna Maria Donadoni, di suo marito, il grande egittologo Sergio Donadoni, del giornalista Piero Angela, del restauratore Gian Luigi Nicola e del gruppo di medici e di poliziotti che recentemente hanno indagato sull'identità e l'aspetto delle mummie conservate a Torino. Sono i dottori Giovanni Gandini, Federico Cesarani, gli antopolog. Rosa Boano e Renato Gallet¬ to, più i dirigenti della Polizia Maurizio Celia, Andrea Giuliano e Walter Capusotto. Sono dunque tanti i segreti che l'Egizio nasconde ancora? «Chiariamo subito - nota Coito che l'Egizio non nasconde nulla. Non cela alcun mistero o maledizione di alcun faraone, tantomeno di Tutankhamon, di cui non possiede cimeli. Non annovera nemmeno feticci o reliquie legate a riti magici o superstiziosi. E' invece vero che esiste ancora una scarsa conoscenza pubblica dei tesori di questo museo. E' un problema non facile da risolvere, perchè la cultura egizia è largamente estranea alla nostra». Non ci sono state relazioni nemmeno nell'antichità? «No, l'Egitto è giunto in città ai primi dell'Ottocento, con le collezioni dell'archeologo Drovetti». E il culto di Iside celebrato nella Torino romana? «Fu importato da emigrati - prosegue Curto ma non esiste nessun'altra relazione». Qualcuno crede che il «Toro», simbolo della città, si ispiri al Dio egizio Apis. «E' una fantasia nata in epoca barocca. Anche il toro non c'entra, visto che il fonema "Taur", che denomina gli antichi "taurini", in lingua celtica non significa "toro", bensì "monte"». Quali effetti hanno queste leggende sul Museo? «Cito ad esempio il caso dei Mormoni americani. In passato vennero ben tre volte al Museo. Volevano acquistare un nostro "Libro dei morti", rinvenuto da un ricercatore dell'Ottocento, tal Lebolo. Li incuriosiva perchè la loro chiesa ne possiede in America un altro, sempre trovato da Lebolo. Ho capito che speravano di trovare nel nostro libro citazioni utili a confennare la loro dottrina. Ma quando feci loro leggere la traduzione del testo tacquero e se ne andarono delusi». «Ancora più esemplare - prosegue Curto - è l'interessamento degli ufologi. C'è stato un tempo che venivano al Museo per vedere un libro dei morti che raffigura un defunto mentre ara i campi di Osiride. La scena si svolge fra piccoli cerchi, che per gli ufologi erano la prova dell'atterraggio di dischi volanti, ma che in verità sono geroglifici circolari che indicano le città dell'aldilà». Altri casi? «Oltre all'innamorata di Ramesse II, che cadeva in estasi dinanzi alla sua statua, ricordo il pranoterapeuta che per anni venne a "ricaricarsi" al Museo toccando il braccio della muscolosa statua di Amenofi II, detto il faraone sportivo, perchè si vantava di saper tirare con un arco possente». Il Museo possiede invece ben altre potenzialità. «La tomba con le mummie dell'architetto Kha e di sua moglie Mirit - nota Curto - vale da sola un Museo. Con i suoi arredi è uno spaccato di vita domestica egiziana, che ci regalato continue emozioni e sorprese». Vale a dire? «Per dime una, le radiografie hanno scoperto che sotto le bende le mummie indossano ricchi gioielli. Siamo riusciti a riprodurli senza profanare le salme». Ma soprattutto, secondo Cur¬ to, documenti del tempo di Kha hanno contribuito a sconfessare un altro luogo comune sull'Egitto antico: «Quello che vuole schiavi gli operai che scavavano le tombe dei Faraoni. Erano invece liberi lavoratori, che si esprimevano con i datori di lavoro tramite rappresentanti e potevano persino scioperare». Dall'innamorata di Ramesse che cadeva in estasi davanti alla statua al pranoterapeuta che si «ricaricava» con Amenofi li Una delle sale dell'Egizio di via Accademia delle Scienze dove domenica 26 ottobre il Fai ha organizzato una conferenza dedicata ai misteri del Museo

Luoghi citati: Assuan, Egitto, Torino