Due fratelli uniti dai sensi di colpa dopo il dramma
Due fratelli uniti dai sensi di colpa dopo il dramma Due fratelli uniti dai sensi di colpa dopo il dramma Alessandra Levantesi CI sono fondati motivi per sostenere che in Italia non abbiamo una drammaturgia. Ma esistono le eccezioni e una di queste è «Scacco pazzo» di Vittorio Franceschi: un tragicomico «kammerspiel» che potrebbe ben figurare anche sui palcoscenici di Parigi, Londra o Berlino. Da noi è stato messo in scena nel 1991 da Nanni Loy, nell'interpretazione di un trio composto da Franceschi stesso, Monica Scattini e Alessandro Haber, che ora si è assunto l'impervio compito di trasferire sullo schermo la commedia firmando la sua prima regia. E diciamo subito che il bravissimo attore ha vinto in pieno l'azzardata scommessa di adattare una piece teatrale che si svolge tutta dentro un appartamento; e giocata sul filo di un grottesco-poetico tìhe richiede una funambolica abilità. Haber incarna Antonio, regredito allo stato infantile dopo la morte della fidanzata in un incidente dell'auto guidata dal fratello Valerio, ovvero Franceschi. Il quale, oppresso dal senso di colpa accudisce da anni il povero demente arrivando a ricreare per lui con indosso parrucche e nasi finti una sorta di teatrino della memoria popolato dei cari estinti - la mamma, il papà, la fidanzata - come se il tempo si fosse fermato. Un giorno il precario rapporto a due viene sconvolto dall' ingresso in scena ' di Marianna (Monica Scattini); una specie di cartina di tornasole che fa emergere dell'assennato Valerio il grigiore delle spirito e del folle Antonio la dimensione di una prorompente fantasia. Come inquietante bambinone un po' innocente e un po' astuto che gioca con il trenino e i pupazzi, disturba i vicini e fa continui ricatti morali, Haber è buffo e insieme struggente. Ma non gli sono da meno l'ottimo Franceschi, l'ometto triste costretto a travestirsi da donna, e la vibrante sensibile Scattini. Il tutto in un film coerentissimo che non perde mai di ritmo e di intensità.
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