Le seimila aziende tecnologiche «Un distretto per poter crescere»

Le seimila aziende tecnologiche «Un distretto per poter crescere» IL SETTORE DELL'ITC, CON OLTRE 50 MILA ADDETTI, VUOLE LE STESSE CONDIZIONI DI AUTO E TESSILE Le seimila aziende tecnologiche «Un distretto per poter crescere» Marina Cassi Lievitano, si consolidano, si compenetrano con l'industria, rappresentano una delle sfide della città del futuro. Le imprese dell'information and communication tecnology (Ict) sono ormai più di 6 mila con oltre 50 mila addetti e il presidente delle aziende informatiche dell'Unione industriale, Renato Bellavita, propone la creazione di un vero e proprio distretto Ict sul modello di quelli fatti finora solo per le industrie classiche, dall'auto al tessile. Spiega il significato della sua proposta: «L'idea è di creare un distretto che raggruppi gran parte dell'area metropolitana locale ed alcune importanti propaggini del Canavese. L'obiettivo è coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti, al fine di valorizzare il patrimonio di competenze tecniche e tecnologiche dell'area torinese». Si tratterebbe del primo caso in Italia di un distretto composto da imprese informatiche e di telecomunicazioni. Bellavita ricorda che «a sostegno dei distretti più tradizionali la Regione ha previsto una serie di interventi che intendono accrescere soprattutto il livello di innovazione e internazionalizzazione delle aziejidje coinvolte». ■Prosegue-, «"tn^iemonta erAWccùIi, banche e molte aziende hanno investito risorse nella creazione di Torino Wireless tesa alla promozione di eccellenze in un campo piuttosto definito. Il distretto Ict invece intende essere lo stru¬ mento di promozione, di diversificazione, di riqualificazione dell'offerta e di sostegno di tutte le aziende del comparto, e soprattutto di quelle che, più di altre, hanno bisogno di riorientare le proprie produzioni per rispondere alle mutate esigenze del mercato. Il distretto quindi vuol essere il veicolo per raggiungere e conquistare nuovi mercati e nuovi investimenti. D'altronde negli ultimi anni la stragrande maggioranza delle imprese straniere e non che si sono insediate a Torino appartengono proprio all'Ict a paniere da quella che ha fatto da battistrada, la Motorola. In questo momento di grandi trasformazioni le aziende Ict che scontano un problema legato alle ridotte dimensioni - avvertono - secondo Bellavita - «un'esigenza molto forte: coordinare, mettere a sistema tutto quanto si sta facendo, per fare in modo che il settore possa consolidare il suo ruolo di motore dello sviluppo della nostra città». La proposta di Bellavita - che presiede un comparto che oggi ha 150 aziende per un totale (Si? mila addetti, il secondo per dimensioni dell'Unione Industriale dopo la metalmeccanica - si inserisce quindi in un filone di sviluppo di nuovi settori legati all'industria, ma capaci di crescita autonoma. L'ufficio studi dell'Unione ha anche realizzato una ricerca su chi sono e che cosa richiedono i clienti di queste aziende informatiche. Intanto emerge che i clienti sono, ovviamente altre aziende, ma anche banche, assicurazioni e la pubblica amministrazione. Nel 60 per cento dei casi il fatturato deriva da attività cosidette «chiavi in mano»; cioè in pratica le imprese informatiche realizzano in regime di outsourcing tutta la parte informatica dei clienti. Nel 230Zo dei casi il fatturato è dovuto a prestazioni di servizi Ict a consumo presso il committente. Mentre la parte di consulenza complessiva incide per l'8 per cento. La sede della «Motorola Technology Center» di via Cardinal Massaia dove lavorano 300 persone, quasi tutti ingegneri

Persone citate: Bellavita, Marina Cassi, Renato Bellavita

Luoghi citati: Italia, Torino