Santa Cecilia tutti i colori del Wozzeck

Santa Cecilia tutti i colori del Wozzeck FESTIVAL ALBAN BERG Santa Cecilia tutti i colori del Wozzeck ROMA Come cambiano le frontiere del gusto, se il «Wozzeck» inaugura con tre repliche e con un franco successo la stagione di Santa Cecilia. Primo appuntamento di un «Festival Alban Berg» che propone altri due concerti sinfomei e una breve, toccante mostrafotografica allestìtanello spazio «Risonanze», una sala attrezzata aUintemo di quell'affascinante contenitore di possibilità che è il Parco della Musica di Roma. Opera in forma semiscenica, secondo un esplicito desiderio di Luciano Beno, anche per supplire alla scarsa attenzione del Teatro dell'Opera della capitale verso il grande repertorio intemazionale delle avanguardie del 900. Però un regista non può diventare un «semiregista» e Damele Abbado predispone uno spettacolo intero, ricco di dinamiche tra i diversi protagonisti, di ingegnosi movimenti corali, in particolare nelle scene dei soldati e della notte in caserma. Ma tutto rischia di perdersi in uno spazio smisurato, che inghiotte nella sua vastità gli sguardi, i gesti, i rapporti, che rende difficile distinguere gli essenziali ma caratterizzanti costumi disegnati da Nana Cecclii. Bisognerà dunque ripensare il modo di sfruttare a questo scopo il palcoscenico e gli spazi della Sala Santa Cecilia (immensa di volumi e capace di 2.700 posti), che ha ormai imparato a suonare bene. Tutti i colori del «Wozzeck», gli urli e gli addii dolcissimi, l'ampiezza del racconto sinfonico e il protagonismo dei singoli strumenti, risuonano con una trasparenza e un amalgama perfetti. Alla guida di un'orchestra in stato di grazia, Daniele Gatti ha offerto una delle sue interpretaziom più mature. Arrivato, com'è nel suo costume, passo passo ad affrontare il grande arco di creazione musicale europea che va da Wagner a Mahler alle avanguardie viennesi, sente come dentro questa musica e queste voci ci sia un addensamento straordinario di memorie e di progetti. Un'opera lirica ed espressionista, erede della tradizione e del tutto nuova nel disperato wiggetto: la vicenda, tratta dal dramma onocentesco di Georg Buedmer, e composta da Berg nel 1925, racconta di un soldato poverissimo che fa cavia del suo corpo. La moglie lo tradirà col Tamburmaggiore, Wozzeck uccidera, lei e tse stesso.-Rimane il bambino, che attraversa la scena col suo cavallucdp, mentre i compagni lo informano: «Ehi tu, tua madre è morta». Più straziante del finale di 'Bohème". La compagnia di canto è senza punti deboli e con voci adeguate nei moli di maggior spicco: anzitutto Jueigen Linn, il protagonista, così coinvolgente nel modo di porgere la propriafollia; con Gabriele Maria Ronge (Marie) e Stefan Malata (Tamburmaggiore) emerge anche U Capitano di Kurt Azesberger. Mentre il pubblico applaude, i 70 Accademici di Santa Cecilia votano per eleggere il nuovo Presidente. Dopo la scomparsa di Luciano Berlo, è difficile proporre un candidato di altrettanto indiscusso prestigio. La prima votazione - cheha dato in testali pianista Sergio Perticaroli e Bruno Cagli, storico della musica, attuale direttore artistico dell' Accademia Filarmonica Romana e, negli armi 90, già presidente di Santa Cecilia - non ha sciolto le riserve, la seconda è in corso; c'è da ritenere che non sarà l'ultima. Nell'interregno sono molte le attenzioni interessate rivolte aUa più prestigiosa delle poche istituzioni musicali italiane che, per statuto, devono trovare all'interno le risorse umane e artistiche per governarsi, senza sottoporre le scelte all'approvazione di altri poteri. [s.cap.j

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