Claudio Bisio fa l'impiegato al Colosseo

Claudio Bisio fa l'impiegato al Colosseo OMAGGIO A DE ANDRÉ Claudio Bisio fa l'impiegato al Colosseo Dopo De André, ancora De André. Con l'eco nelle orecchie, nel cuore, di quel che Faber ci ha lasciato, si apre la stagione 2003-04 del Colosseo. Il motivo ispiratore è «Storia di un impiegato», lontano 1973: c'era «Verranno a chiederti del nostro amore», ma pure «Il bombarolo» e, soprattutto, «La canzone del maggio». ((Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti». Dev'esserci un filo tenace che lega il pimpante signore della risata, Claudio Bisio, al poeta in musica (e grande poeta, secondo Fernanda Pivano, solo per dire un nome che fa testo) De André, visto che già un paio di stagioni or sono mr. Zelig, con cast diversissimo da quello televisivo ridanciano, si diede, anima-corpo e voce alla «Buona Novella», a una disamina dell'evangelo apocrifo, laico assai, by Fabrizio. Ora Bisio, complice sempre il Teatro dell'Archivolto e il regista Giorgio Galhone, toma a ispirarsi all'assunto del cantautore genovese per raccontare la «Storia di un impiegato» trent'anni dopo. Non importa che il protagonista dello spettacolo «I bambini sono di sinistra» faccia questo o quel mestiere. Conta, invece, il suo rapporto con certi eventi che hanno segnato più di una generazione. Eventi che il protagonista del monologo di Bisio ^ su testi di Michele Serra e Giorgio Terruzzi e canzoni d'innamorato disincanto di De André si è mancato uno dopo l'altro: troppo piccolo per assaggiare il '68, troppo adulto e distaccato per viversi il G8. Uomo senza sogni. Geneticamente avverso alla destra, ma non più innamorato della sinistra. Fa le pulci alle contraddizioni dei figli, che sposano la causa dei derelitti mentre s'immaginano vincitori di un quiz miliardario, ma non é tanto diverso da loro a giudicare dall'intasamento del suo frigorifero, zeppo come se vi avessero accesso Pantagruel e un esercito di affamati. Nessuna risposta per lui, nessun happy-end per le sue contraddizioni. Al massimo, imo sguardo carezzante ai bimbi, ai ragazzini: a loro, alla loro innocente percezione del «giusto», il compito di salvare il mondo, la speranza che qualcuno lo farà. «1 bambini sono di sinistra», in scena da stasera al 18, apre la stagione del Colosseo, che prosegue in varietà di titoli, generi e protagonisti: da «Shaolinks Monks al femminile», versione «in rosa» dei virtuosi mistici del Kung-fu, a Natasha Stefanenko e Paolo Cevoli in «Motonave Cenerentola», da Giobbe Covatta all'accoppiata Francesco Baccini/Corrado Tedeschi ai musical catturapubblico tipo «Jesus Christ Superstar» o l'immancabile «Rocky Horror Show», che nella sala di via Madama Cristina non manca mai. Uscendo dal seminato, ci sono titoli come «Iniziah: BCGLF» con Giovanni Lindo Ferretti e la regia di Giorgio Barberio Corsetti, oppure «Ciau baie», tratto da un magazine tv a diffusione regionale. Lo Stabile Privato Torino Spettacoh, invece, incrocia le rassegne sicché il quinto «Festival di cultura classica» confluisce nella stagione «La grande prosa», in programma tra Erba e Alfieri. Primo spettacolo, in scena sino al 19, «Elettra o la caduta delle maschere» della Yourcenar: impianto scenico e regia di Girolamo Angione, che spiega: «Una minima variazione del mito ripropone il dramma antico in forma di aggravata e nuova tragedia». In cartellone segue, a novembre, un altro testo classico, «I sette a Tebe» di Eschilo, per la regia di Adriana Innocenti, anche interprete con Piero Nuti. Molti i titoli successivi: Da «Edmund Kean» con Giancarlo Zanetti (prima nazionale) a «Chi ha paura di Virginia Woolf?» diretto da Ileana Ghione a «Gioarm Brera» con Cechi Ponzoni a «Il '68 storia concertata di quegli "anni fonnidabili"» su testo e regia di Serena Sinigaglia. [si. fr.j

Luoghi citati: Erba, Torino