Stabile, per tutti la stagione

Stabile, per tutti la stagione IL CARTELLONE Stabile, per tutti la stagione Al carcere Le Nuove, invece, verrà emblematicamente ambientata «L istruttoria» di Peter Weiss con la regia di Gigi Dall'Aglio. Un cast di attori italiani e africani per raccontare il disagio psicologico di un gruppo d'immigrati, tema centrale di un'altra produzione TST, «L'estrema solitudine», da Tahar Ben Jelloun, nel!' adattamento di Ola Cavagna e Mauro Avogadro. Con il marchio dello Stabile torinese anche «H benessere» di Franco Brusati con Elisabetta Pozzi. Gioca su più fronti anche il programma delle ospitalità, che si apre, al Carignano, con Carlo Cocchi nel pirandelhano «Sei personaggi in cerca d'autore», all'Alfieri con Gabriele Lavia calato nei panni dell'«Avaro» di Molière e, al Gobetti, conlaBandaOsiriseEugenio Allegri interpreti de «L'ultimo suonatore», variazione su «Tingeltangel» di Karl Valentin. Dopodiché, di tutto un po'. Grandi nomi e grande presa: da Franca Nuti alle prese con il grottesco-metafisico della «Brocca rotta» di von Kleist a Annamaria Guamieri nella «Tempesta» di Shakespeare, a Valeria Moriconi, Alessandro Haber. E ancora, Isa DanieU nel tragicomico «La visita della vecchia signo¬ ra» e la coppia Toni Servillo-Anna Bonaiuto protagonisti di «Sabato, domenica e lunedì» di Eduardo. Non mancano spettacoli dove la fantasia ! sposa-4»-multimedialità, come «Lastoria del labirinto» del Teatro della Tosse o performances musicali, con artisti come Goran Bregovic e Gianmaria Testa. Ben rappresentato, nel cartellone dello Stabile, anche il teatro torinese e i suoi protagonisti: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa («Trio party» da Beckett), Michele Di Mauro («Othello. Per morire in un tuo bacio»), Valter Malosti, Beppe Rosso, Domenico Castaldo. Stasera debutto con Ronconi poi il monologo della Curino sull'Italia del boom, il disagio in scena alle ex carceri Nuove e i saltimbanchi per Goethe SILVIAFRANCIA La stagione dello Stabile s'inaugura con uno spettacolo che forse andrebbe visto, per due volte consecutive. Nel mettere in scena «Peccato die fosse puttana» di John Ford, infatti, il regista Luca Ronconi ha deciso di raddoppiare il cast: due formazioni diverse, una mista e l'altra di soli uomini, rappresentano, a sere alterne, questo testo seicentesco che affascinò Maeterlinck, Artaud, Visconti. Quasi un confronto tra il teatro d'oggi, in cui recitano maschi e femmine, e quello elisabettiano, da cui le donne erano rigorosamente bandite. Ma le ragioni della scelta ronconiana sono meno scontate, né derivano dal mero gusto di sorprendere lo spettatore. La vicenda dei fratelh-amanti Giovanni e Annabella, accomunati a Giulietta e Romeo da un destino di un amore impossibile, viene riletta dal regista nel segno di una sottile e pervasiva ambiguità. Un'ambiguità che non riguarda soltanto la storia di chi commette l'incesto, ma che permea ogni relazione, e governa addirittura, nel testo di Ford, il complesso intreccio dei rapporti a due. Una serie di «coppie» formatesi non per vincoli parentali, ma generazionali o sociali o ideologici. Un continuo movimento a due - in genere un giovane e un anziano (Annabella e la sua governante, Giovanni e il frate) - dov'è difficile indjviduara la vera natura del rapporto, TattiKidine che lo sostiene: se di protezione benevola o, al contrario, di sotterranea persecuzione. Di qui l'idea d'inseguire entrambe le ipotesi, di dar corpo all'ambivalenza, con un duplice cast, in cui figurano, tra gli altri, Riccardo Bini, Giovanni Grippa, Barbara Valmorin, Luciano Roman, Stefano Corsi, Antonio 2anoletti. Lo spettacolo prodotto dallo Stabile torinese con Santacristina Centro Teatrale e con Teatro Festival Parma - Mercadante. Teatro Stabile di Napoli - Piccolo Teatro di Milano, Teatro d'Europa, è in cartellone al Carighano da stasera (ore 20,45) sino al 23 novembre. La traduzione del testo è di Luca Fontana, le scene di.Marco Rossi, i costumi di Simone Valsecchi e Gianluca Sbieca. Così si apre, dopo il fortunato preludio delle «Domande a Dio», la stagione 2003-2004 del T.S.T.: una stagione che procede sulla linea tracciata ormai da un po', verso molteplicità di proposte, generi, formule. A partire dalle produzioni «di casa», che testimoniano il criterio della diversificazione, con passaggi dal monologo al femminile sull'Italia del boom («L'età dell'oro» di e con Laura Curino), al progetto di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco sul «Wilhelm Meister» di Goethe, con tanto di ginnaste e saltimbanchi in scena per raccontare (da scoperta di una vocazione, la sua maturazione, la conquista del proprio destino, ma anche la difficoltà nel realizzarlo». E via spaziando, dalla ripresa dello shakespeariano «Pene d'amorperdute» secondo il regista francese Dominique Pitoiset alla «Pesto» di Camus con Franco Branciaroh, in programma al teatro delle Fonderie Limone. BARBARA VALMORIN E LAURA PASETTI IN «PECCATO CHE FOSSE. UNA PUTTANA»

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