Stranieri, la «Bossi-Fini» non basta

Stranieri, la «Bossi-Fini» non basta CENTINAIA AL GIORNO LE RICHIESTE DEI DATORI DI LAVORO DI COLF, BADANTI E OPERAI Stranieri, la «Bossi-Fini» non basta Tornano a crescere le domande per la regolarizzazione Mentre la regolarizzazione della legge Bossi-Fini a Torino è alle ultime battute, dagli uffici che in vario modo si occupano di lavoratori immigrati arrivano segnali che rivelano nuove necessità. In pratica, il flusso di stranieri dall'Est, soprattutto - non si è mai interrotto. E in questo periodo, in cui è atteso l'annuale decreto sui flussi (al momento, però, non c'è nessuna certezza sui tempi di emanazione: dovrebbe arrivare dopo i decreti attuativi della legge), sono centinaia ogni giorno i datori di lavoro italiani che cercano informazioni per poter regolarizzare il loro dipendente straniero. Inutile nasconderlo: come è sempre avvenuto nella gran parte dei casi, le quote che dovrebbero servire per far entrare lavoratori che non hanno mai messo piede in Italia, di fatto servono a sanare chi già è qui e un lavoro se l'è conquistato dimostrando di avere competenze e buona volontà (l'immigrato dovrà rientrare nel paese d'origine per rientrare con il visto concesso dai nostri consolati). I telefoni sono bollenti e le code lunghe allo Sportello Immigrati della Direzione Provinciale del Lavoro. «Ci sono persone che protestano - spiega Carlo Ricciardi, funzionario della Direzione - perché hanno avuto risposta dopo venticinque minuti dì attesa in linea: il fatto è che i nostri operatori sono subissati di richiesto di informazioni. E per quanto non ci siano certezze, si cerca di spiegare, di dare qualche risposta». La dottoressa Andrea Costa, responsabile dello sportello, aggiunge: «Le persone che chiamano sono tantissime, voghono sapere. E' così ogni mattina». Sale d'attesa affollate e decine di telefonate al giorno anche nelle sedi dei sindacati. «Già prima delle vacanze ricevevamo regolarmente telefonate di datori di lavoro speranzosi di poter contrattualizzare i loro dipendenti - spiega Mohammad Reza Kiavar, respon¬ sabile dell'Ufficio Immigrati Anolf-Cisl -, ma ora siamo nell'ordine di trenta chiamate al giorno. Sono figli, coniugi di anziani che dicono "io voglio assumere la mia lavoratrice ad ogni costo". Ma sono anche titolari di piccole aziende a cercarci. I rapporti di lavoro durano ormai da mesi». La necessità di colf, badanti e operai, quindi, non è stata soddisfatta con gli oltre 35 mila contratti firmati negli ultimi dieci mesi. «Le badanti - dice Fredo Olivero, responsabile dell'Ufficio Pastorale Migranti, che registra nuove ondate di irregolari da Romania e Ucraina - non possono resistere per un tempo più lungo di qualche anno. Soprattutto chi ha a che fare con i malati di Alzheimer non ce la fa. L'altro giorno è venuta da me una donna che aveva le braccia coperte di graffi... Preferiscono andare a fare le ore nelle case o impiegarsi nel terziario, magari a prezzi più bassi». Lamine Sow, responsabile del¬ l'Ufficio Immigrazione Cgil: «Ora si tratta di regolarizzare chi è arrivato dopo i termini fissati dalla Bossi-Fini oppure è stato sfortunato e il datore di lavoro non ha voluto saperne di fare le pratiche di regolarizzazione. Sono gli italiani a telefonare per sapere dei flussi, ma anche gli immigrati: stanno circolando voci di una nuova sanatoria». Corrado Ferro, già segretario regionale Uil e responsabile dell'ambulatorio Camminare Insieme di via Cottolengo 24 (che ogni anno presta migliaia di cure ad immigrati privi di assistenza sanitaria), osserva che «gli arrivi non si sono minimamente arrestati. Per esempio, sono sempre più numerose le donne che hanno sentito parlare della carenza di infermieri in Italia e sperano di utilizzare qui il titolo conseguito nel proprio paese. Non sanno, però, che per essere assunti neUe strutture pubbliche bisogna essere cittadini italiani». [m. t. m.)

Persone citate: Andrea Costa, Carlo Ricciardi, Corrado Ferro, Fredo Olivero, Lamine Sow, Mohammad Reza Kiavar

Luoghi citati: Italia, Romania, Torino, Ucraina