Una lettera d'addio prima della strage

Una lettera d'addio prima della strage La disperazione della famiglia Margherito per l'assassinio di Irene e Maurizio L'ISPETTORE DI POLIZIA AVEVA FREDDAMENTE PREPARATO L'OMICIDIO Una lettera d'addio prima della strage Il documento, indirizzato alla figlia più grande Emanuela, trovato addosso al cadavere del funzionario che, dopo aver ammazzato la moglie che voleva separarsi e il cognato, s'è sparato alla gola Massimo Numa A mezzanotte è già tutto finito. Rivoli di sangue nel portico davanti al portone di corso Cincinnato 231. Sangue e il segno dei proiettili sul muro cerchiati con il gesso. Sono le 23,50 di domenica. L'ispettore capo della polizia Giovanni Costantino, 44 anni, originario di Salerno, ha appena ucciso la moglie e il cognato. Poi s'è sparato, con la pistola d'ordinanza. Il pm Andrea Bascheri ha aperrto un'inchiesta e ha acquisito certificati medici e rapporti sulle ultime liti. I poliziotti della Scientifica si stanno affacendando attorno ai cadaveri di Irene Margherito, 43 anni, quasi coperto da quello del marito, e del fratello di Irene, Maurizio, 32 anni. Routine. Non c'è nulla da scoprire in questa ennesima strage nata nel cerchio di una famiglia normale, normalissima, a parte la conferma (la te premeditato. In tasca, l'ispettore, ha appunto la lettera d'addio, con tanto di minuziose disposizioni testamentarie. Una vita normale sino a un anno fa, quando la moglie, dopo anni di incomprensioni (e di botte) gli ha detto: «Non ti amo più, dobbiamo separarci». Nella testa di Giovanni, che era un poliziotto davvero stimato compianto dai colleghi perché era «sempre calmo, professionale, equilibrato, esperto. Un vero coordmatore» - cala la notte. L'uomo è spaccato in due. C'è l'ispettore, che fa i turni alla centrale operativa della questura: un poliziotto modello con un passato da coraggioso. Il 5 febbraio del 1981 catturò dopo un violento conflitto a fuoco in centro a Torino, un terrorista di Prima linea, il pluriassassino Maurice Bignami. Promozione sul campo e encomio a Roma, consegnato dall'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Tra il pubbhco, orgogliosa e felice la moglie Irene con i suoi familiari. Maurizio aveva 10 anni e Giovanni era il suo idolo. «Come un padre per noi, Giovanni - dice la cognata - sino a quando non abbiamo scoperto la verità: da anni picchiava Irene. Mito crollato, una finzione quella del poliziotto cortese è gentile con tutti». L'ispettore e il marito. Jekyll e Hyde. Il marito è ossessionato dalla gelosia, deciso a non perderla (dice e scrive: «O insieme o morti tutti e due»). Un gradino dopo l'altro. La pedina per ore, si fa trovare ovunque. Un giorno, siamo ad agosto, le scippa il cellulare al semaforo. Lei sta parlando con qualcuno, lui vuole sapere con chi, si avvicina e le strappa il telefono dalle mani. La stava seguendo. Una donna si riconquista con i fiori o una poesia, gh sibila Irene. Non con i pugni e gli schiaffi. Giovanni si pente e chiede scusa. Il 28 novembre 2002 estrae la «pistola d'ordinanza e la punta contro Margherito Irene», dice il rapporto. La povera Irene tace ma il figlio sedicenne si confida con il preside. E così interviene la mobile. Tanto basta. Denuncia e proce- servizio per «giorni 60». Diagnosi: «Note ansiose in personalità da approfondire e riferito disturbo del comportamento». Il 20 febbraio 2003, l'ispettore toma davanti alla commissione medica. Conclusione: «Pregresse note ansiose di disturbo del comportamento in stato di assenza di patologia psichiatrica in atto, in personalità sobda e adeguata». Insomma, sano come un pesce. Torna in centrale ed è il solito Giovanni, efficiente e preciso. Mai un errore, in servizio. Solo più cupo. Il 20 maggio inizia un ciclo di sedute - una ogni sei mesi - con lo psichiatra della polizia. Luci e ombre. Confida al suo dirigente che c'è «un accordo per la separazione consensuale» e che ormai s'è rassegnato. Ma 10 giorni fa, è un venerdì, colpisce Irene con un pugno in faccia. Sulla bocca. Medicazione al Maria Vittoria, lunga relazione degli agenti della volante. Ma Irene non lo vuole denunciare. «Non voglio rovinarlo», dice ai colleghi e ai familiari. Lei però lascia la casa di via Val della Torre e toma con la mamma, i figli e le sorelle in corso Cincinnato. Adesso, sul portone, ci sono fiori e bighetti d'addio degli amici. LE VITTIME L'ispettore capo Giovanni Costantino, 44 anni, in sen/izio nella centrale operativa della questura Irene Margherito, 43 anni, moglie del poliziotto, madre di due figli e cameriera in una pizzeria di Venaria Maurizio Margherito, 32 anni, operaio. Viveva con la madre nella casa di corso Cincinnato 231

Luoghi citati: Roma, Salerno, Torino, Venaria