Gli ex presidenti boedano la riforma della Consulta

Gli ex presidenti boedano la riforma della Consulta CONVEGNO CON BALDASSARRE, CONSO, ELIA, GRANATA, MIRABELLI, RUPERTO E VASSALLI Gli ex presidenti boedano la riforma della Consulta «Se sarà federale sarà stravolto il suo ruolo e potrebbe esserne intaccata l'imparzialità» Pierluigi Franz ROMA Un coro di no aUa rifonna deUa Corte Costituzionale voluta daBossi e approvata un mese fa dal ConsigUo dei ministri è venuto ieri sera da ben sette ex presidenti emeriti deUa Consulta. Antonio Baldassarre, Giovanni Censo, Leopoldo EUa, Renato Granata, Cesare MirabelU, Cesare Ruperto e Giuliano VassaUi con argomentate motivazioni giuridiche hanno bocciate senza mezzi termini la modifica deUa composizione dell'Alta Corte ideata e fortemente voluta dal ministro leghista per le Riforme che non solo aumenta da 15 a 19 il numero dei giudici costituzionaU, ma introduce nuove regole perla loro elezione. Al Convegno, organizzato dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco nella Biblioteca della Camera, non si è levata neppure una voce a favore del progetto Bossi. Nessun giurista l'ha condiviso, anzi tutti gU studiosi intervenuti hanno crocifis- so U provvedimento sparando a zero contro. Alcuni, come il professor Alessandro Pace, hanno persino sostenuto che sarebbe incostituzionale perchè mentre sarebbe lecito modificare in alcuni punti la Carta repubbUcana, non sarebbe, invece, possibile cambiare tout court ben 35 articoli deUa Costituzione. La rifonna Bossi prevede in particolare che la Corte Costituzionale sia composta da 19 giudici: 5 nomi nati dal Presidente della Repubblica, 3 dalla Camera, 6 dal futuro Senato federale e 5 daUe supreme magistrature (cioè 3 daUa Cassazione, 1 dal ConsigUo di Stato e 1 daUa Corte dei Centi). Oggi, invece, la Consulta è composta da 15 giudici: 5 nominati dal Presidente deUa RepubbUca, 5 dal Parlamento in seduta comune e 5 daUe stesse supreme magistrature La novità sostanziale è, appunto, rappresentata daU'aumento dei giudici di nomina parlamentare che passerebbero da 5 a 9, ma soprattutto daUa diversificazione tra quelU eletti dalla Camera - appena 3 rispetto a quelU eletti dal nuovo Senato federale, che sarebbero addi¬ rittura 6, cioè H doppio, creando, al contrario, un'ingiustificata ed illogica discriminazione. Le critiche al provvedimento da parte degU autorevoU giuristi e studiosi si sono, appunto, incentrate ieri contro queste scelte del governo Berlusconi, che aveva fatto proprie le proposte dei quattro saggi deUa Casa deUe libertà riuniti in estate in Cadore. Motivo : finirebbe per essere stravolto U ruolo stesso deUa Consulta e potrebbe essere intaccata la sua imparziaUtà di giudizio. Di conseguenza vi sarebbe U serio rischio di una possibUe poUtidzzazione deUa Corte Costituzionale proprio perchè un terao dei suoi componenti - 6 su 19 - sarebbero eletti dal futuro Senato Federale, e potrebbero essere quindi portatori di interessi di parte, cioè deUe Regioni che U hanno precedentemente eletti. Come è noto, infatti, sono piuttosto frequenti i ricorsi tra Regioni e State e l'arbitro di questi ricorsi è appunto l'Alta Corte. Ecco perchè si rischierebbe di rompere l'equiUbrio interno stabiUto dai padri costituenti. Per di più - ha osservato Renato Granata - l'aumento deUa composizione dei giudici da 15 a 19potrebbe essere U preludio aUa nascita di due sezioni paraUele della Consulta e di conseguenza si metterebbe a rischio l'uniformità dei suoi verdetti. Il professor MirabelU si è invece chiesto per quale motivo sia stata presentata questa proposta di riforma dal momento die in tutti questi anni la Consulta ha lavorato bene ed è stata ammirata anche aU'estero e dalla quasi totaUtà degU studiosi. Semmai, anziché essere aumentate a 19, U numero dei giudici costituzienaU potrebbe essere ridotto da 15 a 12 - ha osservato Cesare Ruperto - perchè la Corte acquisterebbe una maggiore operatività ed efficienza, mantenendo fermo il principio deU'umformità di giudizio. Al Convegno è stato anche ricordato che precursori del progetto Bossi furono in qualche modo più di 30 anni fa - nel 1972 - GiuUano Amato e Franco Bassanini quando pubbUcarono suUa rivista "PoUtica del diritto" uno studio in cui si ipotizzava che i 5 giudici costituzienaU di nomina presidenziale fossero scelti in una "rosa" di candidati proposti daUe Regioni. E' stato tuttavia precisato che a queU'epoca i rapporti tra la Consulta e le Regioni erano molto tesi essendo state contestate alarne sentenze deU'Alta Cene, mentre da parecchi anni ormai la situazione è profondamente cambiata come testimonia la recentissima sentenza di una settimana fa suU'elettrosmog che ha visto lo Stato contrapposto ad alcune Regioni, come l'Umbria o laPugUa. Infine, èstata indicata dal professor Massimo Luciani un'altra "perla" contenuta nel nuovo articolo 67 della Costituzione previsto dalla rifonna Bossi che stabilisce che "Deputati e senatori rappresentano la Nazione e la RepubbUca". Ma, si è chiesto polemicamente il docente, vuol forse dire che la RepubbUca è un'altra cosa rispetto aUa Nazione?". Sollevati sospetti di incostituzionalità «Non è possibile cambiare 35 articoli» «C'è il rischio di far nascere due sezioni parallele a scapito della uniformità dei verdetti» L'ex ministro Giovanni Conso (a sinistra) e, qui accanto, Leopoldo Elia

Luoghi citati: Roma, Umbria