I colori dell'estasi

I colori dell'estasiDOPO DIECI ANNI DI RESTAURI RIAPRE DOMANI IL BRACCIO DI CARLO MAGNO IN VATICANO CON UNA GRANDE MOSTRA DI CAPOLAVORI BAROCCHI I Marc Fumaroli SIANO «realisti» o «trionfalisti», i pittori di «immagim sacre» dei secoli XVII e XVm rimandano sempre lo spettatore a quel che le loro immagini non possono mostrare e la loro arte, per quanto sia «spirituale» in quanto rappresenta in termini scabri la tristezza della uame, oppure con modi sontuosi e giubilanti i cieli affollati di angeli, non può far vedere se non in modo indiretto, con gli occhi dell'anima; la «visione intellettuale» conseguita dai santi giunti alla vetta della loro orazione. Il punto di fuga dei quadri e delle statue degli artisti è sempre oltre quel che essi rappresentano, ed è verso questo aldilà invisibile e non rappresentabile che essi orientano lo spettatore: il quadro e la statua sono soltanto una fase di passaggio, più o meno eloquente e persuasiva, verso una «visione intellettuale» estranea al corpo e di cui essi danno testimonianza a chi guarda. Lo spazio decentrato, il drammatico concatenarsi di gesti e di espressioni del volto, lo slancio mosso della figura non sono affatto la ragion d'essere dell'opera, sono invece i mezzi usati dall'artista, insieme ai contrasti di chiaroscuro e al gioco dei colori, per trasfigurare il reale sensibile in un vettore «spirituale» nel senso agostiniano, capace di trasportare l'intelligenza dello spettatore verso l'idea soprasensibile di cui il santo raffigurato ha avuto un'esperienza interiore e amorosa nella realtà. Le prodigiose macchine teatrah che gh artisti italiani dell'affresco hanno rappresentato nei deh delle cupole e nelle absidi delle chiese, culminanti nella fragile figura di un santo inginocchiato e prostrato, con gh occhi rivolti in alto, in estasi, non mirano ad altro che a guidare l'occhio dell'osservatore verso questa vetta invisibile e del tutto interiore in cui si incontrano faccia a faccia l'anima redenta e ciò «che non è concesso a uomo di proferire» né di rappresentare. I pittori italiani spesso introducono le «immagini sacre», quadri o statue, nella scenografia con cui rappresentano il rovesciamento delle apparenze operato nell'anima di un santo in preghiera: si tratta di vere e proprie «istruzioni per l'uso» delle arti visive rivolte allo spettatore, se questi è intento alla preghiera a sua volta. Si arriva al culmine, poi, quando l'opera d'arte devozionale inserita nel quadro o nel hassorihevo non si accontenta più di essere un vettore della visione «intellettuale», ma essa stessa, per così dire, sale al piano superiore, riversandosi nella visione senza turbarla, rivestendola dei pigmenti «spirituah» che ha estratto e purificato dalla realtà sensibile, e «sviluppando» in qualche maniera il negativo della- presenza divina. Rifacendosi a Santi di Tito, e alla sua straordinaria Visione di San Tommaso d'Aquino (Firenze, Cenacolo di San Salvo) - in cui il Crocefisso scolpito sospeso sopra l'altare davanti al quale Tommaso è prostrato in preghiera si stacca dalla Croce, si piega verso il santo e irradia di vita e di amore la sua «visione intellettuale» - il Grechetto ha raffigurato san Bernardo di Chiaravalle rapito da un trasporto d'amore per Cristo, che per lui discende dalla Croce a mostrargli le sue piaghe. In mi bozzetto delle scultore Pierre Legros l'apparizione interiore della Vergine a un santo in estasi, con gli occhi umilmente rivolti a terra, si rivela a chi guarda sotto forma di un quadro in cornice che un gruppo di angeli presenta davanti al volto del santo: la raffinata scenografia presume quindi quell'affinità fra la mediazione artistica che sant'Agostino aveva suggerito. Spesso accanto al santo raffigurato in preghiera vediamo un libro aperto, ma anche se nell'estasi gli occhi del protagonista sono rivolti verso l'àltrove che abita in lui, ciò non sta a significare un rifiuto della lettura e della Scrittura sacra, bensì indica tutta la distanza che nella visione amorosa separa la lettera morta dall'esperienza del suo senso ultimo. Nella Visione di san Girolamo del Guercino il santo si distoghe dal tavolo da lavoro-tavola d'altare, dove, inginocchiato, si dedica a tradurre la Bibbia in latino, per accogliere, raccogliere, esperire, nell'estasi, il senso profondo del testo quale Dio lo ha ispirato ai profeti e agh evangelisti e quale dev'essere trasferito dal santo stesso nella lingua latina. Un angelo musicante, soffiando in un lungo strumento a fiato, fa giungere fino a lui questo senso recondito, che i suoni del dettato divino ispirano direttamente all'udito interiore del santo. Nell'arte religiosa non sono soltanto la pittura, la scultura, la musica e i suoi strumenti, a fiato o a corde, che intervengono per avviare e favorire il transito dal terrestre al divino, o la trasfigurazione dal carnale allo spirituale: l'architettura, l'arte del tappezziere, quella dell'orefice e del fiorista e del creatore di costumi, virtuoso della grande semantica del drappeggio, contribuiscono con l'arte del pittore e dello scultore a spiritualizzare i dati sensibili. Il teatro, che le riassume e le concentra tutte, con la sua scienza «spirituale» dei gesti, delle pose e delle espressioni del volto degh attori , e la scienza non meno «spirituale» dei tecnici dehe luci e degli scenografi, aiuta a trasportare il mondo sensibile nel mondo intelligibile, come un nugolo di «angeli» che preparano e accompagnano il rapimento deh'anima liberata dal peso della materia e capace di acco-. ghere con amore la visitazione dehe forme divine. Un'intera civiltà moderna e raffinata si vede invitata a riconoscere di non essere fine a se stessa, bensì a considerarsi come una vasta praeparafio evangelica a una vetta superiore di cui essa è tuttavia il postulato: la conoscenza amorosa della verità rivelata conseguita dai suoi santi. Questa, almeno, è la posizione adottata dalla maggioranza degh artisti, il mainstream dell'arte devozionale cattohea. Che incontra qualche resistenza. Il Caravaggio o il Bartolommeo Manfredi del San Francesco in meditazione , concepito nello stesso spirito della cappella sotterranea rivestita di crani e di ossari in Santa Maria della Concezione a Roma, dove il quadro è esposto alla venerazione dei fedeli, oppure il George de La Tour del San Francesco in estasi di Le Mans, respingono .quella generale ascensione della beUezza che nella gioia e nella raffinatezza sale verso la sua intelligibile e ineffabile sorgente. Questi artisti si allineano, e allineano la loro pittura, dalla parte dei Cappuccini rigoristi, con la le: a concentrazione ascetica sull'indegnità degh uomini, sul peccato o sulla morte. Il San .FVancesco del Caravaggio o di Manfredi si prostra davanti a un teschio, e non davanti a una «immagine sacra» pronta per essere animata dalla vita del Cristo risorto. Il monaco spettatore del San JFVancesco in estasi di George de La Tour, mediatore dello sguardo che il pittore invita a rivolgere al suo quadro, medita nell'estasi del santo emaciato, dagli occhi chiusi, immagine di un'agonia più che specchio di un rapimento fino al terzo cielo. Ma i «caravaggeschi» Carlo Saraceni e Bernardo Cavallino, tornando alla santa Cecilia di Raffaello, non esitano a rappresentare in vesti sontuose la vergine santa, dal Quattrocento in poi promossa al rango di Erato cristiana. Sia che, ispirata da un angelo, suoni uno strumento a corde (in Saraceni), sia che sacrifichi il proprio strumento per meritare di udire le armonie celesti (in Cavallino), per entrambi i pittori le mirabili «nature morte» con strumenti musicali non sono delle ranitas, ma tappe intermedie, percorse o tralasciate, nell'ascesa dell'anima verso l'oggetto supremo di gioia e di amore. Da Caravaggio a Reni da Poussin ai Carracci sculture e dipinti devozionali permettono uno straordinario viaggio nella religiosità della Controriforma L'INAUGURAZIONE Si inaugura domani, alle 18,30, nel rinnovato Braccio di Carlo Magno, In piazza San Pietro a Roma, la mostra «Visioni ed estasi. Capolavori dell'arte europea tra Seicento e Settecento», curata da Giovanni Morello, In occasione del IV Centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino. Alla presenza del Cardinal Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano parleranno tra gli altri II ministro peri Beni Culturali Giuliano Urbani e padre Giulio Berrettoni, rettore del Santuario di San Giuseppe da Copertino di Osimo. A Illustrare I criteri della mostra sarà Antonio Paolucci, che fa parte del comitato scientifico. La mostra rimarrà aperta fino al 18 gennaio. Si potrà visitare da domenica a giovedì dalle 10 alle 19 e venerdì e sabato dalle 10 alle 20,30. Pubblichiamo un brano dello storico Marc Fumaroli, membro dell'AcadémieFran^alse dal catalogo Skira. I Maddalena in estasiai Caravaggio: proveniente da una collezione privata, è uno dei capolavori In mostra Santa Caterina di Francesco Cairo, dalla Pinacoteca di Brera

Luoghi citati: Caravaggio, Cavallino, Chiaravalle, Copertino, Firenze, Osimo, Roma, San Salvo