Wall Street premia la Corporate America di Ugo Bertone

Wall Street premia la Corporate America DA INTERNET AL BIOTECH FINO Al COLOSSI DELL'ECONOMIATRADIZIONALE, GLI USA VOGLIONO ARCHIVIARE LA CRISI Wall Street premia la Corporate America Il dollaro debole aiuta i bilanci del terzo trimestre delle multinazionali Ugo Bertone I segnali sull'economia restano contraddittori: una statistica favorevole sulla disoccupazione di settembre, in calo di 37 mila unità, ma anche un'inattesa caduta dell'indice della fiducia; un'improvvisa e sorprendente impennata dei consumi 1+6^ ad agosto), ma anche una frenata delle paghe orarie per i dipendenti dell'industria. Se però si guarda a Wall Street, che resta, al di là delle incertezze, la bussola principale della locomotiva Usa, si ha la sensazione che il motore abbia ormai ingranato il turbo. Non sono pochi, infatti, i segnali che gli umori della Corporate America stiano per cambiare. Da Internet alle biotech, la new economy toma a muoversi con una velocità impetuosa; tra i grandi dello SS-P, passata la paura per le indagini della Procura di New York, si avvertono, come sempre accade in America, i segnali di un'inversione rapida e violenta: le banche d'affari, da JP Morgan a Morgan Stanley, denunciano utili d'oro. E l'industria, rafforzata dal dollaro debole, dà segnali di grande vivacità. Basti l'esempio di General Electric, l'immensa conglomerata che fino a pochi mesi fa era presente in quasi tutti i settori produttivi con l'eccezione delle scienze della vita. Venerdì questa lacuna è stata colmata: con un'acquisizione da 9,5 miliardi di dollari, il ceo Jeffrey Immelt ha acquistato il controllo dell'inglese Amersham, una delle maggiori società al mondo del biomedicale. E' un'operazione, dicono gli esperti, destinata a segnare un' epoca. Chi avrebbe accettato di essere pagato in azioni, pur solide, un anno fa? Oggi, invece. Gè può pagare con i suoi titoli gli azionisti inglesi che, probabilmente, pensa- no che le azioni del colosso siano destinate a salire. Non è questa la sola sorpresa che ha riservato il palcoscenico della finanza Usa. Il balzo di Yahoo, in un certo senso, impressiona ancora di più. Quando, il 10 maggio 2001 Terry Semel, veterano di Hollywood, varcò il portone del quartier generale di Sunnyvale in California il suo ruolo pareva quello di un liquiditore di un sogno: Internet s; nibi'ava finito, una volta per tutte. E invece, la settimana si chiude con i titoli di Yahoo risaliti alle quotazioni di 33 mesi fa, prima che Semel intervenisse con il suo piano d'urto. Un'esagerazione? I numeri presentati da uno dei più famosi motori nella storia del web sono a prova di qualsiasi contestazione: il giro d'affari, nel terzo trimestre, è salito del 4307o. Non solo. Ormai la società viaggia su 3 cilindri: le entrate «tradizionah», il vecchio banner per la pubblicità; la nuova Ouverture, una società chiamata a far concorrenza a Google. Infine, l'alleanza con Sbs nella banda larga: chi vuole connettersi con la rete di Sbs, una delle più importanti d'America, deve passare per il portale di Sunnyvale. «Yahoo - commenta Elserino Piol, lo scopritore di Renato Soni non è un fuoco di paglia. Ma bisogna anche evitare i soliti eccessi legati a tutto ciò che è Internet». Cioè? «La Rete è ormai una tecnologia che ha pervaso tutte le attività industriali. Così come 20 anni fa un'azienda senza telefono avrebbe fatto poca strada, allo stesso modo oggi una società che non ha e-mail incontra enormi difficoltà nel fare business. Il trend di medio periodo è certamente positivo: c'è ancora margine per crescere. Ciò detto, i titoli legati al web sono sempre eccessivamente volatili. Penso che continueremo, purtroppo, a vedere ancora dei bei saliscendi». Tutto dipende, nel breve, dall'andamento dei conti trimestrali. La prova del nove ci sarà questa settimana quando sfileranno le corazzate d'America. Domani, ad esempio, verranno annunciati i conti di Intel, Motorola, Bank of America, Merrill Lynch e Johnson S- John- . son: da sole, queste società valgono oltre 550 miliardi di dollari,, più dell'intera Borsa italiana. Le loro mosse, da sempre, sono destinate a influenzare tutti i listini del pianeta. Stavolta la febbre sarà anche più alta perché il mondo delle Borse (e non solo) vuol avere conferma da Intel che il peggio è finalmente alle spalle. E dalle multinazionali, dalla Coca Cola all'Ibm, che in questi giorni convertono gli utili delle filiali in dollari svalutati, vuol sapere se la ripresa dei bilanci aziendali giustifica il rialzo di Wall Street e, soprattutto, del Nasdaq. «Le multinazionali sono le più avvantaggiate dal deprezzamento del dollaro, visto che una parte dei loro profitti è espressa in altra valuta» dice Ed Yardeni, l'oracolo della Prudential Securities, uno dei più ascoltati osservatori di-Wall Street (sostiene che il dollaro perderà ancora un altro 50Zo). Prosegue: «Signori miei, credetemi. Dire che la ripresa americana c'è ed è solida non ha nulla di sacrilego». L'espansione proseguirà nel 2004? «Sì. La produttività continua a crescere e, vista l'inflazione bassissima, gli occupati godranno di un incremento apprezzabile dei salari. Anche la Borsa dovrebbe continuare la via del rialzo. Il multiplo sugli utili è ancora basso. tenuto conto dei rendimenti anemici offerti dai titoli del debito, e i profitti sono in crescita. Per fine d'anno c'è spazio per un altro IO0/)». C'è tanto ottimismo in giro, insomma. E ne approfitta, ovviamente, la tecnologia più comphcata che si traduce ir. Investimenti a rischio. E' il caso del biotech. A guidar la danza è il colosso Genentech, che ha annunciato una crescita dei profitti pari al 70^0. Pochi mesi fa aveva fatto scalpore la notizia che i massimi dirigenti del gruppo avevano approfittato della promozione da parte della Food and Drag Administration dell'Avastin, un antitumorale, per vendere gran parte dei loro titoli. Probabilmente, a giudicare dalle attese dei mercati, si sono accontentati di troppo poco. Un'ultimanotazione. Nel 2002 le matricole si sono contate sulle punte di una mano. Oggi la Usta delle Ipo si allunga e ora conta oltre 40 società, tra cui molte biotech a rischio 100. Tra due settimane debutteranno, infatti, Aderis Pharmaceuticals (farmaci contro il morbo di Parkinson) che sarà portata in Borsa da Lehman Brothers tramite il collocamento di 6 milioni di azioni tra 11 e 13 dollari. In tal modo la capitalizzazione di Aderis si aggirerà attorno a 260 milioni di dollari. La società denuncia un fatturato di soli 3 milioni e una perdita operativa di 13. Negli stessi giorni debutterà Advancis Pharmaceuticals (molecole contro le infezioni) sponsorizzata, oltre che da Lehman, da Pacific Growth Equities. Le azioni saranno emesse tra 12 e 14 dollari. La capitalizzazione di Advancis dovrebbe aggirarsi attorno a 316 milioni di dollari. I dati di bilancio ricalcano quelli di Aderis: zero fatturato e perdita operativa per 16 milioni. La febbre sta per salire. [borsa&fmanza] TRE MESI DI GALOPPO PER LA BORSA DI NEW YORK +^5% +10% +5% NASDAQ DOW JONES 30 luglio 19 agosto 8 settembre 26 settembre 10 ottobre

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