Rock al muro

Rock al muro Rock al muro In mostra i lavori di Whithead un maestro dell'illustrazione UNA mattina di 33 anni fa Paul Whitehead andò a conoscere i cinque ragazzi di un gruppo allora sconosciuto che si chiamava Genesis. li incontrò negli uffici della casa discografica, la Charisma, e gli parvero un po' naif e sprovveduti. "Non sapevo che musica facessero - ricorda l'artista -. Mi diedero da sentire "From Genesis to Revelation" e non mi piacque. Nonostante questo, ci fu subito intesa e loro decisero che ero il tipo che stavano cercando per realizzare le loro copertine». Il frutto dell'accordo furono tre degli artwork più celebri della storia del rock, un temo secco di fantasiosi dipinti che nell'era pre-videomusic - costituivano lo straordinario compendio visivo della musica. Fra il 1971 e il 1973, Trespass, Nursery Crime, e Foxtrot furono fra gli album più venduti in Europa, e soprattutto in Italia, dove il culto della band di Peter Gabriel ha sempre avuto sohde radici. Tutto merito dei brani intriganti e ricchi di fantastiche melodie, ma certo l'impatto non sarebbe stato lo stesso senza quelle immagini, il re e la regina accoltellati, la bambina che gioca a croquet su un prato verde e giallo, la donna con il ve- stito rosso e la testa di volpe. l hh Paul Whitehead, pittore diDartford, Kent, dopo essere stato uno dei fondatori del settimanale londinese Time Out, fu così ingaggiato come art director dei Genesis e degh altri gruppi della scuderia Charisma, Van der Graaf Generator in testa. «Una stagione magnifica», racconta il cinquantasettenne artista, che per tre anni fu il sesto uomo della band. «Sono stato fortunato ad avere la possibilità di lavorare con dei musicisti così raffinati - racconta -. Mi facevano sentire i brani, mi davano i testi delle canzoni, poi mi dicevano "Facci la copertina per questo". Si trattava di offrire agli occhi quello che loro producevano per le orecchie. Assistevo alle prove, e il mio lavoro procedeva in parallelo al loro". In questo modo l'idea faceva un giro a 360 gradi. C'era la musica, poi il disegno, e infine la performance dal vivo. Gabriel scriveva la storia della bambina che uccideva un amichetto con ima mazza da croquet («The Musical Bo»), Whitehead la riproduceva, e Gabriel aurora la portava in scena, mimandola con dovizia di dettagli. Whitehead, o Signor Testabianca come ama presentarsi, ha lentamente capitalizzato il suo successo, lavorando per decine di gruppi (comprese Le Orme). Dal 1974 vive a Los Angeles, ha dipinto un murales da Guinness dei primati, ha lavorato tre anni ("abbastanza per i miei gusti") alla Universal occupandosi dell'aspetto creativo del merchiandising di film quali «Batman» e «Indiana Jones», e non ha mai smesso di dipingere. Qualcuno ha scritto che è un «surrealista spirituale», etichetta che gli sta bene. L'ultima coperti¬ na l'ha fatta per la Clearlight Orchestra, la prossima potrebbe essere quella della sua band, la Borg Symphony. I suoi quadri un po' new age, colorati, luminosi ed insoliti, sospesi nell'incredibile, saranno per la prima volta in mostra a Torino dal 10 ottobre sino al 2 novembre (presso l'Atif, in Corso Unione Sovietica 490; mostra a cura di Maurizio Galla; telefono: 011.3473493). Si potranno vedere anche le storiche pitture per Van der Graaf e Genesis, anche se - purtroppo - non si tratta degh originali. Quelli li hanno rubati anni fa e non ce se n'è più avuta traccia. Il Signor Testabianca c'è rimasto male, ma non s'è perso d'animo. Li ha rifatti uguali. Farli meglio non avrebbe avuto senso. Marco Zatterìn La copertina di «Pawn Hearts» dei Van der Graaf Generator è tra i lavori di Whitehead esposti all'Atif

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