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Il Duce in musica IN UN LIBRO Il Duce in musica Mussolini violinista, recensore e appassionato di Beethoven IL IO febbraio 1901, al Teatro Comunale di Forlimpopoli, un ragazzo non ancora diciottenne doveva commemorare Verdi a pochi giorni dalla morte; in realtà improvvisò un discorso politico estraneo aU'argomento, limitandosi a prendersela con la sua «musica garibaldina da fanfare e bande di paese». Quel rivoluzionario in erba si chiamava Benito Mussolini. Trent'anni dopo, dittatore affermato, il Duce riceverà Stravinskij, che non esiterà a proclamarlo «salvatore d'Italia e - voglio sperarlo - dell'Europa». Nel 1937 sarà Pizzetti a farsi vivo con «Lui», nella speranza di dedicargli, naturalmente «con la più profonda devozione», l'inno composto per il film «Scipione l'Africano». A proposito dei direttori d'orchestra, ricordo invece Bernardino Molinari che, dopo aver ricevuto la foto autografata del Duce, scrive che essa «mi accompagnerà ovunque, come il più caro ricordo e il più prezioso talismano; e sarò orgoglioso di mostrarla». Sono alcuni dei moltissimi episodi narrati da un violinista veronese, Stefano Biguzzi, nel suo eccellente «L'orchestra del Duce», il volume recentemente edito dalla Utet che sarà presentato nella Sala del Cammetto del Teatro Regio mercoledì 15 alle 17,30. Il rapporto fra Mussolini e la musica nella quadruplice immagine di violinista dilettante, di critico musicale (nel 1910 recensì i «Puritani» a Forlì con Stabile, definito «un artista sicuro»), di cultore della musica (prediligeva queba strumentale con un amore sviscerato per Beethoven), di suscitatore dell'interesse per la musica con una serie di inteUigenti iniziative - viene affrontato da Biguzzi senza pregiudizi. Ce n'è insomma per tutti, anche per Toscanini, che l'autore ritiene speculare a Mussolini: «due volti inconciliabili di un'italica erma bifronte». Un libro di notevole interesse documentario e al tempo stesso di godibile lettura. Giorgio Gualerzi