Un sigaro tra le dita, che sfrontato Baudelaire di Giuseppe Marcenaro
Un sigaro tra le dita, che sfrontato Baudelaire 'CARTE.SEGRETE Giuseppe Marcenaro Un sigaro tra le dita, che sfrontato Baudelaire Z INNOCENTE "recensione" del to¬ scano di Mario mmm Soldati ha sollecitato curiosità. La posta si è ingorgata di messaggi inviati da entusiasti che salutavano accendendosi il toscano; e da sconsolati a causa delle bionde mutate in necrologio. Censurando la "sfacciata temerarietà" dell'articolo, sono stato bollato come propalatore di vizi, untorello, incosciente: facendo il broncio al ministro dei talebani avrei contribuito a diffondere malattie e disgrazie. Continuo a non pentirmi e a deliziarmi con i graduali aromi del toscano. Questa campagna antifumo però inquieta. Intanto perché esorta pacifici cittadini all'intolleranza. Alla fine si scoprirà che gli odiati tabagisti sono "anche" persone come tutte le altre. Fortunatamente si sono un poco distratti prendendosela con i sovrappeso e con i cani. Toccherà poi a quelli senza capelli perché non hanno curato a sufficienza lo scalpo? Il ministro dei talebani sembra vocato a stabilire un ordine prussiano in un paese come l'Italia. Tempo perso. Il desiderio di comprendere qualche ragione in più sulle esortazioni antifumo mi ha indotto a risvegliare due libretti: il primo è Laphysiologie du fumeur, pubblicato a Bruxelles nel 1840 (chez Michel Libraire, p. 128, s.i.p.); l'altro, ben più illustre, di Fernando Ortiz, Contrapunteo cubano del tàbaco y el azucar, del 1940. L'anonimo autore del primo, pubblicato in un secolo in cui si fumava senza angosce, si slancia in difesa ad oltranza del tabacco: "Quando si è infelici - dichiara - si deve fumare, perché il fumo provoca gioia". Prosegue in una dissertazione con la quale prova quanto sia benefica una fumatina liberatoria sostenendo - a cominciare da Diderot e d'Alembert e dall'elogio del tabacco nella loro folgorante Encyclopédie - quanto il fumatore sia amante della libertà. L'iperbolico autore dalla Physiologie du fumeur, scrivendo in un tempo in cui il fumo non soffriva, almeno apparentemente, di proibizioni, racconta come durante la Restaurazione sorgesse una strana e inspiegabile ostilità per il tabacco, considerato vizio impunito dei rivoluzionari e dei nemici dello Stato; e un uomo - aggiungo - deprecabile come Charles Baudelaire, oltre a scrivere il "pericoloso" Fleurs du Mal, avesse avuto la sfrontatezza di farsi ritrarre con un sigaro tra le dita. La Physiologie si conclude con un ingenuo auspicio: che, nel 1940, si possa dedicare un monumento a Nicot. A parte gli impicci in cui era l'umanità in quell'anno, la profezia trovò una originale conferma nella pubblicazione del volumetto di Ortiz che, fumando corposi coronas, compose il suo straordinario "poemetto" antropologico sul tabacco e sullo zucchero dove evoca tutti i bisticci e le tenzoni su quei due "demoni" che danno piacere e vengono ogni tanto censurati dai governi. Ortiz, con ostinata fantasia, elogia il tabacco come alimento principale dell'intelligenza, della poesia e del sogno. Impossibile fare a meno di pensiero e di sogno, parenti strettissimi della libertà e della tolleranza. Soltanto nei periodi in cui il talebanismo predomina i "sindicatori" condannano come perniciosi pensiero e sogno. Sul fumo si gioca una partita ben più alta di una frivola disputa tra Carnevale e Quaresima, tra il bene e il male, il lecito e l'illecito, tra il peccato e la redenzione, anche se messa sul piano della salute pubblica. Fumare non è una trasgressione, conclude Ortiz, ma una forma simbolica per dichiarare la libertà di pensare in modo diverso. gmarcenaro@libero.it Fernando Ortiz Contrapunteo cubano del tabaco y el azucar, 1940 edizione italiana Rizzoli, 1982
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