Taricone in prosa, simpatico

Taricone in prosa, simpatico Taricone in prosa, simpatico PER non scoraggiare subito i frequentatori, molti teatri i-oinani hanno aperto la stagione nel segno del buonumore. Così il Teatro Cometa Off, nuova saletta a Testaccio, anche se sulla carta lo spunto del romanzo di Andrej Longo, ovvero dello spettacolo che lo stesso autore ne ha tratto e che come quello si intitola Più o meno alle tre, non sembra proprio ameno; nientemeno che la tragedia dell'I! settembre 2001 dal punto di vista di gentuccia napoletana nelle cui vite piomba improvvisamente attraverso i teleschermi. Ma in realtà l'I 1 settembre è solo un pretesto per dare unità a una serie di racconti molto brevi, talvolta a delle semplici situazioni: il monologo di un guardone occasionale che si eccita spiando la giovane signora dirimpettaia; madre e figUa bloccate da una moto in panne proprio quando a quest'ultima arrivano le doghe del parto ; due pizzettari uno dei quali mentre impasta fa il filo alla pericolosa moglie di un camorrista; un commissario la cui consorte gli annuncia che lo pianta proprio durante una gita almare-eccecc. I bozzetti sono vivaci, i dialoghi sono spiritosi, e gli echi della catastrofe di Ne w York arrivano opportunamente, quando arrivano, per concludere e passare ad altro. Perciò la serata risulta leggera (70) e gustosa, ben articolata in vari luoghi dalla regia di Emanuela Giordano, e benissimo recitata dai cinque interpreti Walter Da Pozzo, Rosaria De Cicco, Lucianna De Falco, Paolo De Vita e Pietro Taricone. Quest'ultimo, del quale soprattutto qualcuno vorrà notizie, è belloccio, simpatico e perfettamente a suo agio, anche nella dizione. Lo spazio piccolo senza problemi di acustica e la lingua intrisa di dialetto probabilmente lo aiutano, il risultato comunque è ottimo. Si repUca fino al, 5 dicembre. Più ambizioso, e assai più opulento per mezzi e nomi (tra i più noti spiccano quelli di Isabella Orsini, Maximilian Nisi, Vladimir Luxuria), il lavoro attualmente al Parioli. È un musical di medio formato scritto e interpretato da Antonio Giuliani. Lo spunto è strampalatissimo, l'immersione (h un tapino (il Giuliani) in una specie di aldilà che poi è una pensione dove vivono i personaggi di certe fiabe, condannati a pestarsi i piedi per sempre. Cenerentola, donde Ù titolo - Che fine ha fatto Cenerentola? - è la sguattera-factotum; le sorelle cattive sono, come nel balletto classico, due travestiti; il principe azzurro è un feticista con la mania delle scarpe; la fata dai capelli turchini, una ninfomane; la regina cattiva, un donnone ai limiti del freak; Cappuccetto Rosso, una giovane barbona. Ci sono anche quattro ballerini impegnati in vigorose coreografie. La regia di Enrico Maria Lamanna movimenta 'azione usando varie porte e due piani nell'ambiente unico e piuttosto neutro di Massimiliano Nocente, senza però impedirle di risultare ripetitiva. Abbiamo infatti poco più di una serie di gag nello stile dell'avanspettacolo di una volta - gag che ogni tanto strappano la risata, ma che allineate ' come sono non riscono a costruire un tutto organico, e alla lunga - ben 130' più intervallo! - stancano anche gli assai ben disposti divi convocati per la prima. Fino al 16 novembre.