Un altro Gramsci è possibile di Angelo D'orsi

Un altro Gramsci è possibile IL SUO PENSIERO RILANCIATO DA UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE IN MESSICO Un altro Gramsci è possibile Angelo d'Orsi PUEBLA, un paio di centinaia di chilometri a Sud di Città del Messico, è un centro di un milione di abitanti, provvista, oltre che di un numero incredibile di chiese, che la fanno uno dei grandi centri del cattoheesimo in America Latina, di ben due università, una delle quali, dall'aulico nome di Benemèrita Universidad Autonoma de Puebla (Buap), in collaborazione con l'Istituto Gramsci di Roma e con la International Gramsci Society, da alcuni anni dà vita a conferenze intemazionali dedicate ad Antonio Gramsci. Quella che si è appena conclusa è la terza, e come le precedenti ha avuto per animatrice una timida e forte studiosa greca che vive in Messico da anni, ma frequenta assiduamente l'Italia. Dora Kanoussi, questo il suo nome, è studiosa di Gramsci e fa parte del gruppo di lavoro dell'Edizione Nazionale delle Opere di Antonio Gramsci. Che coshanno di diverso queste conferenze dai tanti convegni gramsciani che siamo abituati a frequentare? Innanzi tutto, questa m Conferenza, durata ben quattro giornate (dal 7 al 10 ottobre), ha visto una partecipazione numerosissima e davvero qualificata di studiosi di varia formazione e soprattutto di varia provenienza: prevalentemente latinoamericani, ma anche nordamericani (degli States e del Canada), europei (Germania, Inghilterra), dell' Estremo Oriente (Giappone), dell' Australia. Nulla del sohto congresso accademico, anche se la quasi totalità dei partecipanti insegna in atenei sparsi per il mondo; poche formalità, niente fronzoli, e relazioni che andavano al sodo: sarà un caso che nessuno dei partecipanti - fra i maschi; ma significativa 6 stata la preaon^a feTtunaini- le - indossasse la cravatta? Epptire sbagherebbe chi pensasse a un'adunata di reduci del comunismo, a un raduno di refrattari della democrazia, a una semisegreta riunione degli ultimi carbonari del gramscismo. Anzi, questo convegno segna la fine del gramscismo, posto che fosse ancora vivo, e segna un nuovo, decisivo punto a favore dell'assunzione di Antonio Gramsci nel cielo dei classici del XX secolo. Gramsci classico: questa, si dirà, non è precisamente una novità, ma a giudicare dalla qualità degli interventi, dalle università coin¬ vBBJFbAntonio Gra volte (da Chicago a San Paolo del Brasile, dall'Avana a York, da Barcellona a Quito, da Rio de Janeiro a Napoh, da Atene a Francoforte), dalla mole di pubbheazioni di cui si è avuta notizia nei lavori della Conferenza, si può parlare del Sardo che scelse Torino come di uno dei grandi del pensiero di ogni tempo; ma sopraUutto, e questo appare forse l'elemento di maggiore interesse, qui, dall'America Latina, un subcontinente che ha avuto una storia temibile di genocidio e poi di oppressione da parte del grande vicino del Nord e quindi di dittature militari o paramilitari, all'opera di Gramsci si guarda non nei meri termini eruditi e filologici cui l'etichetta di «classico» ha rischiato di ridurlo tra noi italiani, che pure di Gramsci ci siamo occupati assai poco negh ultimi due decenni. No, il messaggio che viene da Puebla non è soltanto quello dell'attualità di Gramsci (come si conviene a un classico, che per definizione è quel testo o quelT autore sempre attuale, che non tramonta), ma è anche quello di una vera e propria contemporaneità del suo pensiero. Qui - in Messico, in Brasile, in Argentina, in Ecuador, in Colombia... - si studia e si traduce Gramsci, in modo sempre più rigoroso e integrale, non per il puro, nobihssimo intento di conoscere, ma anche con la non nascosta inten¬ zione di utilizzarlo come uno strumento per la comprensione della complessità del mondo globalizzato e per l'aiuto all'individuazione dì mezzi e linee di azione culturale e politica in senso lato, che possano aiutare questa fetta di umanità, ma in generale tutti coloro che soffrono gh effetti di una situazione di macroscopica e sempre più preoccupante ingiustizia su Scala mondiale. In Gramsci si riscoprono dunque categorie utili a tutti coloro che, in America come in Europa, in Giappone come negh Stati Uniti, ritengono che un altro mondo sia possibile, ma utili in particolare ai popoli latinoamericani: non solo la teoria degb intellettuali, riconosciuta universalmente come imprescindibile a chi si accosti al tema, ma concetti come egemonia, rivoluzione passiva, rapporti di forze, blocco storico, guerra di posizione e guerra di movimento, società civile e così via, vengono con convinzione riproposti nella loro pregnanza politica, che in Gramsci è sempre, prima di tutto, culturale. Il tutto senza alcuna intenzione celebrativa, fuori da ogni tentazione dogmatica, ma con la necessaria cautela storica e il doveroso spirito critico, che ci deve indurre a ogni possibile adattamento di tali categorie e delle altre fondamentah parole chiave del lessico gramsciano. Non a ca so itemi delle relazioni non erano solo relativi ad analisi del pensiero di Gramsci, ma ne tentavano anche dirette appplicazioni per leggere fenomeni sociali e politici come la globalizzazione, i grandi flussi migratori, il rapporto Europa-America, il problema della democrazia dei media e così via. Insomma, ormai da tempo sottratto al marchio di fabbrica del «Partito», definitivamente disancorato dalle appropriazioni indebite, liberato da giochi politici e utilizzi ideologici perlopiù di modesto livello (la polemica della scorsa estate sulla lettera delle soreUe Schucht a Stalin non ha certo brillato per originalità), Gramsci come classico, proprio come un Machiavelli o un Weber, non solo ha tutte le carte in regola per far bella mostra nelle nostre biblioteche, pubbliche e private, ed essere dato «da studiare» ai nostri giovani nelle scuole e neUe università, ma si presta a essere utilizzato con le sue categorie concettuali, per penetrare il presente, e operarvi. Vi pare poco? Antonio Gramsci (1891 -1937) Strumento fondamentale per tutti quelli che vogliono capire la complessità e le ingiustizie del mondo globalizzato