Gli «Etf» crescono ma il vero boom deve ancora venire

Gli «Etf» crescono ma il vero boom deve ancora venire Gli «Etf» crescono ma il vero boom deve ancora venire Glauco Maggi PARTITI il 30 settembre 2002, gli Etf (exchange traded funds, fondi trattati in Borsa) hanno appena compiuto un anno di vita in Italia, durante il quale sono stati registrati 33.012 contratti per 1,16 miliardi di euro, per una capitalizzazione complessiva che ora supera i 4 miliardi. La crescita è stata costante, passando dai 3 Etf del primo mese agli attuali 11, ma i volumi negoziati sono ancora molto bassi in rapporto al potenziale. Eppure la loro diffusione è solo questione di tempo pure qui, anche perché il pubblico è duplice: gli investitori istituzionali (il che è una buona garanzia di qualità tecnica del prodotto) e gli individui. Nel settembre 2003 a piazza Affari gli individui hanno pesato per il 600.'o dei contratti (dato stimato considerando i contratti di dimensione inferiore ai 5.000 euro) pari al 40Zo del controvalore, mentre la dimensione media dei contratti è stata di 23.431 euro a conferma dell'interesse già molto sostenuto da parte dei gestori su questo nuovo segmento di Borsa. Per gli Etf si parla di contratti di acquisto perché il gergo è quello azionario: tecnicamente, infatti, gli Etf sono uno strumento a due facce, una che offre la diversificazione di un paniere di titoli alla stregua di un fondo comune e l'altra che consente la trattazione continua dalle 9 e 10 alle 17 e 25 di ogni giorno di Borsa aperta alla stregua di un'azione ((tradizionale». Il portafoglio di azioni dell'Etf non viene creato però, a differenza di quanto succede per i fondi comuni aperti a gestione attiva, da un money manager che opera basandosi sulle proprie autonome strategie di investimento. Il portafoglio dell'Etf replica infatti la composizione del suo indice benchmark in termini di titoli costituenti e di pesi percentuali ma, volendo generalizzare e semplificare, tipicamente l'Etf ha un valore superiore a quello dell'indice in quanto incorpora i dividendi staccati dalle azioni del suo portafoglio mentre l'indice, in occasione di tali stacchi, perde valore. Il valore dell'Etf viene poi riallineato a quello del suo indice benchmark in occasione dell'eventuale stacco del dividendo dell'Etf. In ogni caso è opportuno specificare che l'Etf si pone l'obiettivo di replicare il rendimento del proprio indice (è la ((promessa» più importante per l'investitore) mentre il fatto che il suo valore sia sempre una frazione esatta dell'indice (esempio: 1/100) ha un'accezione puramente «estetica» che, come appena visto, può essere disattesa per ragioni tecniche senza generare necessariamente un danno per l'investitore. La capacità dell'Etf di replicare il rendimento del proprio indice benchmark (limitando il cosiddetto (rtracking error») è resa possibile grazie all'annullamento delle commissioni di «ingresso», «uscita» e ((performance» e al contenimento di quelle di «gestione» (da 0,2007o a 0,9207o all'anno a seconda dell'ETF a piazza Affari), ma soprattutto grazie a un innovativo meccanismo di funzionamento detto «creation/redemptin in kind». Esso permette, in occasione delle sottoscrizioni e dei rimborsi, di limitare i costi amministrativi e di negoziazione e di allineare immediatamente il portafoglio dell'Etf alla composizione dell'indice. E' tale meccanismo la vera «rivoluzione» tecnica apportata dagli Etf rispetto ai tradizionali fondi passivi. Quanto alla liquidità, è assicurata continuamente, e indipendentemente dal volume degli scambi ed anche in totale assenza di negoziazioni e di proposte di terzi, da parte del cosiddetto Specialist (ente incaricato) e degli altri eventuali market maker. La presenza di quotazioni multiple di intermediari diversi (e non solo dell'emittente o di un intermediario del suo gruppo) e la possibilità di realizzare arbitraggi permette di limitare eventuali «conflitti di interesse», di contenere lo spread denaro-lettera sempre presente negli scambi sulla Borsa Italiana e di mantenere i prezzi dei contratti conclusi vicino al prezzo ((fair» (corretto) dell'ETF. Gli Specialist sono tenuti a comprare o vendere a richiesta del pubblico, e a non superare un certo spread (distanza) tra denaro (acquisto) e lettera (vendita). I dati rilevati dal Sanpaolo Imi AM a giugno, disponibili sul sito www.borsaitaiiana.it, indicano che il maggior spread è stato quello sullo Stoxx50LDRS (0,6607o) e il minore sul Bl-MSCI Euro (0,300Zo): in ogni caso l'obbligo regolamentare è di non andare oltre l'P/o. glauco.maggi@lastampa.it Fondi trattati in Borsa (Etf) sono uno strumento a due facce una offre la diversificazione di un paniere di titoli e l'altra consente lo scambio continuo come per le azioni tradizionali f : ^ Imi im Gli Etf sono quotati da un anno e cominciano a essere popolari, lo ho però due dubbi: le quotazioni dovrebbero replicare gli indici, ma non lo fanno al 100oZo; quanto alla liquidità, i contratti sono pochi ma anche con scarsa domanda i prezzi non crollano... G.P. (Internet)

Persone citate: Glauco Maggi

Luoghi citati: Italia