Il giallo del Nobel mancato «Uno sgarbo ai Pontefice?» di Marco Tosatti

Il giallo del Nobel mancato «Uno sgarbo ai Pontefice?» LE REAZIONI NEGLI AMBIENTI VATICANI Il giallo del Nobel mancato «Uno sgarbo ai Pontefice?» Si affaccia il sospetto di una manipolazione pubblicitaria per un premio in difficoltà. «0 potrebbe essere addirittura un messaggio anticristiano» retroscena Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO ADESSO che le luci sul Premio Nobel si sono spente, oltre il Portone di Bronzo si riflette sulla strana vicenda che ha visto per qualche giorno Giovanni Paolo II candidato in pole position per il riconoscimento, che poi è andato a un'eroica paladina dei diritti umani, ma certamente non notissima al grande pubblico. E le riflessioni portano sJla conclusione che c'è un piccolo giallo, legato all'assegnazione di quest'anno. La premessa fatta da qualcuno dei nostri interlocutori è quella di essere contrari a «premi dati al Papa, perchè, per noi che siamo credenti. il Vicario di Cristo è qualcuno al disopra di queste cose. Per questo, i riconoscimenti possiamo prenderli come un atto di stima che ci fa piacere, ma io sarei sempre per rifiutare nel senso più simpatico e sorridente della parola». Però, da parte di ambienti vicini al Comitato, ci sono stati contatti in Vaticano per sapere se il Pontefice avrebbe accettato il riconoscimento, nel caso gli fosse stato attribuito, e se sarebbe andato a Oslo il 10 dicembre per ritirarlo. E - sempre secondo indiscrezioni di ottima fonte - la risposta sarebbe stata positiva in entrambi i casi. Giovanni Paolo n avrebbe risposto «sìgrazie»alNobel,eprobabilmente avrebbe aggiunto una trasferta a Oslo alla stagione dei viaggi 2003, conclusa da Pompei martedì scorso. Qualcuno, dunque, all'interno del Comitato ha pensato al Papa; ma perchè? Secondo uno dei nostri interlocutori, legare il Nobel al nome del Papa poteva essere un tentativo di riattirare l'attenzione sull'avvenimento; e forse poteva esserci anche l'intenzione «in buona fede, non voglio dire in cattiva fede», di «livellare» la figura del Pontefice, metterlo sullo stesso piano di altri leader religiosi. Si sospetta, alla radice di questo, una radice culturale illuminista, «quasi voler dire che tutte le guerre hanno una radice religiosa; e allora si premiano i leader che si distinguono, e il premio una volta lo diamo a un buddhista, una volta lo diamo a un musulmano "aperto", magari lo lo diamo anche al vescovo di Roma». Ma forse c'è anche di più, e forse non tutto è frutto innocente di radici culturali impregnate di razionalismo protestante. C'è chi pensa, in Vaticano, che il nome del Papa sia stato fatto «artatamente, e quasi anche per fare un dispetto. Il laicismo si è preso un po' una rivincita, come nel caso della Costituzione europea. Forse è uno sgarbo addebitabile a tutta una corrente che vuol fare capire che ne hanno un po' le tasche piene di questo cristianesimo». Chi ha seguito da vicino lo sviluppo del «giallo», nei dettagli, offre una versione che non getta una bella luce sul Comitato. Sembra ma naturalmente sono notizie che attendono una conferma ben diffìcile da trovare - che uno o due membri del Comitato abbiano parlato della possibilità della scelta del Papa quando già la decisione di premiare Shirin Ebadi era stata presa e formalizzata. Se questa analisi fosse vera, come probabilmente è, dal momento che la fonte che ce l'ha fornita è molto autorevole, ci sarebbe da chiedersi il perchè di queste indiscrezioni pilotate, e infondate. «Ho l'impressione che sia stata un'operazione di marketing non piccola», ci è stato detto. Motivazione? Il Premio sarebbe in crisi di immagine da parecchi anni; alcune delle scelte compiute non sono state felici. E il nostro interlocutore cita Arafat e Peres, quella sull'Irlanda del Nord, che è un problema ancora aperto, e quella sul movimento per le mine antiuomo. «Seguono percorsi mentali molto particolari, hanno le loro antipatie». Perciò nell'anno in cui la Francia ha fatto un esperimento atomico a Mururoa «hanno dato il premio a imo scienziato inglese che 40 anni prima aveva fatto una ricerca contro il nucleare». «Ma ho il sospetto che quest'an¬ no si sia fatto un gioco strano, perchè ambienti vicini al Comitato hanno fatto dichiarazioni molto positive sul Papa». E poi, fanno notare concordemente, l'ambiente in cui si decide il Premio non e esente da forti limiti: «E' un circuito norvegese che è molto provmaale. Va solo ciò che è vagamente di lingua inglese, solo ciò che è nei circuiti loro..». Oltre a quella che è una pregiudiziale storicamente antiromana, ben radicata nella cultura luterana norvegese, e forse anche anticattolica. Fra gli organismi in lizza c'è anche, e non da ieri, la Comunità di Sant'Egidio, che qualche gallone sul fronte della pace forse nel corso degli anni se l'è guadagnato, a partire dal Mozambico. Ma forse, se si chiamasse solo Comunità Egidio, senza quell'imbarazzante «Santo» nel nome avrebbe più chances.

Persone citate: Arafat, Bronzo, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Peres, Shirin Ebadi

Luoghi citati: Francia, Irlanda Del Nord, Oslo, Pompei, Roma, Sant'egidio