Gorbaciov: Wojtyla ha comunque lasciato un segno nella storia di Giulietto Chiesa
Gorbaciov: Wojtyla ha comunque lasciato un segno nella storia IL PADRE DELLA PERESTROJKA Gorbaciov: Wojtyla ha comunque lasciato un segno nella storia «Anche se sembra intransigente, si comporta da politico realista. La sua attenzione al Terzo Mondo è la prova» intervista Giulietto Chiesa GIOVANNI Paolo II è stato consegnato alla storia, dal sistema mediatico, come il demolitore del sistema sovietico, come nemesi della famosa battuta con cui Stalin, sprezzantemente, liquidò le «divisioni del Papa». Stalin aveva ragione, perché quelle divisioni non esistevano (non esistevano più), ma aveva torto come sappiamo - nel sottovalutare la forza della Chiesa, e del sentimento religioso in generale. Mikhail Gorbaciov - altro «grande» consegnato alla storia, sempre dal sistema mediatico, come demolitore del sistema sovietico, ma con argomenti e motivazioni del tutto diverse, lo ebbe come antagonista e interlocutore nei sei anni in cui restò al potere in Urss. Si combatterono, poi compresero che le loro posizioni non erano poi così distanti. S'incontrarono, si stimarono. Per questo, nel momento del Nobel mancato al Papa «che fece finire la guerra fredda», il giudizio di Mikhail Gorbaciov, ex presidente sovietico, è particolarmente importante. Come valuta dunque, Mikhail Sergeevic, la figura di questo Papa? «Nella storia della Chiesa ci sono stati pochi Papi così longevi come Giovanni Paolo II, e così importanti: per avere attraversato un'intera epoca di eccezionali cambiamenti non da spettatori ma da protagonisti. E' questo un dato specialissimo, niente affatto scontato, perché gli eventi, da soli, non rendono grande chi li vive. Solo chi sa interpretarli e vi s'immerge lascia un segno nella storia». E qual è il segno di questo Papa? «Una visione profondamente umanistica, una scelta per la dignità dell'individuo. In tutti i sensi. In questi anni di Pontificato, dal Vaticano sono venute parole diverse, a seconda delle fasi storiche e politiche, ma forte e costante è sempre stata la denuncia della gravissima situazione d'ingiustizia e diseguaglianza che affligge il mondo moderno; il fatto che miliardi d'individui siano | e rimangano afflitti da tanta sofferenza, povertà, fame, assenza di lavoro, e, quindi, da oppressione politica e dalla violazione dei loro diritti umani più elementari». Ma questo Papa è stato anche un implacabile critico del comunismo. «Esatto. La sua critica dell'assenza di libertà individuali nel sistema politico sovietico fu giusta. Io stesso, che pure vi ero nato e cresciuto, ero giunto a conclusioni analoghe e, proprio per questo, mi ero impegnato a riformarlo. Ma c'è sempre, nelle parole di questo Papa, una sincerità e una coerenza che non si trovano in altri critici di quel comunismo: cioè Giovanni Paolo II denuncia la mancanza di libertà dovunque si manifesta, nel comunismo, ma anche nel capitalismo. Per questo è stato osteggiato e criticato dalle potentissime congreghe dei vincitori della guerra fredda». Lei descrive un Papa piuttosto «impolitico», che va diritto per la sua strada sen¬ za troppa badare alla diplomazia: prima durante la lotta contro il comunismo, poi nella denuncia del materialismo capitalista. «Credo che questo Papa, che pure ha tratti di totale intransigenza, sia al fondo un politico realista. Richiamare l'attenzione del mondo sui suoi problemi più urgenti, improcrastinabili, è realismo e lungimiranza. Cosa ben diversa dal realismo di piccolo respiro dedicato a chiudere le falle e a risolvere meschini interessi di breve momento. La sua attenzione al Terzo Mondo, al debito che lo schiaccia in misura crescente, ne è la prova. In queste condizioni non può esserci sviluppo e, quindi, non può esserci pace, perché - com' egli disse subito dopo l'il settembre - "non può esserci pace senza giustizia". E' lo stesso principio che lo guida nei suoi appelli e nella sua azione per la pace in Medio Oriente e per la soluzione della crisi tra lo Stato d'Israele e lo Stato Palestinese, che l'attuale dirigenza israeliana non vuole si crei». Che cosa ricorda dei suoi incontri con Papa Wojtyla? «Dopo il 1989 ci siamo incontrati più volte e, ogni volta, ho avuto la conferma che l'uomo che avevo di fronte aveva una chiara consapevolezza della drammaticità delle sfide del mondo contemporaneo. Fin dal primo contatto provai fiducia, istintivamente. E credo che sia stata ima comprensione reciproca. Certo siamo diversi, con percorsi di vita che più diversi non potrebbero essere, eppure e questo non cessa di stupirmi siamo giunti agli stessi approdi nel giudizio sull'uomo. Forse, chissà, in questa convergenza gioca il fatto che entrambi siamo uomini dell'Est». ^^ Dopol'89 "w l'ho incontrato più volte ho avuto sempre la conferma che ha una chiara consapevolezza dei drammi e delle sfide A A del mondo 7^ Mikhail Gorbaciov eli Papa durante uno dei loro incontri
Luoghi citati: Israele, Medio Oriente, Urss
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