Vieri e Inzaghi, è derby dì bomber

Vieri e Inzaghi, è derby dì bomber Vieri e Inzaghi, è derby dì bomber Obiettivo i 20 gol azzurri di Rossi. Via Delvecchio: stiramento Giancarlo Laurenzi inviato a REGGIO CALABRIA Sembrava, a giudicare dall'atmosfera da doposcuola, che la vicenda più pruriginosa di questa partita dal risultato apparentemente scontato fosse la sfida intema ad Azzurra, una rincorsa col pallottoliere a tracolla verso una star mundial, appollaiata in alto nel ranking di ogni tempo. Vieri contro Inzaghi, ecco la chicca, aspettando di sapere chi per primo raggiungerà Paolo Rossi (a quota 20 gol) nella classifica dei bomber azzurri. Bobo è fermo a 18, Pippo uno più su e nella corsa al record anche stavolta il derby dà vantaggio al rossonero, nei giorni scorsi intento a far calcoli sugli obiettivi finalmente alla portata, ingolosito dalla maglia di titolare piovuta dopo la lesione al polpaccio che ha tolto di mezzo Del Piero. «Ma Pippo per queste cose è malato - avverte Vieri, che riporta il duello entro confini meno personali -, l'unica cosa che davvero importa è che si vinca la partita. I singoli vengono dopo la qualificazione e non pensate sia una cosa facile facile. Sarebbe da sciocchi mandare tutto all'aria per superficialità, sottovalutando l'avversario che pure qualche punto l'ha fatto. Occorre concentrazione, occhi aperti: per garantirsi il viaggio in Portogallo mancano ancora 90 minuti e 3 punti. Una volta messo al sicu¬ ro il successo, si può pensare a irrobustire i primati personali. In fondo, basta un gol per andare agli Europei: l'importante è che lo segni qualcuno. Chi, ha poca importanza». Tradotto: facciamo 3 gol in un tempo e nella ripresa entriamo in campo con pinne e occhiali. Vieri ha la rabbia scolpita addosso e non è certo il timore dei difensori azeri che ne opprime l'umore. Il derby perso in quel modo brucia ancora, a 6 giorni di distanza, e spostare l'obiettivo è l'atteggiamento istintivo di chi vuole rimuovere una brutta storia. «E' così infatti: quella è una partita passata, e nella mia vita ho sempre pensato al futuro. Eppoi parlo dell'Italia, visto che sono in Nazionale. Dell'Inter tratterò in settimana, se avrò tempo e voglia». Ora non ha voglia di ingrigirsi e lo capisci dalle sopracciglia che s'incurvano a mezzaluna al pensiero di quello che lo aspetta al ritorno a Milano. «Vale anche per la critica: dopo il gol alla Dinamo Kiev ero un fenomeno, finito il derby sono diventato un giocatore da buttare». Per questo finge di ritenere l'assalto all' Azerbaigian come il primo pensiero, condendo le riflessioni con modalità tattiche in realtà ovvie: «E' un bene che dietro le punte ci sia uno come Totti. Il tridente è garanzia di spettacolo: più attaccanti vanno in campo meglio è». Chi va in campo senza essere minimamente toccato dagli accadimenti dell'ultima domenica di campionato è Zambrotta. «Mi sento in condizioni perfette, e il ruolo di terzino oramai è cucito addosso. Sia chiaro, comunque, che sono pronto anche ad avanzare sulla linea dei centrocampisti se Trapattoni dovesse chiedermelo». Chi non deve chiedere nulla è Marco Delvecchio, già tornato a casa (oggi gli accertamenti radiografici). Nella rifinitura di ieri si è procurato uno stiramento al quadricipite della gamba destra e ne avrà per un mese, saltando - questa è la cosa che più lo rattrista - il derby in calendario il 9 novembre, lui storicamente considerato la bestia nera della Lazio. «Stavo entrando in forma, quest'infortunio è una maledizione». Lo è per la Roma, anche. Che dopo Panucci (problemi a una caviglia) ha perso il secondo dei tre rappresentanti in azzurro. Il terzo (e ultimo) è Totti. Capello, inutile dire, tocca ferro.

Luoghi citati: Azerbaigian, Italia, Lazio, Milano, Portogallo, Reggio Calabria