La pace cristiana non è la pace degli uomini di Leonardo Zega
La pace cristiana non è la pace degli uomini La pace cristiana non è la pace degli uomini Leonardo Zega LA mancata assegnazione del Nobel per la pace al Papa non è uno scandalo, e tanto meno uno sgarbo. Per un certo verso ribadisce anzi, al cospetto del mondo, la diversità originaria della pace cristiana e quindi anche degli appelli e gesti di pace che hanno segnato, fin dal suo inizio, il pontificato di Giovanni Paolo IL Servo di Cristo e basta, egli non può che rifarsi a Cristo stesso che ha detto: «Vi lascio la mia pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io ve la dò» (Gv 14, 27). Il neo-cardinale JeanLouis Tauran, fino all'altro ieri ministro degli Esteri della Santa Sede, riassume così la differenza tra l'agire del Pontefice e quello dei grandi della terra: le decisioni che contano, il Santo Padre le prende sempre in solitudine, pregando nella sua cappella, davanti ai tabernacolo. La pace cristiana, ha ripetuto più volte Wojtyla, è un dono di Dio, che gli uomini devono meritarsi accogliendolo con cuore sincero e volontà fattiva. Grazia e libero concorso umano: nel piccolo come nel grande, è questa la radice di ogni bene possibile. Gli uomini non sono naturalmente buoni: «Nessuno è buono, se non Dio solo», è scritto ancora nel Vangelo. D'istinto, innocui e innocenti sono paradossalmente solo gli animali, la cui «cattiveria» è sempre in rapporto all'uomo, una reazione difensiva contro le prevaricazioni sulla loro natura. (Vale anche per i cani, contro la cui pericolosità sta montando una campagna altrettanto fuori luogo quanto la sciocca equazione uomo-animale). La pace cristiana, figlia di Dio e dei nostri sforzi, si situa in un ambito trascendente, che non nega le ragioni umane ma le supera. Per questo motivo, pochi leader religiosi hanno ricevuto il Nobel della pace, e quelli che l'hanno avuto - da Martin Luther King a Desmond Tutu, a Madre Teresa di Calcutta - sono stati premiati per la loro dedizione al prossimo o alla causa dei diritti umani, non semplicemente per la loro religiosità. Darlo al Papa, con motivazioni soltanto umanitarie, era troppo poco; riconoscere solennemente il suo magistero universale, non comparabile con quello di qualsiasi altro sulla terra, forse era chiedere troppo ai saggi di Oslo. D'altro canto, la scelta coraggiosa della signora iraniana Shirin Ebadi, paladina incompresa e perseguitata della dignità umana nel suo Paese, va accolta con genuina soddisfazione, perché è uno stimolo al dialogo tra diverse culture e religioni - e tra islam e cristianesimo in particolare che sta così a cuore al Pontefice da fame la bandiera dell'ultimo scorcio del suo ministero apostolico. Potrebbe invece il Papa, a ricordo del suo venticinquesimo anno di regno, attribuirselo da solo un bellissimo «Nobel» cancellando una volta per tutte, senza se e ma - dal Catechismo della Chiesa cattohca ogni residua giustificazione teorica e pratica della guerra come strumento per risolvere problemi e conflitti che tormentano il mondo. Mai più la guerra, per nessun motivo.
Persone citate: Cristo, Desmond Tutu, Giovanni Paolo, Madre Teresa, Martin Luther King, Shirin Ebadi, Tauran, Wojtyla
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