«Corano e libertà personali non sono in contraddizione» di Cesare Martinetti

«Corano e libertà personali non sono in contraddizione» L'AVVOCATO CHE HA SFIDATO IL REGIME DEGU AYATOLLAH «Corano e libertà personali non sono in contraddizione» «Ma nel mio Paese sono molte le persone che lottano per la democrazia e che sono in carcere, lo chiedo la loro liberazione» intervista Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI - -1 L tempo delle rivoluzioni e Wl delle guerre è finito», dice Shirin Ebadi. Sarebbe ora che cominciasse il tempo dei diritti e della pace. Il premio Nobel a questa signora iraniana piccola, tranquilla, che parla senza alzare mai la voce e sorride confessando di essere rimasta «stordita» quando ha saputo, potrebbe aiutare. Intanto perché si scopre un personaggio che la maggior parte degh esseri umani non conosceva. Fuori dall'Iran, Shirin Ebadi, avvocato e difensore di dissidenti, era nota solo tra i militanti e gli attivisti dei movimenti civili. E poi si riparla di Iran, nel silenzio assordante della guerra e della «lotta al terrorismo» chi si ricordava che a Teheran e dintorni c'è gente in prigione, che soffre e che lotta anche solo per le sue opinioni? Ecco: il viso sorridente e fermo di questa signora di 56 anni sbucata sui televisori di tutto il mondo per il premo Nobel per la Pace serve da promemoria per tutti. Ma soprattutto serve a lei per dire ciò che dall'I 1 settembre in poi è molto difficile affermare: «Islam e diritti umani possono convivere». Shirin Ebadi si trovava a Parigi per caso, ieri mattina, invitata a un festival cinematografico iraniano. Non era tra i candidati noti al Nobel. Eppure il suo viso è accanto a quello di altri quattro attivisti per i diritti umani (in Kosovo, Egitto, Congo, Colombia) in un manifesto della Lega per la difesa dei diritti dell'Uomo che la ospita, qui a Parigi. «Firmare è difenderli», dice lo slogan della campagna. Shirin Ebadi non ha il foulard in testa, come prescrivono le leggi del suo Paese. Ha un tailleur nero, sobrio ed elegante, un filo di rosso sulle labbra e il fard sulle guance. Alle dita un solo anello con una pietra celeste. «Sono musulmana», dice. E quando le chiedono come avrebbe reagito se il premio fosse andato a Giovanni Paolo II, risponde tranquihamente: «Sono febee di averlo ricevuto e sarei stata altrettanto febee se lo avessero dato al Papa». Ma Abdol-Karir Lahidij, il vecchio dissidente iraniano che l'accompagna come un'ombra, subito aggiunge ridendo: «E' la vittoria di un civile sul clero». Ma ecco le risposte di Shirin alle domande dei giornalisti. Signora Ebadi, che cosa rappresenta per lei il premio Nobel? «E' un grafide onore. Questo premio mi dà più energia per continuare la lotta per un avvenire migliore. Ma voglio dire che questo giomo non appartiene solo a me ma a tutti i militanti per i diritti umani del mondo». Quando l'ha saputo? Qua! è stata la sua reazione? «Questa mattina aUa radio e sono rimasta commossa, stupefatta. Avevo un biglietto d'aereo per Teheran per oggi (ieri, ndr). Mi fermerò a Parigi qualche giomo in più, ma conto di rientrare in Iran molto, molto presto». Sembrava che il premio fosse destinato al Papa. «L'ho sempre ammirato, tanto più dopo che ha condannato l'intervento americano in Iraq». Com'è la situazione dei diritti dell'uomo in Iran, oggi? «Molte persone che lottano per la libertà e la democrazia sono in carcere. Io chiedo la loro liberazione, il più presto possibile». Un intervento daltósterno potrebbe aiutare? «La lotta per i diritti dell'uomo deve essere condotta in ogni paese dal popolo di quel paese. Anche in Iran. Io sono contraria a qualunque intervento straniero in Iran». Può' migliorare la situazioni in Iran? «Io credo che il regime della Repubblica Iraniana potrà migliorare tanto più quanto i diritti umani saranno rispettati. La cosa più urgente è il rispetto della libertà di espressione e la liberazione dei detenuti arrestati per delitti d'opinione». Può' una repubblica islamica rispettare i diritti dell'uomo? «Sono vent'anni che mi batto per far passare proprio questo messaggio: l'Islam non è incompatibile con i diritti dell'uomo e io spero che ogni musulmano oggi abbia provato gioia per questo premio Nobel». E come pensa che sia stato accolto il premio in Iran? Un portavoce del governo iraniano ha espresso soddisfazione. «Bisognerebbe chiederlo a loro. Da parte mia io chiedo al governo iraniano di rispettare i diritti dell'uomo: se lo farà, ci sarà un'evoluzione positiva». Lei è stata condannata a 15 mesi e ha subito un arresto di venticinque giorni in isolamento. Ha mai pensato di vivere in esilio? «Mai. La bellezza della vita in Iran è di poter lottare come donna e come avvocato. Se vivessi in un altro paese non sarei così orgogbosa come lo sono oggi». Ma il Corano è compatibile con la democrazia? «Se leggete davvero il Corano vi accorgerete che non c'è una sola parola contro i diritti dell'uomo. Ed è choccante constatare che molti potenti giustificano attraverso il Corano la violazione dei diritti». Come vede la situazione in Iraq? «Oggi, in quel paeee, la gente non ha acqua né elettricità. E' un po' difficile pensare ai diritti in quelle condizioni. Ma voglio denunciare anche ciò' che succede in Palestina, dove si svolge una guerra impari tra coloro che tirano le pietre e coloro che hanno armi potenti. Purtroppo nei paesi musulmani la situazione dei diritti dell'uomo è molto negativa». J^Éfe La notizia "™ arrivata da Oslo mi ha stordita. Sarei stata felice anche se il riconoscimento fosse andato al Papa Ammiro molto il Pontefice Ho tanto apprezzato la sua condanna della guerra in Iraq. Ora tornerò AA a Teheran 77 Shirin Ebadi ieri a Parigi durante l'Incontro con i giornalisti. Stava partendo per Teheran quando ha avuto la notizia del Nobel

Persone citate: Abdol, Ebadi, Giovanni Paolo Ii, Shirin Ebadi