Il Nobel per la pace alla paladina dei diritti in Iran di Marco Tosatti
Il Nobel per la pace alla paladina dei diritti in Iran SHIRIN EBADI DIFENDE 1 DISSIDENTI IRANIANI IN CARCERE PER DELITTI DI OPINIONE Il Nobel per la pace alla paladina dei diritti in Iran Monsignor Sodano; il Papa non è dispiaciuto, è al di sopra di questi premi Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO Non ha vinto il Papa il Premio ' Nobel per la pace 2003, come molti - ma non in Vaticano - si attendevano. Il riconoscimento è andato a Shirin Ebadi, la prima musulmana a conquistare il Nobel. Avvocato, 56 anni, impegnata nella difesa dei diritti umani e soprattutto delle donne e dei bambini, la Ebadi era diventata il primo magistrato donna in Iran prima dell'avvento nel 1979 degU ayatollah, che la destituirono. Invece di ritirarsi a vita privata, continuò a battersi, come docente all'università di Teheran e come avvocato impegnato in difesa dei più deboli. Ha avuto un ruolo importante nella riforma del diritto di famiglia, in particolare su divorzio e successioni, e nella modifica di un sistema di risarcimenti che per lesioni a ima donna prevedeva la metà che per un uomo. È considerata la portavoce delle donne iraniane, determinanti per l'elezione alla presidenza nel 1997 del riformista Mohammed Khatami. Ha svolto un'indagine coraggiosa, visto il Paese - sulla catena di omicidi di intellettuali, scrittori e dissidenti; nel molo di avvocato di due delle vittime, i coniugi Dariush e Parvaneh Foruhar, contribuì all'incriminazione di agenti «deviati» dei servizi segreti di Teheran. Sposata e con due fighe, di 23 e 20 armi, nel 2001 ha ricevuto il premio Rafto per i diritti umani. Una scelta ottima, che certamente rientra nell'atmosfera critica del fondamentalismo islamico che si respira oggi in Occidente. Ma il Papa non era fra i favoriti, secondo un sapiente tam-tam di stampa cresciuto nei giomi scorsi? In realtà sembra di no. In Vaticano qualcuno adombra l'ipotesi di una sorta di «complotto» organizzato per dare un dispiacere a Roma: fra i luterani e i razionalisti norvegesi Giovanni Paolo n non ha mai suscitato grandi entusiasmi. In realtà nei Sacri Palazzi, a cominciare proprio dal Pontefice, pochi credevano alla possibilità di un riconoscimento del genere a Giovanni Paolo II (che, fra l'altro, era stato già in corsa altre tre volte). E il segretario di Stato Vaticano, cardinale Angelo Sodano, ha assicurato che il Papa non è rimasto affatto dispiaciuto: «E' un messaggero di pace. Se un'organizzazione vuole dargli un riconoscimento, bene. Ma lui è al di sopra di queste cose. Credo che il riconoscimento umano faccia sempre piacere, ma non è così necessario». Lo scetticismo in talare si basava su motivi molto solidi, che partono da un esame della composizione della Giuria di Oslo, che tradizionalmente rappresenta le varie anime della società norvegese ma non coinvolge personalità intemazionah. Il Premio è stato dato spesso a personalità poco conosciute, impegnate in attività umanitarie (fa eccezione Madre Teresa, ma rappresentava «una certa filantropia che non disturbava nessuno»). Nell'attuale Giuria tre membri su cinque sono donne, il che aumenta il grado di sensibilità verso i candidati femminili. E la Norvegia - che «non è solo protestante, ma luterana» - è tra i Paesi più impegnati per lo sviluppo dei Paesi del Terzo mondo, e da sempre si scontra aspramente con la Chiesa cattohca sul problema del controllo delle nascite. Se il Vaticano ha taciuto a lungo - con 1'«Osservatore Romano» che nell'edizione pomeridiana metteva la notizia in seconda pagina tra le «brevi» dal mondo e la riassume in sei righe - ha parlato immediatamente la comunità di Sant'Egidio. «Il Nobel per la Pace al Santo Padre non è mai esistito. È stato solo un grande desiderio dell'opinione pubblica mondiale, ma il Papa non ne aveva bisogno. La sua statura di messaggero di pace era ben nota, e da tempo - ha dichiarato Mario Marazziti, uno dei responsabili della Comunità -. Il premio al Pontefice sarebbe stato una novità assoluta, ma evidentemente queste voci non avevano un reale fondamento. Il Papa ha già ricevuto dall'opinione pubblica mondiale, largamente al di là dei confini della Chiesa Cattohca, il più ambito dei riconoscimenti. Ouesta opinione pubblica si sente già rappresentata dal suo magistero e dalla sua testimonianza contro la guerra». Più duro Lech Walesa, Nobel per la pace nel 1983, che ha definito un «grande errore» il conferimento del premio all'iraniana Shirin Ebadi, sostenendo che il riconoscimento sarebbe dovuto andare a Giovanni Paolo II. «È incredibile, inverosimile». Deluso anche Lucio Dalla (con il 77,3 per cento degh italiani, secondo un sondaggio): «Sono convinto che Giovanni Paolo II continuerà nella sua missione pastorale sino a quando avrà fiato. Anche per questo meritava il Nobel». Fu il primo magistrato donna in Iran prima dell'avvento del governo islamico nel 1979 che la destituì Oltretevere rifiutano di parlare di delusione e fanno notare le distanze della giuria «luterana» dai cattolici
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