L'euro che non ci dissero di Massimo Gramellini
L'euro che non ci dissero BUONGIORNO di Massimo Gramellini L'euro che non ci dissero Hp^ mie ogni cambio di moneta, chi ci perde sono sempre i risparmiatori e i consumatori, ha spiegato ieri il governatore Fazio. Grazie del pensiero. Ma non potevano avvertirci prima? Se uno va a riprendersi le collezioni dei giornali nelle settimane che precedettero il varo dell'euro, da parte delle Autorità non trova che dichiarazioni sugli immancabili destini del continente. Nemmeno un accenno agli arrotondamenti del verduriere. Prodi fu fra i pochi ad abbassarsi al livello della plebe. Ma solo per dirle di tenere d'occhio i resti e le monete false. In questa nazione di ossessivi, dove sei considerato un grande comunicatore se ripeti le stesse cose fino alla nausea, nessuno si degnò di addestrare ossessivamente gli italiani a una ginnastica mentale che associasse l'euro alle 2000 lire e non alle 1000. Come invece è puntualmente avvenuto. Anche i media, ansiogeni per vocazione, riguardo all'euro si adeguarono all'enfasi generale, forse per non turbare un pubblico che stava andando verso la moneta unica con indifferenza e superficialità: la miscela che ha, fatto da madre a tutti i nostri disastri. Gli amanti della dietrologia fiuteranno in queste latitanze generalizzate l'odore eh un complotto. Speriamo. Sempre meglio il complotto, che presuppone intelligenza, della probabile verità: vm difetto di comunicazione, spia del pressappochismo di un'intera classe dirigente. Persa in un'orgia di messaggi retorici, polemici, pettegoli. E ormai incapace di trasmettere i pochi che servono, i pochi che contano.
Persone citate: Prodi
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