Bocciata la Torino del gusto di Emanuela Minucci

Bocciata la Torino del gusto ULTIMA DELUSIONE DALL'ESPRESSO: SOLO IN PROVINCIA LE COSE VANNO MEGLIO E NASCONO INIZIATIVE DI SUCCESSO Bocciata la Torino del gusto Le guide confermano la crisi dei ristoranti Emanuela Minucci «I torinesi? Se vogliono mangiar bene è meglio che si preparino a un viaggetto fuori città». A sostenerlo non è un buongustaio qualunque, ma il direttore della «Guida ai Ristoranti d'Italia» dell'Espresso, Enzo Vizzari. La conferma alla sconfortante analisi, nell'edizione presentata ieri a Roma, è scandita da grandi nomi in caduta libera e giudizi finab sugli chef torinesi che non sfiorano mai l'eccellenza. A fornire il colpo d'occhio più eloquente di ogni commento (un pugno dello stomaco di tutti i gourmet), però, è la cartina del Piemonte: sul capoluogo, Torino, spicca soltanto imo, dei 29 pallini totab, che stanno a certificare dove si trovano le mète più agognate dagli appassionati del mangiar bene, cioè «i mighori ristoranti» segnalati in base ai punteggi degh esperti che visitano anonimamente i locali. E il pallino in questione appartiene alla «Locanda Mongreno» che, con i suoi 15/20, si trova soltanto al 27 ' posto nella classifica del Piemonte. Basta uscire pochi chilometri dalla cinta daziaria, però, per scoprire che gh innovativi piatti del «Combal Punto Zero», al Castello di Rivoli, di Davide Scabin portano a caso un lusinghiero 16 ventesimi aggiudicandosi così la medagha d'argento regionale. Scabin segue «Fhpot» di Torre Pellice che, con i suoi 16,5/20, ha «scippato» al «Sorriso» di Soriso (Novara) - che arriva solo a 16 - il secondo posto in classifica. Subito dopo c'è il «Dolce Stil Novo» di Ciriè guidato dallo chef Alfredo Russo: il ristorante conquista un buon 15,5 e il cuoco, il premio «Gianni Zonin» per il giovane dell'armo. Buona performance generale, insomma, per l'enogastronomia del Piemonte. Ma se la lente del gourmet si sofferma su Torino il panorama diventa molto sconsolante. Anche il quotato «Vintage 1997» di piazza Solferino, quest'anno perde un punto, e passa da 15 a 14: «Lo può leggere in guida spiega Vizzari - a dispetto delle attese, né il servizio né la cucina convinceranno totalmente». Per una città che si prepara a ospitare le Olimpiadi del 2006 il quadrò risulta ancor più grave. «E' già qualche anno che Torino sta attraversando un periodo poco fehce dal punto di vista dell'offerta enogastronomica - spiega l'assessore al Turismo Elda Tessore e certe tendenze non si invertono nel giro di pochi mesi. Ciò che possiamo dire è che faremo di tutto per rilanciarla, a partire proprio dai magnifici locali del nuovo "Pista", in cima al Lingotto (ieri sera ha aperto i battenti, ndr), e il ristorante che presto inaugurerà al Borgo medievale. Faremo di tutto per impedire che l'emorragia di grandi nomi, come Balbo, unica steUa Michelin, la Vecchia Lanterna o i Due Lampioni, continui». Se lo augura vivamente il presidente dell'Epat, l'associazione che riunisce gh esercizi pubbhci. Franco Bergamino, che parla di una crisi grave che coinvolge un po' tutte le grandi città, ma Torino in modo speciale: «Il calo dei consumi è innegabile. Qui da noi non funziona come in Francia dove l'operaio della Peugeot risparmia per mesi e poi porta suo figlio a mangiare da George Blanc. La ricetta è solo ima; più fiducia da parte delle istituzioni e più cultura da parte delpubbhco». Sul fatto che a Torino si mangi piuttosto male concorda - purtroppo - anche il critico Edoardo Raspelh, che sarebbe stato, dichiara, ancor più duro nei giudizi perché a suo parere, per fare solo un esempio, la «Locanda Mongreno è un ristorante mediocre»: «fl voto finale su Torino è simile a quello ottenuto da Bologna, anche se per quest'ultima città la situazione suona come un paradosso ancor più incredibile». Persa l'unica stella della «Michelin» I critici confermano: «Manca l'eccellenza» Un segnale di reazione: proprio ieri sera inaugurata «La Pista» nella sede del Lingotto I risturante «La pista» inaugurato ieri sera al Lingotto: in vista delle Olimpiadi Torino prova a superare la lunga crisi