Primo Levi e la memoria da conservare di Giovanni Tesio

Primo Levi e la memoria da conservare A SEDICI ANNI DALLA MORTE Primo Levi e la memoria da conservare Giovanni Tesio NEI sedici anni che sono trascorsi dalla morte, avvenuta il mattino deh'11 aprile 1987, molti convegni su Primo Levi sono stati organizzati a Torino e altrove, ma «La manutenzione della memoria» (che prosegue oggi e domani a Villa Guahno) è il primo che tenti un bilancio critico dell'importanza che la sua opera (traduzioni, biografie, studi) ha avuto e ha «fuori di casa». Quale risonanza? Quale tenuta? Studiosi provenienti da tutta Europa (più Stati Uniti e Israele) fanno il punto sulla diffusione e sulla conoscenza dei libri di Primo Levi nei rispettivi paesi. Come sono stati accolti in Russia, in Germania, in Gran Bretagna, in Turchia, in Finlandia? In quali momenti e modi? Attraverso quante e quali edizioni? Studiosi come Emesto Ferrerò, Daniela Amsallem, Joseph Farrell, Giorgio Pressburger, Anne Neuschàfer, Jane Nystedt, Evgenij Solonovich, Tvrtko Klaric, Pietro Frassica (ventiquattro i relatori) aiutano con le loro riflessioni a capire qualcosa di più su quella che gh addetti ai lavori chiamano «ricezione». Qpera resistente quella di Primo Levi, perché i titoh fondamentali continuano ad essere letti e perché la grana della voce, insieme con la ricchezza problematica delle prospettive, riesce a toccare il fondo delle coscienze senza aggressività. Resistente perché la dolorosa ricerca del dare senso all'insensato - la grande dorsale che va da «Se questo è un uomo» a «1 sommersi e i salvati» - continua a parlare oltre ogni frontiera. Resistente perché non univoca: chi non ricorda la folgorante definizione di scrittore «umorista» che Massimo Mila fissò nel giorno stesso in cui Levi morì? Resistente, infine, perché capace di andare oltre ogni ipocrisia, non nascondendo nulla dell'offesa dell'uomo sull'uomo, nulla della sofferenza e del sopruso che vanno oltre il tragico orrore della Shoah. Il titolo del convegno ben s'accorda al mondo di uno scrittore così attento alla realtà, alla tecnica, al mestiere, alla virtù del fare, alla conoscenza concreta ed esatta delle cose, alla diffidenza per le rassomiglianze di superficie. Che la «memoria» vada accudita, sostenuta, rinfrescata, messa continuamente a punto come un utensile, una macchina, un meccanismo che soggiaccia a logorìi e usura è infatti un principio che Levi ha più volte sottoscritto.

Luoghi citati: Europa, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Russia, Stati Uniti, Torino, Turchia