Italrugby contro la marea nera di Stefano Semeraro
Italrugby contro la marea nera DA DOMANI MONDIALI A MELBOURNE, PRIMI RIVALI I MITICI ALL BLACKS Italrugby contro la marea nera Stefano Semeraro UNA brusca sveglia: quella che attende di sicuro gli apsassionati di rugby, e che rischia a Nazionale in campo al Telstra Dome di Melbourne. La quinta edizione dei Mondiali ovali per l'Italia infatti inizia domattina alle nostre 6,30, le 14 in Australia, e un avversario peggiore per l'esordio i nostri non potevano proprio trovarlo. Ci toccano gli Ali Black, la marea nera neozelandese che con l'Inghilterra, i padroni di casa austrahani e il Sud Africa si spartisce i favori del pronostico. Con i Tutti Neri abbiamo giocato sei volte in match ufficiah, e sono state sei sconfitte. La più umiliante ai Mondiali del '99, quando i «kiwi» ci rifilarono un terrificante 103 a 3, la più dolce nel '91, sempre in Coppa del Mondo, quando finimmo sconfitti per appena 10 punti, 31 a 21. In quella occasione in campo con la maglia nera c'era anche John Kirwan, il neozelandese di Treviso (ha moglie e tre figli italiani) che oggi siede sulla panchina azzurra. Le nostre speranze di passare ai quarti sono in effetti più legate agli altri match del girone, che ci vedranno opposti in un calendario massacrante a Tonga (mercoledì 15), Canada (martedì 21) e Galles (sabato 25), tanto che Kirwan ha deciso di mandare in campo contro i suoi connazionali un «quindici» completamente diverso da quello che affronterà i tongani, relegando addirittura in panchina (anche per risparmiarlo) il nostro uomo più rappresentativo, Alessandro Troncon. Il mediano di mischia del Treviso ha però accettato senza polemiche la scelta, in tono con uno spirito di squadra che si vuole più saldo che mai. A dire il vero l'Italia sbarcata in Australia, e accolta con viva simpatia dai tifosi locali, è frutto di ima piccola rivoluzione e fra la conclusione dell'ultimo Sei Nazioni e gli lutimi raduni preparatori è stata accompagnata da polemiche più o meno evidenti. L'esclusione in zona Cesarini del mediano d'apertura titolare, l'italo-ai^entino Ramiro Pez (sostituito dall'«equiparato» Rima Wakarua, apertura del Brescia), e il licenziamento del vice di Kirwan, Leicester Rutledge, che si era dimostrato molto critico in occasione di alcune uscite della squadra, hanno sorpreso non poco l'ambiente, che si divide oggi fra la perplessità nei confronti di un gruppo non del tutto rodato, e la fiducia nel lavoro che Kiiwan sta portando avanti. La realtà è che l'Italia oggi ha ambizioni di alto livello, ma paga lo scarso peso di un movimento che non è paragonabile, per numeri, strutture e professionalità, a quello delle grandi nazioni leader come appunto la Nuova Zelanda, e che per la nazionale fa ampio affidamento su naturalizzati ed equiparati. Dopo l'entrata nel Sei Nazioni qualche incoraggiante progresso è stato comunque fatto, e questi Mondiali - un evento mediatico che verrà teletrasmesso in 205 paesi con un'audience prevista di 4 miliardi di spettatori - sono l'occasione giusta per confermare che l'Itaha merita un posto nell'elite del rugby mondiale.
Persone citate: Alessandro Troncon, Cesarini, John Kirwan, Kirwan, Ramiro Pez, Rima Wakarua
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