«Sì al progresso, ma nel rispetto della natura»

«Sì al progresso, ma nel rispetto della natura» «Sì al progresso, ma nel rispetto della natura» Monito del Presidente alla diga del Vajont: le parole non bastano, non posso dire altro LONGARONE. «Il Paese deve progredire, ma rispettando le regoledelia natura. L'intensità del ricordo di quella tragica notte del 9 ottobre 1963 fa avvertire l'insufficienza delle parole. Non so dire altro, non posso dire altro». È il monito lanciato ieri dal presidente della Repubblica Ciampi nella sua visita a Erto per il 40" anniversario del Vajont. Il Capo dello Stato ha invitato anche ad approfondire gh studi nel campo della prevenzione: «1 nostri scienziati e i nostri geologi - ha detto - che in questi anni hanno fatto molti progressi, continuino ancora nel loro lavoro per consentire di prevenire e avvertire in tempo le popolazioni in caso di calamità perché tutto sta nella prevenzione». Sempre ieri, in apertura dei lavori in Senato, il presidente del gruppo della Margherita, Willer Bordon, ha voluto ricordare all'Aula di Palazzo Madama il quarantennale della tragedia. ((A distanza da quel 9 ottobre 1963 - ha detto Bordon - quell'even¬ to drammatico, in cui morirono 1909 innocenti, resta una delle più grandi tragedie umane mai avvenute, non solo in Itaha ma nel mondo. Ricordare vuol dire riflettere. Vuol dire non dimenticare le gravissime responsabilità. Vuol dire lavorare affinché non si verifichino più». Anche il segretario dei Ds Fassino ha voluto commemorare la tragedia inviando un messaggio al sindaco di Longarone Pierluigi De Ceserò. «Il disastro del Vajont - ha scritto Fassino - rimane una ferita aperta nella nostra memoria collettiva e negli affetti di tanta gente di quelle vallate. Mantenere e onorare la memoria delle vittime significa battersi per ima politica di sicurezza che non sia solo di emergenza, ma anche di prevenzione e di vera protezione civile. Si tratta in una parola di scelte politiche, prima ancora che tecniche. Oggi quel drammatico evento deve essere un monito a non consentire mai più la realizzazione di opere perico¬ lose e a vigilare sulla tutela del territorio e della vita di tutti i cittadini del nostro Paese». Secondo il Wwf, però, il disastro del Vajont è ancora oggi una lezione inascoltata: si sta depotenziando l'unico strumento tecnico in grado di valutare l'impatto delle opere sull'ambiente (la "VTA"), si continua a costruire in aree golenali, la politica delle grandi opere a tutti i costi resiste e mancano politiche adeguate per la difesa del suolo dal rischio idrogeologico. «Il disastro del Vajont ci ha insegnato che non bastano bravi ingegneri e non basta progettare grandi opere: è fondamentale sapere dove localizzarle», ha sottolineato Mario Tozzi, geologo e conduttore di «Gaia» su Raitre, membro del Comitato scientifico del Wwf. Ir. i.]

Persone citate: Bordon, Ciampi, Fassino, Mario Tozzi, Pierluigi De Ceserò, Willer Bordon

Luoghi citati: Longarone, Vajont