Rivolta nel condomìnio dei morosi

Rivolta nel condomìnio dei morosi LA SMAT: LA NOSTRA SOC|ETA HA UN CONTRATTO CON LO STABILE, IMPOSSIBILE DISTINGUERE TRA CHI È IN REGOLA E CHI NO Rivolta nel condomìnio dei morosi Tolta l'acqua anche agli inquilini che hanno sempre pagato la storia Giacomo Bramatelo CINQUANTA famighe, quaranta delle quali morose. Un ammanco nelle spese condominiali di 10 mila euro, 7 mila dei quali li sta aspettando la Smat. Da un anno. Cioè da quando non sono più state pagate le ultime tre bollette (trimestrali) dell'acqua. Martedì mattina, dopo ripetute ingiunzioni ed avvisi, la Società Metropolitana Acque Torino ha chiuso i rubinetti. Tutti a secco, nessuno escluso. Senza acqua chi ha pagato (pochissimi) e chi non ha pagato (la stragrande maggioranza). Impossibile lavarsi, cucinare, utilizzare i servizi igienici. Nel fatiscente palazzo di via Carlo Noè 6 - un edificio di Porta Palazzo già noto per fenomeni di spaccio, immigrazione clandestina, incendi di soffitte e altro - è partita la protesta di quei pochi inquilini italiani rimasti. Sì, perchè in questo degradato edificio di cinque piani affacciato su piazza Don Paolo Albera, i nomi sui citofoni (rotti) sono quasi tutti stranieri: Abdellader, Elhaddad, Ciobanu, Wu Yong, N'douga, Tarek, El Mostafa e via di seguito. Mini scrostati in ogni angolo, caduta calcinacci, balconi pericolanti e ringhiere a cui è meglio non appoggiarsi. Le cantine sono impraticabili, colme di rifiuti di ogni genere. Una vera discarica. «Abbiamo rinunciato tutti a utilizzare le cantine - spiega Claudio Colaianni, 36 anni, dipendente Amiat -. E chi ci va lì sotto? Nel portone entrano drogati e spacciatori che arrivano da ogni parte per scambiarsi nel sottoscala le dosi, bucarsi, barattare frettolosi rapporti sessuah in cambio dell'eroina. Un vero schifo. Nelle soffitte si sono pure organizzati le loro stanze, con materassi e candele». E' un incredibile viavai multietnico, in questo angolo di città sembra di essere a Bombay. Dal portone escono cinesi, maghrebini, senegalesi, rumeni, marocchini, pakistani. Tutti con le taniche in mano. Vanno fino al «toretto», all'angolo con corso Giulio Cesare a riempire bottiglie, pentole, qualunque contenitore disponibile. Vanno e vengono, mentre davanti al portone ci sono tre italiani che protestano. Ma nessuno si ferma o si dimostra interessato al problema. «Certo, perchè loro l'acqua non l'hanno mai pagata - dice Mario Vitale, 32 anni -. Ma noi? Noi che abbiamo regolarmente versato le spese condominiali? Ci sono bambini, anziani che non possono scendere le scale. Come facciamo? E' giusto che la Smat tolga un servizio così fondamentale come l'acqua anche a chi non ha colpe?». La Smat, da parte sua, spiega che tecnicamente non è in grado di togliere la fornitura nei singoli alloggi. «I nostri sono contratti condominiah, il nostro interlocutore non è il singolo privato, ma l'intero stabile». L'amministratore, il geometra Claudio Giacosa, è un uomo disperato. Non appena si nomina l'indirizzo di via Carlo Noè gli si drizzano i capelli in testa. «Guardi, cosa le devo dire? E' un caso-limite, ci troviamo di fronte ad una situazione che è diventata ingestibile. Sono dimissionario da gennaio, ma non trovo nessuno disposto a subentrare alla gestione. Il debito con la Smat ammonta a 5200 euro per il 2002, più altri 4800 euro circa per la fornitura del 2003. Ma non sono gli unici passivi: c'è una ditta di spurgo che non è stata ancora pagata. l'idraulico aspetta i soldi dell'ultimo rattoppo fatto per una perdita, il Gruppo Ordine non ha ancora visto i soldi per la ricostruzione del tetto distrutto due anni fa da un incendio. Ci sono avvocati che seguono questioni condominiali e che lavorano praticamente gratis. Io non so più cosa fare per far quadrare i conti. Per ora sono riuscito ad arginare le spese della luce e dell'assicurazione dello stabile. Per fortuna non ci sono le voci gas e riscaldamento: ciascuno si arrangia come può, chi con la caldaietta, chi con la stufa a legna». Ieri mattina, dopo 24 ore di sospensione dell'erogazione, la Smat ha riattivato la fornitura. Non tanto per le proteste dei pochi inquilini in regola, quanto per l'ordinanza dell'Asl che ha imposto alla Smat di riprendere il servizio «per motivi igienico-sanitari». Alla Smat lo sanno bene, è una prassi. Loro chiudono e l'Asl nel giro di pochi giorni li obbliga a riaprire i rubinetti. Normalmente, negli stabili è un ottimo deterrente per convincere a pagare. Ma in questo caso, la soluzione del problema sembra ancora molto lontana. Se la Smat decidesse, infatti, di rivalersi pignorando gli alloggi, c'è il rischio di non trovare neppure i proprietari: nel dedalo di agenzie, affitti e subaffitti (che qui hanno portato a vivere ben quattro famiglie romene in uno stesso appartamento) in alcuni casi non si riescono neppure a rintracciare i veri padroni di casa. Paolo Romano, amministratore Smat

Persone citate: Ciobanu, Claudio Colaianni, Claudio Giacosa, El Mostafa, Mario Vitale, Paolo Romano, Tarek, Wu Yong

Luoghi citati: Torino