Per la Casa Bianca una notizia buona e una cattiva di Maurizio Molinari

Per la Casa Bianca una notizia buona e una cattiva I REPUBBLICANI STRAPPANO Al DEMOCRATICI UN FEUDO MA DEVONO ANCHE GESTIRE UN DISASTRO ECONOMICO Per la Casa Bianca una notizia buona e una cattiva I riflessi del trionfo di Arnold sul futuro di Bush Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK La vittoria di Arnold Schwarzenegger in California recapita alla Casa Bianca una notizia buona e una cattiva in vista delle elezioni presidenziali del 2004. Il dato positivo consiste nel fatto che un candidato repubblicano ha conquistato una delle due cassaforti nazionali di voti democratici - l'altra è New York smantellando la coalizione liberal basata sul voto di donne, ispanici e sindacati. «Ora la sfida da vincere per Schwarzenegger - ha commentato David Frum, il neoconservatore che coniò la formula "Asse del Male" - è consolidare il partito repubblicano in California». Riuscendoci, il governatore spianerebbe la strada alla rielezione di Bush nel 2004: senza i 54 voti della California sarebbe assai difficile per qualsiasi democratico conquistare la Casa Bianca. L'attore austriaco ha vinto con un programma liberal su diritti degli omosessuali, uso delle droghe leggere e difesa dell'ambiente che può trasformarsi nell'ala sinistra della coalizione del «conservatorismo compassionevole» disegnata da Karl Rove^jstratega \ potì.tVcòaà.'Bvisti; Aidémocratì- \ ci che con l'ex generale della Nato Wesley Clark cercano di strappare voti moderati ai repubblicani sul terreno della guerra al terrorismo. Bove può ora opporre il successo di Arnold Schwarzenegger fra i liberal nella cornice di una campagna presidenziale che mira non a difendere i voti propri, ma a rubare quelli avversari. Come avvenne in Texas nel 1998, quando Bush venne rieletto governatore con un voto a valanga e il sostegno persino di alcuni leader locali schierati sul fronte opposto. Sheri Annis, ex collaboratrice di Schwarzenegger e opinionista della National Review, spinge con decisione l'attore nelle braccia di Rove: «L'errore più grande ora sarebbe cadere nell'ambiente dei conservatori duri e puri, perdendo così il potere di attrazione sui democratici moderati». Ma dalla giornata di ieri Bush ha ricevuto anche una brutta notizia: adesso è sulle spalle di un repubblicano la crisi economica ed energetica che nel 2003 ha portato a un deficit di 38 miliardi di dollari nello Stato più ricco degli Usa, ridotto ormai sull'orlo della bancarotta. Dovrà essere Schwarzenegger, entro il 10 gennaio, a mettere mano al bilancio ereditato dal deposto Gray Davis decidendo dove, come e cosa tagliare: se non riuscisse a frenare la crisi rischierebbe di coinvolgere i repubblicani nel disastro economico e a farne le spese potrebbe essere proprio Bush, nel novembre 2004. Il pericolo di aver ottenuto una vittoria-boomerang serpeggia fra i repubblicani. «Nessuno si aspetta un'immediata svolta nell'economia dello Stato - osserva Frum - ma adesso gli slogan elettorali non bastano più, si deve tagliare la spesa in maniera dolorosa per ottenere almeno dei risultati visibili». I democratici come Leon Panetta, ex capo di gabinetto di Clinton, scomettono sul fatto che Schwarzenegger non ce la farà a risollevare la California in tempo utile per Bush e leggono il risultato delle urne come un monito per l'amministrazione repubblicana: un voto anti-sistema che potrebbe ripetersi nel 2004 su scala locale e nazionale favorendo il riscatto dei democratici. «Siamo di fronte a gente arrabbiata per una crisi senza fine e contro una leadership che ha fallito, se fossi nei panni dei repubblicani non avrei nulla di che gioire», dice Panetta, paragonando Schwarzenegger al multimiliardario Ross Perot che nelle Presidenziali del 1992 raccolse tre milioni di voti conservatori di protesta condannando George Bush padre alla sconfitta contro Bill Clinton. «Dalla California è iniziata un'ondata di protesta popolare che ci premiere in New Hampshire e nello lowa», assicura Joe Trippi, capo della campagna di Howard Dean, candidato alla nomination democratica portabandiera della sinistra radicale. L'impatto californiano sulle Presidenziali del 2004 dipenderà molto dalla scelta che farà Schwarzenegger fra due esempi opposti cui può richiamarsi: quello dell'ex attore Ronald Reagan, che trasformò la conquista dello Stato in un trampolino di lancio verso la politica nazionale, e quello dell'ex lottatore Jesse Ventura, che divenuto governatore del Minnesota si è trasformato per una breve stagione nel simbolo dell'antipolitica prima di eclissarsi. ■b—1 '''.It'' - ■ ■■-^^hB ra^Kv ■Hii^»::-V H 1 Arnold Schwarzenegger con il suocero Sargent Shriver. Fra i due la suocera Eunice, sorella di John Kennedy