Preso «il segretario» del boss Provenzano di Lirio Abbate

Preso «il segretario» del boss Provenzano SALVATORE SCIARABBA ERA L'ULTIMO FEDELISSIMO. ERA LATITANTE DA SEI ANNI Preso «il segretario» del boss Provenzano Abitava vicino al Palazzo di Giustizia Lirio Abbate corrispondente da PALERMO Abitava vicino a Palazzo di Giustizia in un angusto appartamento a piano terra. E lì trascorreva la sua latitanza iniziata nel dicembre di sei anni fa. Salvatore Sciarabba, 53 anni, l'ultimo fedelissimo del capo di Cosa nostra, Bernardo Provenzano, ricercato da quasi 40 anni, è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e del Servizio centrale operativo (la stessa squadra di poliziotti che da alcuni anni è a caccia della primula rossa corleonese). Lo sguardo è di ghiaccio, e il suo silenzio sembra avvolgere nel mistero questo uomo d'onore tutto d'un pezzo che ieri è caduto nella rete della polizia. Sciarabba è a capo del mandamento mafioso di Misilmeri, in provincia di Palermo. La zona in cui potrebbe nascondersi Provenzano. Il suo ruolo criminale, fino adesso, non era noto all'opinione pubbhca ma negli atti giudiziari e nelle intercettazioni il nome di Sciarabba si è ripetuto spesso e con «rispetto». Dalle registrazioni investigative emerge infatti che il boss veniva interpellato per dare il «via libera» alle imprese che dovevano eseguire appalti pubblici nel vasto territorio in cui comanda, o ancora, per proteggere la latitanza del numero -uno di Cosa nostra, Bernardo Provenzano. Sciarabba è stato bloccato a Palermo davanti al suo covo. All' interno gh agenti hanno scoperto tre pistole, di cui una in dotazione alle forze dell'ordine. Non solo: tra il materiale sequestrato c'è anche una sorta di «libro mastro» in cui sono segnati i nomi degh 11 paesi che ricadono nel mandamento mafioso del boss, accanto ai quali è segnata una cifra. Per gli investigatori sarebbe la somma che gli imprenditori della zona versano a Cosa Nostra per la protezione. Nel covo sono stati trovati anche 19.950 euro, tre cellulari, due schede telefoniche, quattro ricetrasmittenti. Gh investigatori prima di fare scattare l'arresto hanno temporeggiato, nella speranza di riuscire ad acciuffare anche il numero uno di Cosa Nostra. L'attesa è andata delusa, ma da ieri il Padrino è ancora più solo. Dopo gli arresti di Benedetto Spera, Vincenzo Vii-ga e Antonino Giuffrè, i suoi uomini più fidati, il cerchio attorno al capo, che proprio nelle settimane scorse ha «festeggiato» i quarant' anni di latitanza, si sta stringendo inesorabilmente. Gh investigatori hanno individuato i suoi fiancheggiatori e disarticolato il sistema di coperture e connivenze, arrivando più d'una volta a un passo dal boss corleonese. Quando il 30 gennaio del 2001 bloccarono il suo braccio destro, Benedetto Spera, in una masseria nelle campagne di Mezzojuso, nella stessa zona dove poi venne arrestato Giuffrè, Provenzano era lì, a poche centinaia di metri dal covo, in attesa di essere visitato da un medico a causa delle sue cattive condizioni di salute. Fiutò l'aria cattiva e riuscì ad allontanarsi prima di essere catturato. Ma gli uomini che lo stanno braccando da anni sono certi che lui continui a nascondersi in quella zona, tra i dirupi scoscesi della Rocca Busambra e la fitta macchia del bosco della Ficuzza. Non a caso Sciarabba aveva preso il posto di Spera, alla guida di quel mandamento mafioso considerato «strategico» dal boss corleonese per la sua latitanza. «La lotta alla mafia non si arresta, si arrestano i latitanti - ha detto il procuratore di Palermo, Pietro Grasso - proseguiamo senza sosta nella lotta a Cosa Nostra tagliando tutti quei rami a cui Provenzano potrebbe aggrapparsi e su cui l'oiganizzazione conta». «L'arresto di questo latitante - ha spiegato il Questore, Francesco Cinllo - è un risultato importante nella lotta all'organizzazione mafiosa perché è un boss di primo piano in Cosa nostra. Sciarabba pur non essendo noto al pubblico, ricopre un importante ruolo di vertice. Basta immaginare che la sua nomina a capo del mandamento di Misilmeri è stata fatta direttamente da Provenzano». Il latitante è stato condannato nel 2001 a otto anni di reclusione per associazione mafiosa. Era ricercato dal dicembre 1997, quando il pm della Dda, Alfonso Sabella chiese al gip ed ottenne l'ordine di custodia cautelare. In quella occasione riuscì a sfuggire all'arresto. La nomina di capo mandamento, sostengono gli inquirenti, gh sarebbe stata conferita da Provenzano alla fine del 2002. Il boss arrestato Salvatore Sciarabba

Luoghi citati: Mezzojuso, Misilmeri, Palermo, Spera