STURGES, IL CLASSICO DIVENTA POPOLARE

STURGES, IL CLASSICO DIVENTA POPOLARE STURGES, IL CLASSICO DIVENTA POPOLARE Edoardo Bruno SONO sempre più rari i festival che dedicano al cinema una particolare attenzione critica, allestendo retrospettive degh autori che ne hanno fatto la storia. Qualche omaggio frettoloso o una breve incursione nei «generi» si ritrovano ancora a Cannes, Berlino. Venezia, ma non più come ormai solo i musei continuano a fare, rassegne ragionate, filologicamente corrette e complete. Il festival di San Sebastian, che si è da poco concluso, mantiene, invece la tradizione e, controcorrente, dedica annualmente grande spazio agh autori classici Dieterle, Stahl, Borzage, Powell e, quest'anno, Preston Sturges. Regista della commedia sofisticata Anni Quaranta, ha risarcito l'arte del film della velocità grafica delle slapstick di Mack Sennet e dell'ironia sociale delle commedie di Georges Feydeau, ha guardato la società americana con l'umorismo della trasgressione e l'ironia di quello che Roland Barthes chiama «senso ovvio», gettando lo sguardo sui senza casa, sulla gente comune, sugli inseguitori dei sogni ad occhi aperti come nel film «Christmas in July», dove la logica stringente del paradosso trasforma una falsa vincita a un concorso radiofonico, in una acre metafora della società dei consumi. E' tutta una galleria di personaggi che si intrecciano nei vari film, a muovere l'attenzione e il sorriso; sono gli attori maggiori - Joel McCrea, Betty Hutton, Claudette Colbert, Dick Powell, Barbara Stanwick, Veronica Lake...- e quelli minori, che stabiliscono una continuità espressiva, «maschere» e tipi di una «scena poetica» che restituisce allo sguardo una visionarietà sempre attuale. Come in «The miracle of Morgan's Creek» dove la nascita di sei gemelli in una piccola città americana, si trasforma in una sfida che manda su tutte le furie Mussolini e Hitler, strenui difensori dell'incremento demografico. O come l'assurdo «The sin of Harold Diddlebock» con uno straordinario Harold Uoyd alle prese con vm vero leone, omaggio alle comiche stralunate del muto dove l'esprit de geometrie si salda con le irrazionali logiche del non-sense. Un impianto surreale al limite della follia di un gioco di contrappesi che si svolge sulla sommità di un grattacielo spalancato sull'abisso della metropoli. Tutti i film di Sturges rivisti da un pubbhco di oggi, appassionato e fervente, confermano che la scelta di un cinema classico è anche un'avventura popolare. Come dimostra il più noto dei suoi film «SuUivan's Travels», quasi una autobiografia, la storia di un regista che scopre il mondo del lavoro e della miseria, divenendo un barbone e soffrendone tutti i disagi, una favola amara alla Swift, applaudita a scena aperta, come accade raramente a un film contemporaneo.

Luoghi citati: Berlino, Cannes, Venezia