Afghanistan e Iraq Condoleezza Rice capo delle operazioni

Afghanistan e Iraq Condoleezza Rice capo delle operazioni DOPO LE GESTIONI DI GARNER E BREMER. IL PRESIDENTE: «CERCHIAMO DI PROSEGUIRE CON I PROGRESSI CHE STIAMO FACENDO» Afghanistan e Iraq Condoleezza Rice capo delle operazioni La Casa Bianca accresce i suoi poteri: quasi tutte le decisioni ora nelle mani del consigliere di Bush. Parzialmente esautorato il Pentagono Paolo Mastrolilli NEW YORK Prima l'ex generale Garner, poi l'ambasciatore Bremer, adesso il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice. In Iraq si cambia ancora. Il controllo della gestione passa nelle mani della Rice, e quindi della Casa Bianca. Una scelta che secondo il «New York Times», autore dello scoop, «va più vicino possibile all'ammissione che le cose non stanno funzionando». Giovedì scorso la Rice ha mandato un memorandum riservato al segretario di Stato Povvell, al capo del Pentagono Rumsfeld lespropriato di una parte del suo potere di intervento), e al direttore della Cia Tenet, che annunciava il cambiamento, che coinvolge pure l'Afghanistan. La decisione è frutto delle discussioni avute l'estate scorsa nel ranch del presidente Bush in Texas, ed è stata trascritta nero su bianco dal vice Cheney, dalla Rice, e dagli stessi Powell e Rumsfeld. Nella sostanza il Pentagono resta l'agenzia governativa che gestisce l'Iraq, e il dipartimento di Stato l'Afghanistan, ma il Consiglio per la Sicurezza Nazionale assume il potere di supervisione e coordinamento attraverso una nuova struttura chiamata «Iraq Stabilization Group». Quattro assistenti della Rice avranno la gestione dei settori cruciali della ricostruzione: Frances Townsend guiderà la squadra incaricata di occuparsi deU^BÙtevrorismo (cioè di sconli^gwe\a guarrigliaS-, Garj ■Eùisorv seguirà le faccende economiche, dal petrolio all'elettricità e alla distribuzione della nuova moneta senza la faccia di Saddam; Robert Blackwill dirigerà la creazione delle nuove istituzioni politiche in Iraq e la stabilizzazione in Afghanistan; e Anna Perez, direttore delle comunicazioni nel Consiglio per Sicurezza Nazionale, gestirà le relazioni con i media, facendo in modo che dal governo esca un messaggio univoco, possibilmente accentuando i fattori positivi di progresso. In ognuna di queste squadre siederanno rappresentanti del Pentagono, del dipartimento di Stato e della Cia, per armonizzare le attività delle varie agenzie. Ieri il presidente Bush ha spiegato così la riorganizzazione: «Questo gruppo tonnato all'interno del Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha lo scopo di coordinare gli sforzi intergovernativi e dare sostegno alla struttura del dipartimento della Difesa e di Jerry Bremer. Il lavoro di C'ondi e della sua squadra è garantire che le attività continuino ad essere coordinate, in modo da proseguire con i progressi. E badate bene che ne stiamo facendo. Alle volte è difficile dirlo, quando ascoltate il filtro dei critici. Ma stiamo facendo progressi ogni giorno in tutti i settori». La Rice ha tenuto a chiarire che non sta togliendo la sedia a Rumsfeld: «Il memorandum è il riconoscimento da parte di tutti che ora ci troviamo in una fase differente. Lo staff del Consiglio per la Sicurezza Nazionale è soprattutto lo staff del presidente, ma anche di tutte le sue componenti. Il Pentagono resta l'agenzia guida, e la nuova struttura è stata creata espheitamente per dare assteteiiza a\. dipartimento della Difesa e all'Autorità provvisoria della coalizione». Fonti dell'amministrazione citate dal «Times», però, hanno dato un'interpretazione meno addolcita: Bush non è soddisfatto di come stanno andando le cose in Iraq e in Afghanistan, e soprattutto della lentezza con cui procede la ricostruzione e il ritomo della sicurezza. Secondo i sondaggi la percentuale degli americani che si fida della sua leadership nelle crisi internazionaU è scesa al 4507o e questo rischia di avere un impatto molto negativo sulle elezioni dell'anno prossimo. I soldati americani continuano a morire, più ora che durante la guerra, mentre le armi di distruzione di massa non sono state trovate, e naturalmente i media si concentrano soprattutto su queste brutte notizie, dimenticando i pretesi progressi. Quindi il presidente ha deciso che bisogna dare una sterzata, anche perché ha appena chiesto al Congresso 87 miliardi di dollari, e i parlamentari hanno ingoiato i 67 necessari a finanziare le operazioni militari, ma stanno mettendo in discussione i 20 destinati alla ricostruzione. Il Pentagono, ovviamente, continua a gestire l'occupazione, ma è impossibile non notare che questo è il secondo ridimensionamento del suo ruolo dalla fine della guerra. Il primo era avvenuto quando l'amministrazione provvisoria era passata dall'ex generale Garner all'ambasciatore Bremer, e il secondo arriva adesso. Bremer continuerà a rispondere delle sue azioni a Rumsfeld, ma ora avrà un canale diretto con la Casa Bianca per verificare la linea, gli ordini e le iniziative. Anche Powell dovrà cedere qualcosa in Afghanistan, dove Bush teme un ritomo dei.taleban.La speranza è che la nuova iniezione di soldi in arrivo venga messa a frutto: «Il presidente - ha spiegato una fonte governativa al «Times» - sa che la sua rielezione e il suo posto nella storia dipendono da questo». Con una cerimonia a Tikrit, in uno del palazzi di Saddam, vengono consegnate le mostrine ai primi Iracheni del Corpo della Difesa Civile