L'Onu evita di discutere la risoluzione siriana di Paolo Mastrolilli

L'Onu evita di discutere la risoluzione siriana ANCHE LA RUSSIA VORREBBE UN TESTO PIÙ' MORBIDO Dl QUELLO PRESENTATO PER AVVIARE IL DIBATTITO L'Onu evita di discutere la risoluzione siriana Damasco chiedeva la condanna del raid israeliano Paolo Mastrolilli NEW YORK Ore 3 e 30 del pomeriggio, consultazioni sull'Iraq. Così recitava ieri l'agenda ufficiale per i lavori del Consiglio di Sicurezza dell'Orni, con un silenzio sulla questione dell'attacco israeliano in Siria che parlava più delle parole. La riunione d'urgenza di domenica notte si è conclusa rimandando a data da destinarsi l'ipotetico voto sulla risoluzione di condanna presentata da Damasco, e anche la Russia ha consigliato al governo di Assad di riequilibrare il testo per renderlo più approvabile. Chi ha parlato, invece, è stato il presidente Bush, dopo l'incontro alla Casa Bianca col collega kenyano Kibaki: «Io ho detto molto chiaramente al primo ministro Sharon, come ho fatto in maniera costante, che Israele ha il diritto di difendersi, e non deve sentire costrizioni in termini di proteggere la patria. Tuttavia ho aggiunto che è molto importante che qualunque azione intrapresa dal suo stato eviti un'escalation e la creazione di tensioni maggiori». Quindi il presidente ha aggiunto un commento alla dichiarazione del auovo^premier palestinese, Abu Mft, seco-ndo cui Vn. ogni caso \ non userà mai la violenza con- , tro i militanti; «Noi non abbiamo cambiato posizione. Le parti devono assumersi la responsabilità delle loro azioni. Affinché ci sia uno stato palestinese, l'Autorità deve combattere il terrorismo, usando qualunque mezzo necessario». Dunque la posizione degli Stati Uniti è chiara, e l'ha approfondita anche il portavoce del dipartimento di Stato Richard Boucher, commentando la riunione degli ambasciatori dei paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, convocata ieri a Damasco: «Loro hanno espresso i loro punti di vista, e noi abbiamo subito risposto. Gli Stati Uniti vedono la Siria come uno stato sponsor del terrorismo da molto tempo. Abbiamo ripetutamente espresso le nostre preoccupazioni riguardo il sostegno per i gruppi estremisti, inclusi quelli palestinesi, impegnati nella pianificazione e l'esecuzione di azioni contro Israele dal territorio siriano. Questa rimane la nostra posizione». Per quanto riguarda la risoluzione presentata da Damasco all'Onu, Boucher ha risposto M così: «L'amministrazione non pensa che un testo concentrato solo su una parte della situazione, senza alcun riferimento al terribile ed orribile attacco avvenuto sabato ad Haifa, sia appropriato in questo momento». Per questa ragione domenica sera l'ambasciatore americano Negroponte, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha aggiornato la discussione sull'attacco israeliano in Siria senza stabilire una data per l'eventuale voto. Il diplomatico, che durante la riunione d'emergenza aveva accusato Damasco di aver scelto «la parte sbagliata della guerra al terrorismo», ha spiegato che i rappresentanti dei paesi membri avevano bisogno di consultarsi con le rispettive capitali prima di riaffrontare la questione, anche se tecnicamente nulla impediva al Consiglio di riaprire la discussione già ieri notte a margine del dibattito sulla nuova risoluzione per l'Iraq. Un segnale importante, però, è venuto dalla Russia, tradizionale alleato della Siria. Yuri Fedotov, vice ministro degli Esteri specializzato nel Medio Oriente, ha commentato così la risoluzione di condanna di Israele: «Noi crediamo che trarrebbe beneficio da una forma più bilanciata. In particolare, riteniamo che debba includere una clausola sulla necessità di fer¬ mare gli attacchi terroristici nella regione. Nello stesso tempo, non abbiamo obiezioni a sollevare la questione della vitale importanza di fermare tutte le azioni contrarie alla legge intemazionale». Damasco ieri ha sollecitato Washington a non usare il veto per bloccare la condanna dell'attacco israeliano, perché questo favorirebbe un'escalation delle violenze. Ma l'ambasciatore dello Stato ebraico all'Onu, Dan Gillerman, ha risposto che dare retta alla Siria sarebbe stato come convoncare una riunione del Consiglio di Sicurezza dopo l'U settembre su richiesta dei taleban, per evitare lo smantellamento della basi di al Qaeda. Assad, non potendo rispondere a Sharon sul piano militare, spera di coprirsi almeno con una condanna del Palazzo di Vetro, ma nel linguaggio attuale nemmeno i russi sono disposti a seguirlo. Monito di Bush al nuovo premier palestinese che ha detto di non volere usare la violenza contro i militanti Il presidente siriano Bashar Assad (al centro) a Damasco durante le onoranze di ieri ai caduti nella guerra del Kippur del 1973