Niella barriera delle magliette anche Manchester e Chelsea

Niella barriera delle magliette anche Manchester e Chelsea GRANDI SQUADRE, COMPRESA LA NAZIONALE DI CALCIO INGLESE, NEL MIRINO DELL'AUTORITÀ' ANTITRUST DELLA GRAN BRETAGNA Niella barriera delle magliette anche Manchester e Chelsea Federico Monga LA barriera al mercato era formata da Manchester United, Chelsea, Celtic e Nottingham, e persino dalle bianche casacche della nazionale inglese. A piazzarla sul ricco mercato delle magliette da calcio dalla JJB Sports Pie, il maggiore rivenditore al dettaglio di articoli sportivi in Gran Bretagna. L'arbitro, l'Office of Fair trading che è la severa autorità antitrust di Albione, però si è accorto che qualcosa non andava. H gioco non scorreva secondo le regole. La barriera era un cartello che per anni ha impedito il normale svolgersi della concorrenza in imo tra i più ricchi nel mondo sportivo inglese. La multa è stata salata: in tutto trenta milioni di euro. La holding dell'Old Trafford è stata chiamata a sborsare 2,3 milioni di euro. Il reato risale al periodo in cui lo sponsor tecnica dello United era la Umbro. È stata condannata anche la Football Association, la federcalcio inglese, cui è stata inflitta una sanzione di 284 mila euro. La multa più cara, 12 milioni di euro, è però ricaduta sulle spalle della JJB; conto salato anche per la Umbro, quella dei palloni ufficiali della Premiership, l'industria produttrice del completo da gioco, con 9,5 milioni di euro. «Da quando abbiamo aperto l'inchiesta i prezzi delle maghe da calcio sono diminuiti e i consumatori possono comprarle ad un prezzo più vantaggioso», ha detto John Vickers, presidente dell' Office of Fair Trading. Il cartello riguardava i completi a maniche corte e da bambino. Nel 2000 e nel 2001 le società multate vendevano le divise tutte allo stesso prezzo: 57 euro (39,99 sterline) quelli da adulto e 43 euro (29,99 sterline) quelli da bambino. Oggi i prezzi oscillano dai 34 ai 57 euro a seconda del negozio in cui si acquistano le maghe (dai 25 a 43 per quelle da bambino). Un giro d'affari che supera i 300 milioni di euro all'anno. In Inghilterra infatti la stragrande maggioranza dei tifosi va allo stadio con la maglietta della squadra del cuore e i la contraffazione, a differenza dell'Italia, praticamente non esiste a causa di leggi molto severe contro chi si appropria di un marchio altrui. Una sentenza della Corte di giustizia europea (C-206/01) ha tra l'altro sancito il diritto, su richiesta proprio di un club inglese (l'Arsenal), di bloccare le vendite di prodotti non autorizzati con il marchio della squadra, da parte di bancarelle vicino lo stadio. In Italia invece è ancora tutto permesso e fuori dagli stadi si possono comprare le maghe di Totti, Del Piero 8- C taroccate senza andare nemmeno troppo per il sottile. Forse una legge più severa contro le contraffazioni abbasserebbe i prezzi che anche da noi sono folli (fino a 90 euro per la casacca nerazzurra dell'Inter). I red devils hanno comunque già annunciato che presenteranno ricorso. La battaglia legale si annuncia dura. Il Manchester ha comunque di che consolarsi. Dallo scorso anno ha abbandonato la Umbro e ha sottoscritto un contratto di 13 anni con la Nike acchiappatutto. Se i tifosi sono disperati per la dipartita di David Beckham alla volta del Real Madrid, non migliore deve essere l'umore dei dirigenti del colosso dello sport americano. Il marchio col baffo infatti garantisce al Manchester 20 milioni di euro all'anno a prescindere dal numero di maghe vendute. E quelle di Beckham, negli ultimi due anni, rappresentavano più della metà del totale. Un po' come se il trainer, il baronetto Ferguson, all'improvviso, si trovasse senza mezza squadra. Accusati di aver formato un cartello per tenere alti i prezzi delle divise Condannati a pagare 30 milioni di sterline

Luoghi citati: Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, Madrid, Manchester