HARRY Il principe cowboy contro i paparazzi di Fabio Galvano

HARRY Il principe cowboy contro i paparazzi NEL SUO ANNO SABBATICO IN AUSTRALIA I FOTOGRAFI NON RISPETTANO I/ACCORDO PER LA PRIVACY HARRY Il principe cowboy contro i paparazzi personaggio Fabio Galvano inviato a tONDRA DICIANNOVE anni, alto e bello, forse con la sventura di assomigliare più all'amante di sua madre che a suo padre, ma tutto sommato quello che si direbbe uno nato con la camicia e che molte mamme, pensando alle loro figlie, definirebbero un buon partito. Eppure non riesce neppure a fare il bovaro. Harry Windsor, secondogenito di Carlo e Diana e quindi terzo in linea di successione al trono di nonna Elisabetta, fino a poche settimane fa si riteneva un giovane fortunato. Ora non più. Il principino aveva terminato gli (odiati) studi al collegio di Eton, il più rinomato d'Inghilterra, e si preparava con grande sollievo al suo «gap year», l'anno sabbatico che i giovani inglesi tanto amano per superare le fatiche degli studi liceali in attesa dell'università. Si preparava, anzi, a una bella avventura: ad alcuni mesi in Australia, vecchia colonia britannica di galeotti e forzati trasformata da quelle pellacce e da milioni di poveri emigrati da ogni parte del mondo in uno dei paradisi oltre che potenza economica del mondo d'oggi. Poi ci hanno messo lo zampino i fotografi della cara vecchia Inghilterra, che nel 1995 avevano sottoscritto un accordo con Buckingham T?a\actv. cpxéVVo di AascVare Va pace i prtncipmi, a scuota e all'università, in cambio di «sessioni fotografiche» organizzate e garantite dalla real casa. Ora che Harry è in Australia, dicono, il patto non regge più. E sono tutti alle sue calcagna. Tanto che Harry, poveretto, non è ancora riuscito a fare il suo lavoro. Lavoro? Bè, una busta la riceve: 212,63 dollari australiani la settimana, circa 130 euro; la paga, appunto, del jackaroo, il cowboy d'Australia. Sì, insomma, il bovaro. Incassa, ma quei soldi non se li guadagna: perché con elicotteri, teleobiettivi e ogni altro mezzo messo a disposizione dalle moderne tecniche digital-fotografiche i paparazzi non gli ha finora consentito di uscire all'aperto. Le sue foto allo zoo di Sydney, dove era comparso il giorno dopo l'arrivo - volo di linea British Airways, seppure in prima classe - ancora un po' rimbecillito dalla maledizione dei fusi orari, sono andate a ruba. Lui con in braccio l'immancabile koala, a contatto con un cucciolo di canguro - joey, lo chiamano laggiù - o che fa finta di essere punto dagli aculei dell'echidna, un marsupiale australiano simile all'istrice, sono apparse sui giornali di mezzo mondo e hanno fruttato decorosi diritti ai loro autori. E allora i re de\\o scatto sì sono gettati, alla ricerca del tovaro Harry. Si dice che la prima foto di quel genere possa valere un milione di euro. «Quello che vuole è imparare il lavoro del jackaroo», chiede da Londra Colleen Harris, addetta stampa del principe Carlo, quasi che il futuro non abbia altro in serbo per il real rampollo: «Non vuole trascorrere il tempo evitando i fotografi. Per piacere, rispettate la sua privacy. Rinunciate a questa caccia». Macché. E' stato un invito a nozze, l'assedio si è fatto più pressante. «Se la situazione non migliora c'è il rischio che ce lo portino via», suggerisce allarmata la stampa australiana. «Non abbiamo intenzione di fargli accorciare la visita», rassicurano da Londra. Ma poi aggiungono: «Perora». «Perpietà, lasciate in pace quel poveret- to», implora Peter Beattie. Beattie è forse la parte più interessata nella vicenda. E' il primo ministro del Queensland, uno degli Stati che formano l'Australia. Ed è nel Queensland che attualmente si trova quel bovaro col sangue blu: una pubblicità, dicono da quelle parti, che «vale più di un milione di sterline». Non è un caso se Harry è finito in quell'angolo sperduto del mondo. Suo fratello William, nel «gap year», era andato, tre anni fa, in Patagonia: a costruire rifugi ai margini della foresta per i bambini poveri, a spaccar legna, a inse¬ gnare inglese in un villaggio, con un gruppo di volontari soprattutto inglesi. L'esperienza, umana e mediatica, era stata eccellente. E ricordando il successo che suo padre Carlo aveva avuto in Australia nel 1966, prima preso di mira da schiere di belle ragazze in bikini sulle spiagge attorno a Sydney, poi corteggiato dai media nei mesi trascorsi nel collegio di Timbertop, qualcuno - forse lo stesso Carlo - ha pensato di ripetere l'esperimento con Harry. Ma con qualche cautela. Harry, diciamolo pure, non è il più facile dei ragazzi. La morte di mamma Diana, che per lui stravedeva, può avere avuto un peso decisivo. Fatto è che in questi ultimi tempi si è rivelato un po' discolo, sicuramente «difficile». Due anni fa si era saputo, con grande scandalo dell'Inghilterra monarchica, delle sue simpatie per alcol e spinelli, dei festini con dubbi amici e fascinose nonché disponibili amichette nei sotterranei della regia dimora di Highgrove quando non c'erano papà e fratello a controllarlo, delle sue intemperanze - dovute forse alla troppa birra - in un pub della campagna inglese. Carlo era intervenuto con la leggerezza di una mazza, e Harry era finito in un centro di rieducazione. Ma ne era sùbito uscito: doveva anche frequentare la scuola. Già, la scuola: un altro momento dolente della sua giovane esistenza. Agli esami di maturità, infatti, Harry ha avuto i peggiori voti dell'intero collegio di Eton. All'annuncio del rettore che un solo studente era passato con il minimo dei voti, tutti i ragazzi sono scoppiati in una fragorósa risata. Sapevano che poteva trattarsi soltanto di Harry, il somaro - si fa per dire - della classe. William era andato decisamente meglio, i voti gli erano serviti per essere accettato a frequentare i corsi della prestigiosa università scozzese di St. Andrews, mentre Harry aveva già capito di non essere tagliato per lo studio e di preferire invece l'accademia militare di Sandhurst (dove, detto per inciso, ha avuto ottimi voti alle selezioni d'iscrizione). Un po' ribelle, un po' discolo, Harry non poteva essere mandato in Australia senza qualche cautela. Il Queensland è grande; e immenso - 16 mila ettari - è il ranch di Noel Hill e di sua moglie Annie. Ma la scelta non è stata fatta a caso: Noel è figlio di una «stella» del polo, Sinclair Hill, che fu maestro di Carlo in quello sport; Annie era amica intima di Diana. I conti tornano: bovaro sì, ma amico del padrone; oltretutto fra i cavalli, anche quelli da polo. Dove i conti non tornano è in ciò che riguarda la sicurezza del giovane principe. Molti australiani sono inorriditi nell'apprendere che la metà dei costi della sorveglianza speciale circa 360 mila euro, da qui a Natale - saranno a spese del contribuente. E vagliela a raccontare che è una splendida occasione pubblicitaria, per il Paese che ha ancora Elisabetta come regina, avere in casa il nipote della sovrana. D'altra parte la «security», con i tempi che corrono, è essenziale: pare che ci siano dodici agenti a tempo pieno, più il personale venuto da Londra, per garantire l'incolumità del principe: il quale darà non pochi grattacapi quando, come tifoso, vorrà assistere nei prossimi giorni alle partite della Coppa del Mondo di rugby. Anche il presidente Bush e il cinese Hu Jintao sono attesi nelle prossime settimane in terra d'Australia; ma è per Harry che tutti si preoccupano. Tutti, paradossalmente, tranne i repubblicani, che proprio in spregio alla monarchia dicono: «Faccia quello che vuole: si diverta, se lo lasciano». Harry ai tempi di Eton: qui tifa per la squadra del cuore Il principe Harry nello zoo di Sydney, con in braccio l'immancabile koala. E' una delle foto ufficiali, scattate subito dopo il suo arrivo in Australia, in cambio della privacy